idrovìa

sf. [sec. XX; idro-+via, sul modello di ferrovia]. Insieme di canali, laghi, bacini artificiali, tratti di corsi d'acqua navigabil, costituente una rete infrastrutturale di comunicazione e di interscambio. L'idrovia può presentarsi come una via isolata di penetrazione da uno scalo marittimo verso l'interno o verso un altro scalo marittimo, mettendo in comunicazione due mari, o come un sistema autonomo regionale collegante i centri più importanti. Le idrovie sono soggette a regolamentazioni internazionali che ne determinano le caratteristiche tecniche (curve di raggio superiore a 500 m; area liquida della sezione pari a 4-5 volte la sezione maestra dei maggiori natanti che possono percorrerla; ponti non costituenti ostacolo; velocità della corrente limitata; ecc.) e di uso (Statuto di Barcellona del 20 aprile 1920 sul regime delle vie d'acqua di interesse internazionale relativo alle condizioni dei canali laterali e accessori dei cosiddetti fiumi internazionali). Opere accessorie alle idrovie sono: porti e darsene attrezzati per l'ormeggio dei natanti, il carico, lo scarico e lo stoccaggio delle merci; dighe a paratoie e canali di derivazione per il controllo e la regolamentazione del regime idrico (velocità e portata); conche di navigazione per il collegamento di tratti di idrovie aventi quote altimetriche diverse. Le reti idroviarie si sono sviluppate soprattutto in quei Paesi dove grandi pianure sono solcate da fiumi navigabili: della Cina (109.300 km), del Brasile (52.000 km), della Repubblica democratica del Congo (16.400 km), degli USA (20.573 km, di cui 3058 rappresentati dall'idrovia San Lorenzo-Grandi Laghi), dell'India (9500 km). In Europa, dopo quella della Russia europea, la maggiore rete idroviaria è quella francese (6252 km), seguita da quelle dei Paesi Bassi (5016 km), della Germania (4511 km) e della Polonia (3997 km). In Italia le idrovie si sviluppano nella Pianura Padana fino al Tagliamento per complessivi 1366 km.