fuòco
IndiceLessico
(popolare fòco), sm. (pl. -chi) [sec. XII; lat. focus].
1) Insieme degli effetti termici e luminosi della combustione che si manifestano attraverso le fiamme: fuoco di legna, di carbone; accendere, attizzare, spegnere il fuoco; dar fuoco a una cosa, comunicarle la fiamma, bruciarla; andare a fuoco, bruciare; prendere fuoco, cominciare a bruciare, accendersi; fig., arrabbiarsi, adirarsi; cuocere una vivanda a fuoco lento, su una fiamma non troppo intensa; fuoco vivo, fiamma molto forte; fuoco di paglia, che dura poco; fig., entusiasmo, passione molto intensa ma di breve durata; a fuoco, per mezzo del fuoco, del calore: lavorare il ferro a fuoco; verniciare a fuoco; bollare a fuoco, imprimere un marchio con ferro rovente; fig., colpire d'infamia; scherzare col fuoco, fig., affrontare con leggerezza cose o situazioni importanti e pericolose; prova del fuoco, presso i popoli primitivi e nell'Europa medievale, uno dei giudizi di Dio, consistente nel far camminare l'imputato attraverso il fuoco; in senso fig., prova decisiva; benedizione del fuoco, nella Chiesa cattolica una parte della funzione del Sabato Santo, nella quale viene benedetto il fuoco con cui sono accese le candele dell'altare; condannare al fuoco, al rogo; mettere una mano sul fuoco per qualcuno o qualche cosa, fig., sostenere con certezza assoluta le sue buone qualità; buttarsi nel fuoco per qualcuno, fig., essere disposto a tutto per lui; soffiare sul fuoco, metter legna al fuoco, fig., fomentare discordie o passioni già vive; il fuoco eterno, l'inferno. In alcuni giochi, si usa la parola fuoco per indicare vicinanza di una persona all'oggetto nascosto che deve ritrovare. In particolare: A) fuochi d'artificio o fuochi artificiali (o solo fuochi), miscela di varie sostanze, compresse entro un contenitore (cartoccio), che, bruciando, produce effetti luminosi spettacolari; anche l'effetto prodotto. L'attività di sparo, accensione o lancio di fuochi di artificio è soggetta a licenza dell'autorità di Pubblica Sicurezza, pena l'ammenda. B) Fuoco fatuo, fiammella che appare a volta di notte nei cimiteri e nelle paludi. C) Fuoco di Sant'Elmo, meteora luminosa a forma di fiammella, ventaglio, pennacchio, velo, ecc., che si osserva sui pennoni delle navi, sulle punte dei parafulmini, su asperità rocciose o comunque su oggetti puntiformi o a piccolo raggio di curvatura, interessati da intensi campi elettrici a causa di manifestazioni temporalesche. L'effluvio elettrico è soprattutto evidente di notte. Il nome di fuoco di Sant'Elmo fu dato nel Medioevo da marinai e pescatori del Mediterraneo che si rivolgevano al loro santo protettore (Sant' Erasmo, di cui Elmo è il diminutivo), quando il mare era in tempesta, vedendo poi nella luminosità che appariva sui pennoni delle navi (di cui non conoscevano l'origine elettrica) un segno divino di risposta alle loro preghiere. D) In geologia,eterno, sinonimo di fontana ardente.
2) Per estensione, incendio: colline distrutte dal fuoco; i vigili del fuoco, i pompieri; al fuoco!, grido con cui si cerca di far accorrere gente in caso di incendio; mettere a ferro e fuoco, a fuoco e fiamme una città, una zona, devastarla, incendiarla. § In particolare, nell'industria mineraria si dice dell'incendio che nelle miniere di carbone, zolfo, solfuri, si sviluppa nel giacimento o nelle ripiene, in genere per autocombustione. I fuochi sono assai pericolosi per i gas irrespirabili che ne derivano e che invadono i cantieri di lavoro. Per spegnere i fuochi, si impedisce l'afflusso d'aria verso la zona incendiata, chiudendo gallerie e pozzi con muri e con ripiene e modificando i circuiti di ventilazione della miniera.
3) La fiamma accesa nel focolare, nella stufa; fornello bruciatore di una cucina a gas, a carbone e simili; anche il focolare stesso: mettere la pentola sul fuoco; una cucina a quattro fuochi; raccogliersi intorno al fuoco; mettere troppa carne al fuoco, fig., occuparsi contemporaneamente di troppe cose.
4) Fig., calore intenso provocato da febbre, eccitazione, ecc.; sete insopportabile, arsura; vivo ardore, entusiasmo: ho il fuoco nella testa; il sacro fuoco del dovere; avere il fuoco addosso, nelle vene, di persona molto vivace, piena di energia, irrequieta; di fuoco, ardente, infuocato: sguardo, temperamento di fuoco; colore di fuoco, rosso acceso; occhi di fuoco, molto vivaci, lampeggianti; parole di fuoco, che turbano, violente, terribili, minacciose; farsi, diventare di fuoco, arrossire violentemente; per estensione, adirarsi; far fuoco e fiamme, sbraitare, strepitare, anche fare di tutto per raggiungere uno scopo. § In particolare, fuoco di Sant'Antonio, nome popolare dell'erpete zoster.
5) L'esplosione della polvere da sparo; lo sparo stesso. In particolare, insieme al movimento, elemento fondamentale della manovra in campo tattico, realizzato dalla fanteria con le sue armi, individuali e di reparto, e dall'artiglieria (terrestre e navale) con le bocche da fuoco: il fuoco dell'artiglieria; aprire il fuoco, cominciare a sparare, dare inizio al combattimento; cessare il fuoco, finire di sparare, porre termine al combattimento; trovarsi sotto il fuoco, sotto il tiro del nemico; arma da fuoco, ogni arma che lancia proiettili mediante la forza propellente di un esplosivo; fuoco greco, miscela incendiaria costituita da salnitro, zolfo, oli minerali o pece, che veniva utilizzata come arma offensiva dalle flotte da guerra bizantine; far fuoco, sparare; fuoco!, ordine con cui si comanda di sparare; dare fuoco alle polveri, provocarne l'esplosione, e fig., provocare una sollevazione, un tumulto; trovarsi tra due fuochi, tra due nemici ugualmente pericolosi, fra due gravi difficoltà.
6) In ottica, fuoco di una lente concava, o fuoco di uno specchio concavo, è il punto dell'asse ottico in cui convergono tutti i raggi luminosi di un fascio incidente sulla lente o sullo specchio parallelamente all'asse. Il termine deriva dal fatto che in quel punto si concentrano l'energia termica e luminosa del fascio. È detto altresì fuoco il punto in cui convergono i prolungamenti dei suddetti raggi nelle lenti e negli specchi convessi; è generalizzato a tutti i sistemi ottici centrati; mettere a fuoco uno strumento ottico (macchina fotografica, microscopio, cannocchiale, ecc.), regolarne i corrispondenti sistemi ottici in modo da ottenere, in piani ben determinati, immagini nitide degli oggetti osservati. In senso fig., chiarire, puntualizzare: mettere a fuoco il problema, alcuni punti della questione.
7) Per analogia con il fuoco dei sistemi ottici riflettenti: A) in acustica, fuoco sonoro, zona di massima concentrazione di energia sonora riflessa da uno specchio riflettente parabolico. B) In aerodinamica, polo di riferimento che permette di definire il momento aerodinamico longitudinale del profilo dell'ala del velivolo mediante un coefficiente di momento il cui valore è costante al variare dell'incidenza, e quindi del coefficiente di portanza. I profili alari hanno il fuoco (denominato anche centro aerodinamico) situato approssimativamente al primo quarto della loro corda, mentre nel caso di un velivolo il fuoco coincide con la posizione limite arretrata che il baricentro dell'aereo può assumere, superata la quale insorgono fenomeni di instabilità statica longitudinale a comandi bloccati. C) In elettrotecnica, fuoco o messa a fuoco, organo di comando di cui sono dotati gli oscilloscopi e i televisori che permette la focalizzazione del pennello elettronico in modo che esplori lo schermo generando una traccia il più possibile sottile e uniforme. D) In matematica, per i fuochi di una conica, vedi conica. E) In sismologia, fuoco sismico, sinonimo di ipocentro.
Filosofia
Per Eraclito il fuoco è la sostanza del mondo, dotata d'intelligenza; i pitagorici parlano di un fuoco centrale che plasma l'universo; Empedocle lo considera uno dei quattro elementi del mondo, teoria accettata da Aristotele e in auge poi per molto tempo, relativamente al mondo sublunare. Per gli stoici infine c'è un fuoco come spirito vitale, che è Dio stesso, e un fuoco come elemento del mondo.
Etnologia e simbologia
L'uso del fuoco è assai antico: venne utilizzato sia per cuocere cibi, sia per riscaldamento, sia per difesa fin dai tempi del Sinantropo: la sua scoperta ha dato origine a numerosi miti (per esempio, quello di Prometeo) e ha favorito la supremazia degli Ominidi sugli altri animali. La cura del fuoco è stata, fin dai tempi più antichi, uno dei compiti primi dei gruppi umani, che allo scopo adottarono accorgimenti vari (per esempio trasporto delle braci da parte dei pastori nomadi asiatici entro cesti foderati in argilla) e lo assegnarono ad apposite persone; cure particolari dedicano al fuoco ancora oggi quelle genti per le quali è spesso difficile produrlo (per esempio i Boscimani). I metodi per produrre il fuoco, quasi tutti di remota origine, sono vari ma possono ricondursi a due tipi principali: meccanico e fisico. Tra i primi vi sono la frizione o confricazione, consistente nello sfregare un legnetto duro contro un legno più tenero fino a generare il calore necessario a produrre la fiamma, e la percussione, consistente nel battere una selce piromaca fino a far scaturire una scintilla che provocherà l'incendio di paglia o sterpi già predisposti allo scopo (esca). Tra i secondi, oltre all'uso moderno di fiammiferi e accenditori, vi sono le tecniche basate sulla riflessione dei raggi solari: facendoli convergere, mediante uno specchio, sull'esca già preparata producono il calore necessario alla combustione. § In varie religioni, credenze e usi folclorici il fuoco è un elemento essenziale come, per esempio, in cerimonie compiute per propiziare la presenza e il benefico calore del Sole (Mannhardt), o perché sentito come agente di purificazione e quindi di protezione contro gli influssi malefici (Westermarck). In alcune religioni il culto del fuoco è collegato al focolare domestico o a un tempio avente la funzione di focolare della città (il tempio di Vesta a Roma); fra le più importanti divinità collegate al fuoco in India è Agni, dio del fuoco sacrificale. Nell'antica religione iranica, continuata dal parsismo, Ātar è il simbolo vivente del fuoco, che è venerato come forma terrena della luce celeste (altari e santuari del fuoco) e tenuto lontano da ogni contaminazione, da cui il divieto di bruciare i cadaveri.