Boscìmani

Indice

Lessico

(olandese bosjesman, gente della boscaglia). Termine di origine dotta usato per indicare i San, una delle popolazioni più arcaiche dell'Africa, fra le più antiche del mondo, che un tempo dovette popolare gran parte dell'Africa e in epoca più recente si trovava stanziata in tutta l'Africa meridionale.

Antropologia

L'origine dei Boscimani è ancora discussa: secondo alcuni studiosi rappresentano il tipo moderno (capoidi) della linea evolutiva degli uomini preistorici di Ternifine e di Tangeri; secondo altri derivano direttamente dal tipo umano paleolitico di Fish-Hoeck (Repubblica Sudafricana). Sono caratterizzati da statura bassa (156 cm), steatopigia accentuata; corpo piccolo, magro, con arti ed estremità sottili, pelle chiara, di una tinta giallastra, caratteristicamente priva del grasso sottocutaneo e quindi facilmente rugosa (gerontodermia); capelli corti, neri, ricciuti al massimo (si riuniscono in batuffoli per cui vengono indicati col nome di capelli a grano di pepe), cranio piuttosto allungato (dolicomesocefalia), volta cranica bassa e tipico profilo posteriore poligonale; faccia piatta, con occhi allungati, rima palpebrale stretta, presenza qualche volta di plica mongolica e più frequentemente di una plica all'angolo esterno (plica ottentotta); naso largo e piatto (platirrino), bocca tumida, orecchio con il padiglione caratteristicamente accartocciato e mancante del lobulo; anche la posizione e la forma delle mammelle e alcuni caratteri dei genitali esterni femminili e maschili sono tipici (orizzontalità del pene, longininfia). I Boscimani puri sono ridotti a meno di 15.000 individui (in gran parte rappresentati dal gruppo Kung) in prevalenza stanziati nella regione di Nyae Nyae, ai confini tra Botswana e Namibia (il nome di quest'ultimo Paese deriva da quello dei Namib, un gruppo in gran parte fuso con le genti bantu); molto più numerose sono le genti ibridate con i Negroidi (ca. 150.000) che hanno abbandonato gli antichi costumi e prestano la loro opera quali pastori o braccianti per i contadini bantu e bianchi in Namibia orientale, Botswana occidentale e Angola sud-orientale. I pochi superstiti ancora puri dei gruppi originali vivono in aree di rifugio sparsi in una vasta regione che va dall'Orange al Cunene meridionale e, a E, fino alle paludi del Kwando e dell'Okavango e al Kalahari centrale. Suddivisi in piccoli gruppi o in orde plurifamiliari vivono, assai miseramente e in zone inospitali, di raccolta e caccia allo stato nomade, seguendo tecniche e sistemi uguali a quelli che, probabilmente, seguivano le popolazioni della preistoria. L'arma principale dei Boscimani è l'arco semplice a sezione tonda con frecce avvelenate a testa mobile in osso (anche in ferro); l'unico animale domestico che conoscono è il cane, con il quale vivono in una sorta di commensalismo e che utilizzano poco per la caccia essendo i Boscimani perfetti conoscitori delle abitudini di tutti gli animali del proprio habitat. La caccia è l'occupazione principale dell'uomo che, tuttavia, non trascura la raccolta, della quale s'incaricano più specificamente le donne e i ragazzi, e che è praticata con l'ausilio di un bastone da scavo (kibi). Dato il nomadismo, i Boscimani erigono campi provvisori formati da semplici ripari unifamiliari di rami e frasche, talvolta disposti in modo da assumere l'aspetto di una capanna ad alveare. Sono organizzati in famiglie esogamiche patrilineari; il matrimonio segue la norma uxorilocale; prevale la famiglia nucleare e l'uomo deve lavorare per i suoceri almeno fino alla nascita del primo figlio. In genere, ogni famiglia vive isolata dalle altre in un territorio assegnato di volta in volta dal gruppo di appartenenza; più famiglie, per un complesso mai superiore alle 50 unità, costituiscono un'orda distinta da un nome proprio; più orde possono costituire una sorta di tribù (più propriamente “frazione”) che può giungere ad avere anche qualche migliaio di componenti: orde e frazioni non hanno capi né struttura politica; gli anziani godono di una certa autorità, limitata però alle funzioni di capocaccia o alla scelta del luogo dove accamparsi. Rigide sono le loro regole morali: dalla proibizione di parlare, incontrare e guardare la suocera, all'evitare di guardare in faccia il suocero, alla condanna a morte per l'adulterio e l'incesto, ai severi riti d'iniziazione per i ragazzi (maschi e femmine), all'uccisione dei gemelli e dei neonati deformi. L'uccisione dei gemelli consegue le credenze religiose dei Boscimani che credono l'uomo costituito da due corpi: quello invisibile, alla morte, migra in cielo, l'altro dimora nella tomba ma può mutarsi in animale; questo dualismo si riscontra nel loro pantheon dove le principali divinità sono il signore dei morti, il malefico Gauab, e il signore dei vivi, il benefico Kang (o Kaggen). Complesse e significative le danze rituali che, insieme con il ricco patrimonio di miti e leggende, sono oggetto di accurati studi per l'indagine sull'origine, l'evoluzione e la storia di questo popolo.

Arte

Degna di nota è l'arte dei Boscimani ai quali è attribuita almeno la più recente produzione di arte rupestre del Sudafrica: nelle scene dipinte o incise i cacciatori boscimani, rappresentati con le loro peculiari caratteristiche fisiche (steatopigia), appaiono armati di archi, intenti a predare gli armenti dei gruppi bantu. Anche se taluni autori restano fermamente convinti che l'intera produzione rupestre sudafricana (forse comprensibile in un arco di tempo di 7-5000 anni) sia da assegnare ai Boscimani, la mancanza di una produzione recente ha fatto sì che sussistano dubbi circa l'attendibilità di tale attribuzione.

Bibliografia

R. Bosi, I Boscimani del Kalahari, Milano, 1961; A. De Almeida, Contribution à l'étude de l'ascendance des bochimans khum, Roma, 1975.

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