(Tetä Paraguáype). Stato dell'America Meridionale (406.752 km²). Capitale: Asunción. Divisione amministrativa: dipartimenti (18). Popolazione: 6.230.000 ab. (stima 2008). Lingua: guaraní e spagnolo (ufficiali). Religione: cattolici 89,6%, protestanti 6,2%, non religiosi/atei 1,1%, altri 3,1%. Unità monetaria: guaranì (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,752 (98° posto). Confini: Bolivia (N), Brasile (E), Argentina (S e W). Membro di: MERCOSUR, OAS, ONU e WTO.

Generalità

Come creazione politica il Paraguay trae la sua origine dai moti d'indipendenza che agli inizi dell'Ottocento scossero i vecchi domini dell'America Latina; esso tuttavia ha stentato, più delle altre repubbliche nate dalla dissoluzione dell'impero coloniale spagnolo, a raggiungere un assestamento definitivo. Posto nel cuore del continente, in un'area dai labili confini naturali, privo di sbocco al mare e di unità geografica se non quella data dal vago legame con il fiume che gli dà nome, il Paraguay si è trovato come compresso tra due vicini troppo potenti, il Brasile e l'Argentina, e per i folli sogni di grandezza dei suoi dittatori è stato coinvolto in lunghe e sanguinose guerre. Tratto caratteristico del Paraguay è la scarsità di popolazione che, unita alla posizione geografica, all'assenza di risorse minerarie e a una produzione nazionale autarchica e agropastorale, ha costretto il Paese in una situazione di cronico sottosviluppo. Nemmeno le manovre macroeconomiche adottate nel Novecento (apertura ai mercati esteri, agevolazioni fiscali per gli investimenti, adesione al mercato comune del Sud) hanno inciso in modo significativo sull'immobilità dell'assetto socioeconomico. Questa staticità ha preservato il Paese da eccessivi squilibri nella distribuzione delle risorse, dall'inurbamento forzato e dalle tensioni sociali; dopo un periodo di crisi negli anni Novanta, i primi anni del sec. XXI hanno visto il Paraguay riprendere nuovamente un cammino di crescita economica che pare più duraturo e costante.

Lo Stato

In base alla Costituzione del 1967, emendata nel 1992, il Paraguay è una Repubblica unitaria di tipo presidenziale con a capo dello Stato il presidente della Repubblica, eletto a suffragio universale diretto con mandato quinquennale; egli è anche capo dell'esecutivo ed esercita il potere con l'ausilio del Consiglio dei ministri. Il potere legislativo è attribuito al Parlamento, formato dalla Camera dei Deputati e dal Senato, i cui membri sono eletti per 5 anni a suffragio universale diretto. Il sistema di diritto in uso è basato su una commistione di codici (francese, argentino, romano); la giustizia, che recepisce le disposizioni internazionali, è amministrata al suo massimo grado dalla Corte Suprema, ma sono presenti anche Corti d'Appello e tribunali di primo grado. La difesa dello Stato è garantita da forze regolari, che comprendono esercito, marina e aviazione; il servizio militare è obbligatorio e si effettua a partire dai 18 anni d'età. La sua durata varia dai 12 ai 24 mesi, a seconda che venga effettuato nell'esercito o nella marina. L'organizzazione scolastica ha radici antiche: l'obbligatorietà dell'insegnamento primario (dai 7 ai 12 anni) venne introdotta nel 1870, quella della scuola secondaria (divisa oggi in due cicli triennali, a partire dai 13 anni d'età) nel 1924, tuttavia la grave carenza di scuole e la parcellizzazione degli insediamenti umani ne hanno reso difficoltoso l'adempimento. Sono presenti anche scuole secondarie di indirizzo tecnico-professionale (triennali) e tecnico-industriali e commerciali, alle quali si accede direttamente dopo le elementari. L'insegnamento superiore è impartito principalmente nell'università nazionale di Asunción (la più antica, fondata nel 1890), nell'Università Cattolica (Asunción, 1960) e in altri istituti. Il tasso di analfabetismo è diminuito dall'inizio del nuovo millennio, per attestarsi, nel 2007, al 5,4%.

Territorio: morfologia

Il territorio paraguayano occupa la sezione settentrionale del grande bassopiano platense che separa gli antichi tavolati del Brasile dal Sudamerica andino. L'elemento geografico più importante del Paese, tanto da dargli appunto il nome, è il Río Paraguay asse vitale sia per le comunicazioni sia per la sua funzione di polo di attrazione umana. Esso divide il Paese in due parti molto nette, geomorfologicamente e antropicamente: a E la sezione che si riallaccia ai massicci brasiliani, e che concentra quasi tutta la popolazione, a W quella che si ricollega al pedemonte andino, semidesertica. La parte vitale del Paese corrisponde al Paraguay orientale, compreso tra il corso del Río Paraguay e quello del Río Paraná, vasto triangolo di basseterre nel quale si spingono le propaggini estreme degli altopiani brasiliani; l'antichissimo zoccolo cristallino dello scudo brasiliano (Archeozoico) emerge in taluni punti, ma in genere è ricoperto da una spessa coltre sedimentaria paleozoica e mesozoica (prevalgono le arenarie triassiche), con espandimenti basaltici cenozoici. Tali appendici montagnose sono movimentate da una tettonica di stile rigido, con fratture, depressioni e horst, pur presentando una morfologia sostanzialmente matura; le dorsali hanno un generale andamento da N a S (Serra de Amambay, Serra de Maracaju, ecc.), le altitudini non sono mai molto elevate e solo in qualche punto superano i 500 m (700 m presso Villarrica, 880 m presso Pedro Juan Caballero). A parte questa sezione montuosa il Paraguay orientale è piatto, con ampie superfici paludose lungo il corso dei fiumi Paraguay e Paraná, alle cui periodiche inondazioni si deve la formazione di estese aree anfibie (esteros). A W del Río Paraguay il territorio si spinge verso il pedemonte andino, comprendendo quindi una vasta sezione del Chaco (Chaco Boreal), ampio tavolato costituito da accumuli sedimentari a carattere continentale (alluvioni e depositi eolici neozoici), la cui altitudine media è ovunque inferiore ai 200 m, interrotti soltanto da alcuni rilievi isolati (Cerro León, 1000 m).

Territorio: idrografia

Le due regioni fisiche, ben definite strutturalmente e morfologicamente, in cui viene diviso comunemente il Paese, acquistano una più precisa identificazione considerando l'idrografia. La parte orientale, racchiusa tra i fiumi Paraguay e Paraná, comprende infatti una fitta rete di corsi d'acqua navigabili, le cui considerevoli portata e costanza di regime sono dovute alle copiose piogge, che tramite il basso corso del Paraná comunicano direttamente con l'Atlantico e rimediano pertanto in grande misura all'assenza nel Paese di sbocchi propri sul mare. Il Paraguay, uno dei maggiori fiumi sudamericani, discendendo dal Mato Grosso (Brasile) attraversa il territorio da N a S per un migliaio di km; si snoda nel Paraguay con corso meandriforme, in un letto ricolmo di alluvioni fangose, fra vaste aree acquitrinose; la sua larghezza varia da 300 a 1000 metri. Riceve numerosi affluenti tra cui soprattutto da sinistra l'Apa, lo Jejui-Guazú, il Tebicuary, e da destra il monte Lindo e il Pilcomayo. Poco a NE di Corrientes tributa nel Paraná, di cui costituisce il massimo affluente. Il Paraná interessa però limitatamente il Paraguay, di cui segna in parte i confini meridionale e orientali (Argentina e Brasile); scorre prevalentemente incassato fra rocce cristalline e arenarie molto resistenti, che incide con un letto profondo interrotto da numerose cascate tra cui quelle di Guaíra (o di Sete Quedas), presso l'omonima città. Nei pressi di Ciudad del Este lo sbarramento del Paraná con la costruzione della diga di Itaipu (il nome significa nella lingua tupí “il masso che canta”) ha determinato a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta del sec. XX la formazione di un grande bacino artificiale. Il corso del fiume si fa più calmo e regolare solo nella parte meridionale del Paraguay, dove appunto riceve il Paraguay (a Encarnación è già largo 1500 m). Nella sezione occidentale, dove assai più scarse sono le piogge, la rete idrografica è invece appena accennata: i corsi d'acqua si dirigono verso SE seguendo la pendenza generale del territorio e molti si esauriscono addirittura nei permeabili depositi del bassopiano, senza arrivare al mare. Unico importante fiume è il menzionato Pilcomayo che peraltro è piuttosto marginale, segnando per lungo tratto il confine tra Paraguay e Argentina; nato dalle Ande, esso attraversa con corso lento la pianura del Chaco, e nelle zone più basse il suo letto si perde in vaste aree acquitrinose ingombre di vegetazione, che ne ostacolano la navigazione.

Territorio: clima

La posizione astronomica e il moderato influsso dei venti provenienti dall'anticiclone subatlantico, unitamente all'azione delle masse d'aria più fresca affluenti da S, conferiscono al Paese – attraversato dal Tropico del Capricorno – un clima di tipo subtropicale, che domina in maniera quasi uniforme su tutto il territorio, benché variazioni progressive si registrino sia da N a S (soprattutto per le temperature), sia da E a W (in specie per le precipitazioni). Le temperature non sono in media molto elevate (Asunción: 25-26 ºC); si possono tuttavia registrare, a causa del carattere continentale del Paese, escursioni termiche notevoli sia stagionali sia giornaliere, con massimi anche superiori ai 40 ºC e minimi eccezionalmente al di sotto di 0 ºC. Le precipitazioni sono portate dalle masse d'aria atlantiche durante i mesi dell'estate australe, da ottobre ad aprile, mentre durante i mesi invernali si fanno sentire prevalentemente le masse d'aria collegate all'espansione del fronte polare antartico, responsabili di cieli sereni, ma spesso accompagnate da venti freddi e violenti (pamperos). Nella sezione sudorientale del Paese cadono annualmente 1000-1400 mm di pioggia, valori che diminuiscono progressivamente verso NW, fino a raggiungere i 500 mm e ancor meno nel Chaco, regione perennemente semiarida.

Territorio: geografia umana. Il popolamento

La maggior parte della popolazione india del Paraguay all'epoca della conquista spagnola era rappresentata da gruppi guaraní che vivevano essenzialmente di agricoltura itinerante; essi accolsero senza inimicizia i primi europei che vennero a stabilirsi nelle loro fertili terre, ma l'istituzione delle encomiendas, dove gli indigeni lavoravano quasi in stato di schiavitù, e il reclutamento forzato ebbero su di loro conseguenze disastrose. In questo quadro si inserisce l'azione dei gesuiti, che trovarono nel Paraguay il luogo ideale per realizzare i loro programmi di incivilimento e di salvaguardia degli indios. Asunción, fondata nel 1537 sul Río Paraguay, già agli inizi del sec. XVII era un vivace centro di colonizzazione e di qui prese via l'opera missionaria dei gesuiti, che istituirono le reducciones, villaggi comunitari dove non esisteva la proprietà privata, e ogni famiglia aveva la sua dimora in usufrutto e tutti i membri lavoravano per il benessere della comunità. Le reducciones, divenute ca. una trentina, nel giro di un secolo riuscirono a raggiungere un efficiente grado di organizzazione. Esse furono certamente una delle più singolari creazioni della civiltà europea nelle terre di colonizzazione: una forma di acculturazione pur sempre, ma su principi egualitari e di giustizia sociale, sicuramente i più lontani da quelli cui si ispirava la conquista predatoria iberica che, proprio allora, registrava in America le sue massime manifestazioni. Nel 1767 la soppressione della compagnia dei gesuiti ebbe pertanto gravi ripercussioni sulla vita del Paese: le reducciones, che andavano contro gli interessi degli encomenderos appoggiati dalla Spagna, vennero distrutte e molti indigeni furono ridotti in schiavitù o cercarono scampo nelle foreste, dove tuttora vivono. Il Paese, passato in mano alle oligarchie creole e guidato da intraprendenti dittatori, conobbe successivamente momenti di prosperità, ma intorno alla metà dell'Ottocento, in un'epoca in cui emergevano le prime entità nazionali con i loro interessi, le loro ambizioni, i loro confini da salvaguardare, il Paraguay fu gettato dagli spropositati sogni di grandezza dei suoi dittatori in due guerre sanguinose che lo lasciarono stremato e decimato. Prima della guerra del 1865-70 contro Argentina, Brasile e Uruguay la popolazione era di ca. 525.000 ab., alla fine della guerra era di 221.000 individui, quasi tutti vecchi, donne, bambini. Altri uomini furono persi nella guerra (1932-35) contro la Bolivia per il possesso del Chaco, dove sembrava abbondasse petrolio: il Paraguay si ingrandì a spese della Bolivia, ma non vi erano ricchezze minerarie nel territorio conquistato. A partire dal XX secolo la popolazione ha preso a crescere con ritmi elevati, raddoppiando nel corso della prima metà del Novecento e oltre, se si considera che i 650.451 ab. del 1914 erano diventati oltre 1,3 milioni nel 1950 e 2,4 milioni nel 1970. Al popolamento del Paraguay poco ha contribuito il fattore immigratorio; l'immigrazione infatti, specie se confrontata con quella degli altri Stati latino-americani, è sempre stata limitata (ha interessato soprattutto tedeschi, italiani e giapponesi, oltre naturalmente agli spagnoli: un posto a sé occupano i mennoniti, setta protestante fondata nei Paesi Bassi), sia per le conseguenze stesse delle guerre, sia per le scarse possibilità offerte da un Paese isolato, estraneo alle correnti più dinamiche dell'economia della regione platense; a partire dagli anni Settanta del Novecento un consistente afflusso di immigrati si è avuto dal Brasile, da dove sono giunti contadini in cerca di terre meno costose, e da alcuni Paesi asiatici. L'emigrazione è sempre stata massiccia, dovuta alle migliori condizioni di lavoro offerte dai Paesi vicini, specialmente l'Argentina dove, già a partire dall'Ottocento, si sono riversati centinaia di migliaia di paraguayani e, più recentemente, l'Europa e gli Stati Uniti. Si calcola che oltre 1 milione di paraguayani viva all'estero. Negli ultimi anni l'incremento demografico ha raggiunto indici elevati (20,1‰ l'incremento naturale nel 2005) grazie agli alti tassi di natalità e ai bassi tassi di mortalità, anche se i dati relativi alla mortalità infantile sono ancora preoccupanti. Per effetto degli alti indici di natalità il Paraguay si presenta come il Paese più giovane dell'America Meridionale: il 35,9% degli abitanti ha meno di 15 anni. Le condizioni di vita di questa fascia di popolazione, specie dei bambini indigeni e di quelli che vivono nelle campagne, sono piuttosto precarie, a causa della malnutrizione e della difficoltà di accesso all'acqua potabile; inoltre, molti di loro sono costretti a lavorare (322.000, secondo i dati dell'UNICEF, nel 2004); si ritiene che la metà dei paraguayani al di sotto dei 18 anni sia da considerare povero. È ancora diffusa inoltre una forma di sfruttamento del lavoro minorile chiamata criadzago: si tratta dell'affidamento di un ragazzo o una ragazza in qualità di domestici a una famiglia di maggiori possibilità economiche in grado di mantenerli. La popolazione è stanziata quasi tutta a E del Río Paraguay.

Territorio: geografia umana. Densità e urbanizzazione

La densità rimane tra le più basse d'America (15 ab./km²). Le zone più popolate sono i distretti agricoli della Región Oriental, compresa tra il Paraguay e le alture orientali; la densità va diminuendo sia verso le regioni forestali settentrionali, sia in quelle verso il corso del Paraná; così nella Región Occidental si ha una densità di 1 ab./km². Densità bassissime si registrano nel Chaco, specie nel dipartimento dell'Alto Paraguay, dove vi sono poche aree colonizzate intorno a vecchie guarnigioni militari. La maggioranza della popolazione è formata da meticciati (86%). Di essi, alcuni gruppi vivono ancora isolati, in condizioni primitive, secondo i costumi originari (lengua, macá, cainguá ecc.), nel Chaco e nelle aree forestali del Paraguay orientale. I meticciamenti più accentuati si hanno nei centri urbani, dove vive anche la maggior parte dei neri, dei creoli e degli europei, che rappresentano il 9,3% del totale. Negli anni Novanta del Novecento le organizzazioni internazionali hanno segnalato la quasi totale scomparsa degli indios ayoreo, abitanti delle foreste del Chaco, causata dalla pressione delle comunità di mennoniti, che praticano l'agricoltura intensiva disboscando varie porzioni di foresta e soprattutto delle multinazionali del legname. Il 41,5% della popolazione è rurale: i villaggi sono poveri, con capanne fatte di adobes, i mattoni di argilla seccati al sole. Caratteristici sono però gli insediamenti fondati dai coloni europei, che vivono in genere del tutto isolati, senza contatti con la popolazione locale, puntigliosamente perpetuando abitudini e costumi ormai scomparsi in Europa, aspetto questo – delle arcaiche sopravvivenze –peculiare del Paraguay. Essi inoltre si concentrano in determinate zone: i tedeschi nell'area di Encarnación, gli italiani a Villeta, poco a S di Asunción, i mennoniti a Filadelfia e in altre località del Chaco (non mancano, oltre a questo, toponimi molto significativi, come Nueva Germania, Puerto Mihanovich ecc.). Particolari sono i villaggi dei mennoniti, regolari nelle loro successioni di abitazioni e rettangoli coltivati, tanto da ricreare una geometria olandese nell'aspra regione del Chaco. L'urbanizzazione è avvenuta gradualmente negli ultimi decenni, dapprima grazie ad apporti immigratori, quindi attraverso i piani di colonizzazione delle aree marginali. Nella prima fase, piccole e antiche città del Paese, quali Concepción, Encarnación e Villarrica unite tramite ferrovia o dalle vie fluviali alla capitale e alle principali città argentine, avevano semplici funzioni di mercato e di servizi; attorno a esse sorsero colonie di agricoltori, per lo più stranieri. All'inizio del Duemila, dopo lo sviluppo della rete viaria e ferroviaria e dell'industria, si sono sviluppati nuovi centri, posti soprattutto lungo il confine con il Brasile, come Pedro Juan Caballero, Hernandarias, Ciudad del Este, sul Paraná presso la confluenza con l'Iguaçu, che è la seconda città del Paraguay. La maggiore città del Paese è la capitale Asunción, che con l'agglomerato urbano assorbe ca. un terzo della popolazione totale. La sua topografia è rimasta quella stabilita all'epoca della conquista spagnola ed è caratterizzata dalla scacchiera regolare delle strade, che degradano verso il porto fluviale. Favorevolmente situata sulla sponda sinistra del Río Paraguay, essa ha sempre avuto un ruolo importante come centro di traffici fluviali e come base di colonizzazione delle regioni interne del bacino platense ed è resa vitale dal fatto di accentrare tutte le principali attività del Paese, economiche, finanziarie, culturali e amministrative. Nel dipartimento Central, a ridosso della capitale, si trovano altri centri popolosi come San Lorenzo, il terzo del Paese nonché città universitaria, Luque, fondata nel XVII secolo e Capiatá. Gli altri centri hanno dimensioni assai modeste; essi rappresentano il fulcro delle zone più colonizzate e popolate nei migliori distretti agricoli o nei centri commerciali situati sulle sponde dei fiumi.

Territorio: ambiente

In rapporto alla varietà delle precipitazioni il manto vegetale assume diversi aspetti: nella parte orientale, più umida, soprattutto nelle zone più elevate o lungo i corsi d'acqua il paesaggio è dominato dalla foresta tropicale, con piante di cedro, mogano, apacho, acajoú, quebracho blanco, palme (tra cui quella detta babassú), l'Ilex paraguayensis, tipico del Paraguay e da cui si ricava la yerba-mate usata per preparare una bevanda lievemente eccitante molto diffusa) e con un fitto sottobosco di liane ed epifite. Nelle pianure la foresta tropicale cede alle savane, sia erbacee (campos limpios) sia arborate (campos cerrados). Graminacee altissime, felci e piante acquatiche, come la grandissima ninfea Victoria cruziana, caratterizzano gli esteros. Nel Chaco predominano invece le distese steppiche – non mancano tuttavia le savane arborate – con piante che ben sopportano la siccità come arbusti spinosi, cactus ecc.; nelle aree più elevate si hanno boschi di quebracho colorado, pregiata essenza dal legno durissimo. Le foreste ricoprono ancora quasi la metà del territorio nazionale (46,5%), parte della grande Foresta Atlantica che, dalla costa brasiliana, attraversava il Paraguay e arrivava al settore nordorientale dell'Argentina. Tuttavia, il fenomeno della deforestazione è allarmante: iniziata nei secoli passati per far posto alle superfici coltivate, è proseguita in maniera incontrollata, causando tra l'altro l'erosione dei suoli. Anche la fauna si differenzia in rapporto alle zone climatiche e alla vegetazione: si trovano giaguari, puma, nandù, guanachi, scimmie, armadilli, tapiri, ocelot, pecari, formichieri, rettili, tra cui caimani e vari serpenti, numerose specie di uccelli compresi pappagalli, parrocchetti, tucani, picchi, ibis, aironi. Le aree protette (6% della superficie del Paese) comprendono 14 parchi nazionali riconosciuti, oltre a riserve biologiche ed ecologiche, e sono gestite dalla SEAM, la Segreteria per l'Ambiente, che ha compiti di coordinamento ed esecuzione dei programmi di salvaguardia del patrimonio ambientale e di educazione. Inoltre, l'UNESCO ha segnalato come Zone umide d'importanza internazionale sei aree paraguayane, per un totale di circa 786.000 ettari, e ha inserito nella propria lista due Riserve della biosfera: il Bosco Mbaracayú (una riserva naturale designata nel 2000 e gestita a livello privato, che racchiude una delle parti rimanenti della Foresta Atlantica e ospita una piccola comunità indigena) ed El Chaco, designata nel 2005, che comprende una larga porzione settentrionale della regione abitata da tre diverse comunità indios, nella quale sono inseriti sei siti protetti a livello nazionale tra parchi nazionali e riserve naturali. Entrambe le riserve sono considerate a rischio per la perdita degli habitat endemici e della biodiversità, a causa del bracconaggio e dello sfruttamento agricolo e zootecnico, che produce una riduzione delle foreste e un aumento dell'inquinamento delle acque e dei suoli dovuto all'uso di sostanze chimiche.

Economia: generalità

Le possibilità di cui dispone il Paraguay sarebbero svariate: il clima subtropicale e i terreni fertili consentono numerose coltivazioni; le foreste hanno essenze pregiate; i ricchi pascoli favoriscono un fiorente allevamento; ingente è il patrimonio idroelettrico; non vi sono, a differenza di tanti altri Stati del Terzo Mondo, problemi di sovrappopolamento. Tuttavia, vari condizionamenti legati soprattutto a ben precise scelte governative, in particolare all'isolamento politico del regime dittatoriale, che per decenni governò il Paraguay, e la chiusura alle spinte innovatrici provenienti dall'estero, hanno determinato un notevole ritardo economico del Paese. È anche vero che la stessa mancanza di sbocchi al mare ha sempre rappresentato un fattore fortemente negativo. In pratica però il potere economico è costantemente rimasto nelle mani delle antiche oligarchie terriere, a scapito di un'emergente classe imprenditoriale, a lungo mortificata nelle proprie aspettative. A partire della metà degli anni Settanta del sec. XX (anche se la struttura produttiva rimase ancora basata essenzialmente sull'agricoltura) l'economia, favorita anche da un periodo di stabilità politica, fu caratterizzata da un forte sviluppo legato soprattutto alla fase di costruzione delle grandi opere idrauliche per la produzione di energia elettrica: il Paraguay, già autosufficiente in campo energetico sin dal 1976 allorché fu ultimata con i finanziamenti del Brasile e dell'Argentina la centrale idroelettrica di Acaray sul fiume Paraná, divenne un importante esportatore di energia elettrica grazie al completamento della colossale diga di Itaipú, situata come quella di Acaray sul fiume Paraná, e destinata ad alimentare una delle più grandi centrali idriche del mondo. Il gigantesco sbarramento venne realizzato insieme al Brasile e vide le prime turbine entrare in funzione nel 1982. La costruzione della diga e in genere la poderosa potenzialità idrica del Paese determinarono, quasi all'improvviso, la “scoperta” da parte del grande capitale internazionale delle possibilità dell'economia paraguayana e i vantaggi derivanti dall'operare massicci investimenti nel Paese; molto rilevante fu infatti l'afflusso di denaro estero, attirato da un boom economico di notevole intensità (tasso d'incremento del prodotto nazionale di oltre il 10% annuo nel quinquennio 1977-81). Questa improvvisa crescita economica comportò, d'altro canto, anche l'incremento di traffici di contrabbando al confine con il Brasile. Durante gli anni Ottanta un periodo di cattivi raccolti, la caduta dei prezzi agricoli e il mancato pagamento da parte del Brasile dell'energia elettrica furono alcune delle cause che portarono alla crisi, provocando un rallentamento nella crescita del PIL e l'aumento dell'inflazione (tasso medio del 22%), della disoccupazione e del debito estero; a ciò si aggiunse, anche per l'effetto di un sostenuto incremento demografico, un notevole calo del livello del PIL pro capite, risalito solo durante anni Novanta (fino a 2000 dollari nel 1997). Negli anni Novanta, sono state introdotte riforme di liberalizzazione dell'economia e si è assistito all'apertura del Paese verso gli investimenti stranieri; contestualmente, si è tentato di risanare la finanza pubblica e di promuovere il commercio con l'estero; tali riforme però non sono riuscite a dare risultati positivi di lunga durata. Il PIL, dopo la flessione alla fine degli anni Novanta, è tornato a salire in modo stabile dal 2003. Nei primi anni del Duemila la crescita è stata buona (PIL di 16.006 ml $ USA nel 2008, PIL di 2.601 $ USA) e il debito estero è diminuito. Nonostante questi segnali di ripresa, lo sviluppo economico del Paese è ancora ostacolato all'inflazione, che continua ad aumentare, dalla carenza di infrastrutture di trasporto e telecomunicazioni, e da una diffusa corruzione. Rimane la situazione di disparità territoriale (gli investimenti industriali e sulle infrastrutture si sono concentrati principalmente nelle regioni più ricche e negli agglomerati urbani) e tra classi sociali: l'ambiente rurale presenta gravi sacche di povertà e di disoccupazione, connesse all'estremo squilibrio strutturale della proprietà fondiaria dominata da pochi latifondisti.

Economia: agricoltura, foreste e allevamento

Le attività primarie – agricoltura e allevamento – sono alla base dell'economia paraguayana: il settore primario occupa infatti il 32,4% della forza lavoro, partecipando per il 24% alla formazione del PIL (2007); l'arativo copre tuttavia appena il 6% della superficie territoriale. Le strutture produttive sono in gran parte arcaiche; predominano il latifondo o la piccola e piccolissima proprietà e in entrambi i casi assai scarso è il grado di meccanizzazione agricola. Le restrizioni che vennero imposte dalla Comunità Economica Europea all'acquisto delle carni paraguayane, una delle fondamentali esportazioni per il Paese sino alla metà degli anni Settanta, indussero il governo a potenziare talune produzioni agricole, come il cotone e la soia, per le quali esiste una forte richiesta sui mercati esteri. Nel complesso l'agricoltura è piuttosto diversificata; essa è rivolta alla produzione sia di generi destinati al consumo interno – specie quelli alimentari –, sia di generi avviati al commercio internazionale (cotone, semi oleaginosi, legname e carne). Le principali colture alimentari sono la manioca, ampiamente diffusa, il mais, presente nella sezione centrale e orientale del Paese, e altri cereali, tra cui il riso, coltivato nelle pianure alluvionali inondabili tra i fiumi Paraguay e Paraná, e il frumento; hanno altresì un ruolo tradizionalmente importante nell'alimentazione locale la patata e i legumi, in particolare i fagioli. Ben rappresentata è la frutticoltura, con prevalenza di agrumi, introdotti dai gesuiti nell'epoca coloniale, le banane e gli ananas; nel distretto di Villarrica si coltiva la vite. Ai fini dell'esportazione prevale la canna da zucchero (coltivata nei dipartimenti di Guairá, Paraguarí e Central), che viene utilizzata principalmente per la fabbricazione di rhum e alcol, il cotone, che ha registrato considerevoli sviluppi; notevole rilievo hanno anche il tabacco, il caffè, la soia e altre oleaginose, tra cui il ricino, il tung, le arachidi, la palma da olio. § Come si è detto, un'altra grande risorsa del Paraguay è data dalle foreste: oltre al legname (nel Paese sono presenti legni pregiati come il noce, il cedro e il mogano), si ricavano il tannino, ottenuto dal quebracho colorado, un particolare legno durissimo e assai pesante, e la yerba mate. § L'allevamento è stato a lungo, come nella vicina Argentina, un fattore essenziale nell'economia del Paese ed è tuttora molto importante; dispone di aree assai vaste (oltre la metà della superficie territoriale nel 2007) e può contare su un patrimonio zootecnico considerevole, specie per quanto riguarda i bovini, i suini e i volatili da cortile. Solo nel Nord si è affermato l'allevamento bovino in grandi e moderne estancias e con razze selezionate; altrove predominano ancora le piccole aziende familiari, dove l'attività zootecnica è in genere praticata con metodi antiquati e poco redditizi.

Economia: industria e risorse minerarie

Quello industriale è da sempre un settore trascurato dell'economia del Paraguay (che rimane uno dei Paesi meno industrializzati dell'America Latina), data la tradizionale opposizione dei grandi proprietari terrieri. Esso partecipa comunque per il 21,4% alla formazione del PIL e occupa il 15,7% della popolazione. Con l'instaurazione di una politica più liberale ha subito una certa diversificazione. La maggior parte dei grandi stabilimenti industriali è situata intorno alla capitale, nel dipartimento Central e nella regione di Asunción. Il settore principale è naturalmente quello alimentare e comprende complessi per la conservazione della carne, raffinerie di zucchero, oleifici, impianti molitori, birrifici, distillerie (rhum, alcol): con la lavorazione del tabacco, esso fornisce un grandissimo contributo alla produzione manifatturiera. Hanno altresì importanza le industrie chimiche, petrolchimiche e tessili, che riguardano soprattutto il cotone; diffuse anche le lavorazioni del legno, della carta, del cuoio e della ceramica e la produzione di cemento e di tannino. Tuttavia, a causa della concorrenza internazionale i prodotti delle industrie paraguayane sono per lo più rivolti al mercato interno. § Le risorse minerarie accertate sono piuttosto scarse, limitate a pochi giacimenti di manganese (a Ibicu), rame (a San Miguel) e ferro; mancano però adeguate prospezioni geologiche, se si eccettuano i sondaggi petroliferi in corso nel Chaco: in attesa di buoni ritrovamenti è stata fondata nel 1981 la compagnia petrolifera statale Petropar. Ad Asunción è attiva una raffineria di petrolio. L'importante disponibilità di risorse idriche (grazie alla diga sul fiume Itaipu e alla centrale sul fiume Acaray) compensa parzialmente la mancanza di minerali energetici e alimenta un'ingente produzione di energia elettrica.

Economia: commercio e comunicazioni

Il commercio interno è poco sviluppato, data la povertà della popolazione, e limitato ad alcuni generi di maggior consumo; abbastanza vivaci sono invece gli scambi con l'estero, ma la bilancia commerciale denuncia un passivo pressoché costante. Si esportano soia e olio di soia, frumento, mais, cotone, canna da zucchero, carne, pellame e cuoio, legname pregiato, cotone, ferro, energia elettrica; vengono per lo più importati macchinari e mezzi di trasporto, beni di consumo, tabacco, prodotti petroliferi, carburanti. Principale partner commerciale è il Brasile, che importa gran parte dell'energia elettrica prodotta a Itaipu; inoltre il Paraguay effettua scambi commerciali con Uruguay, Russia, Argentina, Cile e Germania per quanto riguarda le esportazioni, USA, Argentina e Cina per quanto riguarda le importazioni. La flotta mercantile è molto modesta; gran parte del commercio estero è svolta da navi argentine o di altri Stati. § Un pesante ostacolo a un rapido sviluppo economico del Paraguay deriva dall'insufficiente sistema della viabilità interna che, nonostante i progressi compiuti permane molto carente: manchevole è il settore ferroviario. Se si eccettuano alcuni tronchi a scartamento ridotto, utilizzati soprattutto per il trasporto del legname dal Chaco ai porti fluviali, il Paese dispone solo della linea Asunción-Encarnación di 441 km (da quest'ultima un traghetto sul Paraná raccorda la ferrovia paraguayana con quella argentina a Posadas); modesta è anche la rete stradale (29.500 km di cui 15.045 asfaltati nel 2000): le zone meglio servite sono quelle a E e a S della capitale. Tra le maggiori arterie sono l'Autostrada Panamericana, che da Asunción giunge a Ciudad del Este, dove il ponte “Amicizia” scavalca il Paraná, consentendo le comunicazioni con il Brasile, e la strada attraverso il Chaco, che collega Asunción con la Bolivia. Fondamentali arterie di comunicazione sono ancora quelle fluviali (ca. 3100 km), rappresentate dai corsi del Paraguay, del Paraná e dei loro affluenti; essi congiungono in modo estremamente vantaggioso il Paese con il Río de la Plata e quindi con l'Oceano Atlantico. Il principale porto fluviale è quello di Asunción; seguono quelli di Encarnación, Pilar e Concepción. Nel 1978 fu aperto al traffico un grande ponte sul fiume Paraguay, grazie al quale si sono rese possibili comunicazioni più agevoli tra la sezione occidentale e quella orientale del Paese. Buoni e in continuo sviluppo sono i servizi aerei, specie quelli internazionali; l'aeroporto della capitale, per la sua posizione nel cuore del continente, serve da scalo intermedio per molte linee internazionali e raccorda con voli diretti il Paraguay con vari Paesi americani.

Storia: dalla colonizzazione al conflitto con la Bolivia

Abitato da Indios guaraní, a partire dal 1521 il territorio fu percorso da numerose spedizioni spagnole spinte da voci di favolose ricchezze. Una di queste, diretta da Juan de Salazar, portò il 15 agosto 1537 alla fondazione del forte di Asunción, al centro del territorio guaraní. Domingo Martínez de Irala estese la conquista e si proclamò governatore di Asunción. Per consolidare la loro presenza, gli Spagnoli inviarono altre truppe dal Perú e dall'Argentina. Il Paraguay cominciò in tal modo a seguire le vicende politico-amministrative e socio-economiche delle altre colonie sudamericane. Inserito nel vicereame del Perù, nel sec. XVII ospitò numerose missioni di gesuiti. Questi, gradualmente, istituirono popolose comunità di Indios, osteggiate tuttavia dalle autorità spagnole che vi scorsero un pericolo per la sovranità regia finché, nel 1767, i gesuiti furono espulsi da tutti i territori soggetti al dominio della corona di Spagna. Nel 1776, sotto il regno di Carlo III, fu creato il vicereame del Río de la Plata, con Buenos Aires per capitale: ne fecero parte, oltre all'Argentina, la Banda Oriental (Uruguay), l'Alto Perú o Charcas (Bolivia) e il Paraguay. I fremiti indipendentistici che percorsero tutta l'America Meridionale in seguito all'emancipazione degli Stati Uniti del Nord, all'esplosione del romanticismo in Europa e all'epopea napoleonica, coinvolsero anche il Paraguay. Al punto che, quando in varie città sudamericane, tra il 1810 e il 1811, si costituirono giunte patriottiche in vista del distacco dalla metropoli, Asunción fu una delle più sollecite ad aderire. Ma Buenos Aires, dove nel 1810 era stata proclamata la nascita dello Stato delle Province Unite, non intendeva accettare la perdita del Paraguay: perciò inviò un esercito verso la provincia ribelle, al comando del generale Belgrano. Il 9 marzo 1811 i Paraguayani diedero battaglia a Tacuarí e sconfissero gli Argentini. Il 14 maggio successivo il leader nazionalista José Gaspar Rodriguez de Francia annunciò solennemente l'indipendenza del Paraguay. L'anno seguente si riunì il primo Congresso del nuovo Stato che decise di affidarne i poteri a due consoli. Rodriguez de Francia fu dapprima compartecipe di questa investitura costituzionale; poi, progressivamente, liquidò gli altri capi politici e assunse il titolo di primo console; finalmente rimase solo al comando e si fece chiamare El Supremo. Governò sino all'anno della propria morte (1840). Il Paraguay tornò a essere guidato da una coppia di consoli, Mariano Roque Alfonso e Carlos Antonio López. Quest'ultimo riuscì presto a eliminare il compagno. Anch'egli, come Rodriguez de Francia, fu un dittatore, ma contrariamente a quanto aveva fatto il primo, non chiuse le porte ai contatti con l'estero bensì favorì lo sviluppo di relazioni commerciali e culturali con le nazioni vicine. Inoltre costruì strade, ferrovie, scuole e si sforzò di migliorare le condizioni di vita, oltremodo infelici, degli Indios. Morto Carlos Antonio López nel 1862, gli succedette il figlio Francisco Solano, generale dell'esercito e ministro della Guerra. Ambizioso e intelligente, quest'ultimo si era formato culturalmente in Europa, soprattutto in Francia, alla corte di Napoleone III. Costruì uno Stato forte, bene organizzato, che presto venne a contestare la potenza dei Paesi geograficamente più estesi, quali l'Argentina e il Brasile. In realtà, F. S. López era un nazionalista convinto e aveva individuato dietro i governi di Rio de Janeiro e di Buenos Aires grossi interessi stranieri, che, a suo giudizio, potevano minacciare l'indipendenza economica, e perciò anche politica, delle Repubbliche sudamericane. Questo conflitto sfociò nel 1865 in una guerra: da una parte il Paraguay, dall'altra una triplice alleanza formata da Argentina, Brasile e Uruguay. Lo scontro durò cinque anni e per l'America Latina fu decisivo: infatti si concluse con la sconfitta totale del Paraguay e con l'affermazione, per converso, degli interessi internazionali combattuti da F. S. López. Ma per il Paraguay non fu soltanto un rovescio militare: fu un vero e proprio disastro, che costò rovine e perdite immense. Solano López morì fuggiasco (1870). Asunción e altre città del Paese vennero occupate per alcuni anni da truppe degli Stati vincitori. In quelle condizioni, la ricostruzione del Paraguay sembrò quasi impossibile. Pure, agli inizi del 1871, si trovò l'energia di introdurre una nuova Carta costituzionale e di avviare la marcia del risanamento lungo binari diversi da quelli percorsi da Solano López. Ammaestrata dall'esperienza, la classe dirigente evitò di consegnare il potere a uomini audaci e preferì a essi deboli personalità. In quel lasso di tempo presero corpo pure due partiti politici: il Partito radicale (o liberale) e il partito Colorado: erano entrambi espressioni di ceti dominanti, ma il secondo perseguiva obiettivi più decisamente conservatori. Dopo un lungo periodo di permanenza al governo dei conservatori, all'inizio del nuovo secolo ascesero i liberali. Ma la situazione non mutò fondamentalmente; la vita politica continuava a essere caratterizzata dalle lotte tra i potentati rivali. La prima guerra mondiale e le sue conseguenze accentuarono il fenomeno; tuttavia esplosero anche agitazioni popolari, dovute alle richieste di miglioramenti salariali. In un clima così teso scoppiò nel 1932 il conflitto con la Bolivia per il possesso del Chaco Boreal al quale non furono estranei i contrasti fra le Compagnie straniere operanti nel settore petrolifero. Le ostilità effettive durarono fino al 1935. L'esercito boliviano, addestrato da un generale tedesco, si era gettato nella mischia certo di conseguire una rapida vittoria; ma i Paraguayani seppero resistere con abilità e coraggio. Ne risultò una situazione di stallo che portò all'intervento della Società delle Nazioni. Nel 1938 un arbitrato permise la conclusione della pace: il Paraguay conservò la quasi totalità del Chaco Boreal, la Bolivia ricevette qualche facilitazione di transito per l'accesso all'Atlantico.

Storia: dalla dittatura militare all'instaurazione della democrazia

Anche questo conflitto ebbe effetti determinanti sulla vita interna del Paraguay. Rientrati dal fronte, i soldati e gli ufficiali avvertirono che i loro sacrifici non trovavano contropartita nella condotta dei ceti altolocati: allora si organizzarono in gruppi rivoluzionari e nel 1936, stretti nel Partido de la Reforma (ribattezzato in seguito Partido Febrerista Revolucionario), conquistarono il potere. Presidente della Repubblica fu nominato il colonnello Rafael Franco, che introdusse una riforma agraria e varie leggi per il progresso sociale. I conservatori, però, reagirono duramente. Un anno dopo l'avvento di Franco attuarono un golpe e tornarono al governo. Tentarono di restaurare il vecchio ordine, tuttavia non vi riuscirono completamente e la resistenza popolare li costrinse a modificare i loro piani. Comunque, dopo incerte vicende, nel 1943 poté farsi eleggere capo dello Stato il generale Higinio Morínigo che reintrodusse un sistema dispotico. Questo non lo salvò, nel 1948, da una congiura di palazzo, il cui sbocco fu, il 15 agosto, la trasmissione della suprema carica a Natalicio González, a sua volta defenestrato nel 1949. Dopo altri sussulti, le redini passarono nelle mani di Federico Chaves, altro conservatore. In ogni modo i militari ripresero a complottare e il 5 maggio 1954, con un pronunciamiento, si sbarazzarono anche di Chaves. L'11 luglio seguente imposero l'elezione del generale Alfredo Stroessner alla presidenza della Repubblica. Ebbe inizio una nuova dittatura durevole, con Stroessner che si faceva riconfermare il mandato per ben otto volte consecutive (l'ultima nel 1988). Tornata alla democrazia la maggior parte dei Paesi sudamericani e cresciuto l'isolamento diplomatico posto in atto dagli Stati Uniti per la violazione dei diritti dell'uomo, solo un colpo di stato militare, guidato dal generale Andrés Rodriguez, imprimeva una svolta in senso liberale alla politica interna, costringendo alla fuga il dittatore (febbraio 1989). La giunta militare provvisoria insediatasi avviava infatti il processo di democratizzazione promettendo libere elezioni e legalizzando i partiti d'opposizione, nonostante la permanenza al potere dei principali esponenti del precedente regime. La consultazione di maggio confermava presidente della Repubblica il generale Rodriguez, candidato dello stesso partito Colorado detentore del potere nell'ultimo quarantennio. Il nuovo governo doveva presto affrontare una serie di tensioni sociali, ma riusciva a mantenere la maggioranza dei suffragi nelle votazioni per l'Assemblea Costituente (dicembre 1991), i cui lavori si conclusero con l'approvazione (giugno 1992) di una nuova Costituzione. Le elezioni del maggio 1993 vedevano la vittoria, per la presidenza della Repubblica, di Juan Carlos Wasmosy, del Partito colorado, mentre in Parlamento le opposizioni riuscivano a ottenere, per la prima volta, la maggioranza dei seggi. La situazione nel Paese rimaneva però instabile: nel 1995 il malcontento della popolazione per le scelte di politica economica provocava una serie di manifestazioni popolari e cresceva l'ostilità di alcuni ufficiali dell'esercito, contrari al tentativo del presidente di limitare la tradizionale influenza dei militari sulla vita politica del Paese. Nell'aprile 1996, grazie alle pressioni degli Stati Uniti e dell'OAS e alla fedeltà al presidente di una parte dei militari, falliva un tentativo di golpe guidato dal generale L. C. Oviedo, comandante in capo dell'esercito. Nel 1998 veniva eletto alla presidenza della Repubblica di nuovo un esponente del partito Colorado, Raul Cuba Grau. Una grave crisi scuoteva il Paese nel 1999, allorché il Parlamento apriva un procedimento di impeachment nei confronti del presidente Cubas, accusato di essere il mandante dell'assassinio del vice presidente Luis Argana e di aver scarcerato il generale Oviedo. Per evitare il processo, Cubas era costretto a dimettersi; gli subentrava il presidente del Senato Luis Angel Gonzáles Macchi, che formava un governo di unità nazionale con il Partito liberale autentico ( vincitore delle elezioni del 2000) e il Partito di incontro nazionale. Il governo di Macchi non riusciva però a dare una stabilità politica ed economica al Paese e nel luglio del 2002 si verificavano violenti scontri provocati dal malcontento popolare e fomentati dalle diverse fazioni sempre attive all'interno del Partito colorado. Le elezioni presidenziali dell'aprile 2003 venivano vinte da Nicanor Duarte Frutos del partito Colorado, il quale, nell'ambito di una campagna contro la corruzione, sostituiva diversi membri della Corte Suprema, coinvolti in operazioni poco corrette. Nel 2005 il presidente ha stretto i rapporti con gli USA, suscitando però le proteste del presidente venezuelano Chavèz. Dopo 61 anni di dominio del partito Colorado, nell'aprile del 2008 vinceva le elezioni presidenziali il candidato di una coalizione di sinistra: l'ex vescovo Fernando Lugo. Nel giugno del 2012 una serie di dure proteste legate ai conflitti tra contadini e proprietari terrieri, provocavano la destituzione di Lugo da parte del parlamento.

Cultura: generalità

Le caratteristiche geografiche del Paraguay e la sua travagliata e dolorosa storia (colonizzazione, dittatura, isolamento), rendono conto, oltre che delle attuali condizioni socio-economiche, anche della situazione culturale del Paese. Se una vera apertura verso l'esterno non può ancora dirsi compiuta, l'immobilismo dei decenni passati ha comunque contribuito alla sopravvivenza, spesso in forme incontaminate, di tradizioni e consuetudini indigene, legate spesso alla centralità della famiglia. Le feste popolari, poi, con i costumi, le musiche, le danze, i riti guaraní, sono ancora molto diffuse; un'eccezione è costituita dall'ambito religioso, dove è forte la presenza di commistioni tra pratiche antiche e moderne. La letteratura, e in particolare quella legata al teatro, è rigogliosa, e la rappresentazione delle opere in guaraní è un vero e proprio spettacolo in cui confluiscono molti degli elementi del folclore di matrice india; su un altro fronte le migliori pagine e riflessioni sul Paraguaysono giunte dagli autori in esilio. Lo sviluppo delle arti figurative è essenzialmente un fenomeno del XX secolo, ma i primi a importare e diffondere le tecniche e le concezioni pittoriche moderne in Paraguay furono due italiani alla fine dell'Ottocento. In ambito architettonico, grande interesse suscita ciò che resta della cosiddetta produzione “gesuitico-guaraní”, costituita da edifici e chiese, appunto, delle missioni gesuitiche, entrate a far parte nel 1994 del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Anche nei passatempo e negli sport più praticati, così come nella cucina, persistono tradizioni secolari. La capitale Asunción è anche cuore culturale del Paese, ospita infatti musei, gallerie d'arte, il conservatorio e istituzioni quali la National Academy of Fine Arts e l'Asunción Symphony Orchestra.

Cultura: tradizioni

Mentre quasi ovunque usanze e tradizioni antiche vanno scomparendo, in Paraguay molto di ciò che si riallaccia al primo rapporto coloniale tra europei e indios è rimasto intatto. Ciò consegue assai probabilmente all'isolamento in cui sono rimaste le colonie paraguayane e specie le comunità indigene, le famose reducciones organizzate dai gesuiti fin dal sec. XVII. Pochi sono tuttavia i discendenti in linea pura dei guaraní, cioè del popolo che abitava queste terre prima dell'arrivo degli spagnoli, il Paese è oggi popolato per la maggior parte da meticci. Si sono sovrapposte usanze indigene a quelle spagnole e la Chiesa ha sovrapposto i suoi schemi religiosi alle antiche credenze, così le ricorrenze religiose sono contrassegnate da festeggiamenti tradizionali. Messe, processioni, benedizioni sono accompagnate da musica, canti, fuochi d'artificio, sfilate, fiere, giochi. In Paraguay vengono ancora e spesso rappresentati autos o misteri religiosi, con personaggi mascherati. Tra le tante feste religiose è celebre quella della Croce ornata (Curuzú yeguá) in cui il simbolo del cristianesimo viene ornato con pani in forma di piante o di animali. Accanto alle credenze religiose, sono pur sempre coltivate quelle magiche e payé è il nome con cui si indica sia il sortilegio per fare il bene o il male, sia la persona che lo fa e che l'ha consigliato. In un mondo così legato dall'idea del sovrannaturale la famiglia la discendenza è considerata un privilegio tanto che si è assistito a una diffusione incontrollata dei figli illegittimi (anche in conseguenza del divieto politico di unioni tra bianchi e indios, ora abolito, che però ha contribuito a creare uno squilibrio numerico tra i sessi, a favore delle femmine). Come abitazioni frequenti, specie presso i contadini, si trovano le capanne di tronchi con tetti di paglia, con porte fatte di pelle d'animale. La capanna è costituita in genere da due locali: cucina e camera da letto. Ogni festa familiare o pubblica è sottolineata dalla musica e dalla danza. Il ballo più diffuso è la chamané, specie di polca di derivazione europea diffusasi nel sec. XIX. Giochi e gare sono altrettanto diffusi delle danze. Assai popolari, seppure in declino, le corse dei tori, specie di corride incruente in cui i toreri si limitano a strappare dall'animale (privato di corna) bigliettini attaccati in precedenza a diverse parti del corpo (orecchie, coda, testicoli). Non molto diffuso l'artigianato : il prodotto principale è il nānduti, un merletto delicato che le donne creano mentre siedono davanti alle capanne, spesso con l'immancabile sigaro stretto fra i denti. L'abitudine del fumo è infatti assai diffusa tra le donne paraguayane, che coltivano il tabacco nell'orto di casa e lo usano spesso per spegnere gli stimoli dell'appetito. Povera è la cucina che elenca pochi cibi: focacce di granoturco, pane (chijá) di farina di manioca, trippa alla griglia. Bere insieme il mate e, la bevanda nazionale, equivale a consacrare sentimenti di affetto e di amicizia.

Cultura: letteratura

Lenta e difficile, la colonizzazione spagnola nel Paraguay si limitò per secoli a pochissimi centri urbani. Nel 1790 erano tre, e il principale, Asunción, non raggiungeva i 7000 abitanti. La maggioranza della popolazione indigena, i guaraní, era stata organizzata dai gesuiti nelle famose reducciones (riduzioni), villaggi creati allo scopo di salvaguardare gli indigeni dalle razzie dei conquistatori spagnoli e portoghesi e mantenuti rigorosamente isolati e indipendenti, presso le quali vennero anche stampati alcuni libri, semplici catechismi o studi linguistici dovuti ai religiosi stessi. All'espulsione dei gesuiti (1767) i guaraní rimasero abbandonati a se stessi; un collegio carolino fondato ad Asunción alla fine del sec. XVIII sostituì solo in minima parte le scuole gesuitiche. La situazione non migliorò nel sec. XIX: non si ebbero scrittori di lingua spagnola, mentre i guaraní si limitarono a continuare le proprie tradizioni lirico-musicali e favolistiche (molto ricche, come vanno dimostrando gli studiosi contemporanei). In sostanza non si può parlare di una letteratura del Paraguay prima del sec. XX; inoltre si tratta di una letteratura spesso bilingue e molto legata alla situazione del Paese. Frequente infatti è il caso dello scrittore costretto all'esilio temporaneo o definitivo. Legati all'estetica modernista sono i due poeti Alejandro Guanes (1872-1925) ed Eloy Fariña Núñez (1885-1929), vissuto in Argentina, dove pubblicò l'epico Canto secular (1911), Mitos guaraníes, racconti, opere di teatro e saggi. Gli scrittori posteriori si raggrupparono intorno a due riviste: Crónica (1913-15) e Juventud (1923-25). Figurano fra essi Guillermo Molinas Rolón (1889-1945), il popolare Manuel Ortiz Guerrero (1897-1933), che rilanciò la canzone in guaraní in collaborazione con l'ispirato musicista José A. Flores; i narratori Leopoldo Centurión (1893-1922) e Roque Capace Faraone (1894-1928), e soprattutto Natalicio González (1897-1966) che fu anche presidente della Repubblica, poeta indigenista (Motivos de la tierra escarlata, 1952), narratore di miti e leggende (Cuentos y parábolas) o d'intenzioni sociologiche (La raíz errante, 1953). Figura importante è anche Josefina Pla (1909-1999), spagnola d'origine, poetessa, narratrice e commediografa, della quale nel 1987 è stata pubblicata l'antologia La llama y la arena, contenente per lo più inediti degli anni 1935-85. Fra gli scrittori esiliati per motivi politici emergono il narratore Gabriel Casaccia (1907-1980), autore di vari romanzi di successo tra cui La Babosa (1952) e Los herederos (pubblicato per la prima volta in patria nel 1990, dopo l'edizione barcellonese del 1973); Elvio Romero (1927-2004), narratore, critico, ma soprattutto poeta (De cara al corazón, 1953; Un relámpago herigo, 1967); Rubén Bareiro (n. 1930), fondatore della rivista Alcor, poeta ma pure abile prosatore (Ojo por diente, 1972; Il séptimo pétalo del aire, 1984); Augusto Roa Bastos (1917-2005), una delle voci più interessanti della letteratura ispanoamericana, autore di due importanti romanzi, Hijo de hombre (1960) e Yo el Supremo (1974) e di una raccolta lirica, El naranjal ardiente (1960). Vincitore nel 1989 del prestigioso Premio Cervantes per la letteratura, ha continuato a pubblicare romanzi e racconti di grande interesse e valore letterario (El fiscal, 1993; Contravida, 1994) anche se non ha più ribadito il successo del “Supremo” Solitudine, alienazione, angoscia, incomunicabilità sono i temi d'elezione della lirica degli anni Sessanta e Settanta, da Ramiro Domínguez (n. 1930) a José Luis Appleyard (1927-1998), con la sua vibrante denuncia della disumana condizione del vivere contemporaneo, a Sara Karlik (n. 1935). Le generazioni successive annoverano lirici quali Roque Vallejos (1943-2006), René Dávalos (1945-1968), G. Rodríguez Alcalá (n. 1946), Adolfo Ferreiro (n. 1946), Amanda Pedrozo (n. 1955), benché sia comunque sempre dall'esilio che sono giunti i frutti migliori, quali Estancias/Errancias/Querencias (1982) di Rubén Bereiro, Ceniza redimida di Hérib Campos (1905-1953) e El viejo fuego di Elvio Romero. Tra la fine del XX sec. e i primi anni Duemila si sono segnalati, inoltre, altri poeti, come Ricardo de la Vega (n. 1956), Jacobo Rauskin (n. 1941), e romanzieri, tra cui Renée Ferrer (n. 1944; Desde el encendido corazón del monte, 1994), Helio Vera (1946-2008; autore dell'umoristico Diccionario Contrera, 1994), Delfina Acosta (n. 1956; anche poetessa e autrice de La Cruz del Colibrí, 1993).

Cultura: arte

Non vi sono tracce di rilevanti attività artistiche per quanto riguarda il periodo precedente l'arrivo degli spagnoli. Solo i guaraní, alcuni gruppi oggi identificati con i mbayá-caduveo e qualche tribù aruaca come i guaná producevano una ceramica di buon livello artistico; tuttavia la sopravvivenza di questi gruppi rende oggi difficile distinguere la cultura archeologica da quella etnografica. Nei sec. XVII-XVIII, con la colonizzazione dei gesuiti, si affermò l'architettura detta “gesuitico-guaraní” nella quale il barocco coloniale si arricchì di apporti locali, visibili soprattutto nell'ornamentazione, dovuti all'impiego di maestranze indigene da parte dei maggiori architetti quali B. Primoli e C. Frank. La soppressione delle missioni ebbe l'effetto di mandare in rovina molte delle costruzioni, tra cui la bellissima chiesa della Trinità a Trinidad (1745). Fra le meglio conservate vi è la chiesa di S. Rocco a Yaguarón. In ambito figurativo i primi artisti di un certo rilievo emergono agli inizi del Novecento, sulla scia degli insegnamenti di due artisti di origine italiana, Guido Boggiani e Héctor Da Ponte. È tuttavia solo con la metà del secolo che si assiste alla nascita di un vero movimento pittorico moderno, la “New Art”, tra i cui esponenti spiccano Josefina Pla e José Laterza Parodi. Tra gli anni Sessanta e Settanta si impongono due fra le figure più importanti dell'intera storia dell'arte del Paraguay, Carlos Colombino (n. 1937) e Ricardo Migliorisi (n. 1948). In seguito, per arrivare agli anni attuali, si affermano artisti sempre più influenzati da suggestioni esterne, quali Enrique Careaga, Osvaldo Salerno, Olga Blinder, Ofelia Olmedo, Bettina Brizuela, Enrique Espínola. Fra le correnti più interessanti si segnala, a cavallo del millennio, la “Art People”. La scultura deve invece molto al brasiliano-paraguaiano Livio Abramo (1903-1993), che tra gli anni Sessanta e Novanta è stato ispiratore di una vera e propria scuola artistica di dimensioni nazionali.

Cultura: spettacolo

Nel settore del teatro e dello spettacolo bisogna distinguere il teatro in castigliano da quello in guaraní. Il primo è sempre stato di una minoranza borghese e ha pochi autori: oltre ai ricordati E. Fariña Núñez, L. Centurión, J. Pla e Roa Bastos, vi hanno contribuito anche Luis Ruffinelli e Roque Centurión Miranda, collaboratore in varie occasioni di Josefina Pla e fondatore del Teatro del Popolo (1942) e della Scuola municipale di Arte drammatica di Asunción (1950). Molto più vivo e interessante è invece lo spettacolo in guaraní, in cui hanno parte capitale, più che gli stessi testi letterari, la musica e la danza di antica tradizione popolare. Primi promotori ne sono stati Francisco Barrios e Julio Correa, che fondò una compagnia (con la moglie come prima attrice) e rappresentò in tutto il Paese testi propri o altrui in lingua indigena, con grandi e duraturi successi. Spettacoli di tal genere sono tuttora praticati e applauditi, e diffusi attraverso il cinema, la radio e la televisione, anche perché un certo indigenismo folcloristico non spiace al nazionalismo demagogico dei governanti. Va aggiunto che non poco vi contribuisce l'attività di ottimi folcloristi e studiosi di tradizioni locali, fra cui Reinaldo Dacoud Larrosa, autore del moderno sistema ortografico che consente di trascrivere i testi guaraní, León Cadogan, O. Ferreiro, M. Bertoni, M. Samaniego e altri. Si può affermare che in nessun altro Paese dell'America Latina esiste una letteratura altrettanto rigogliosa in una lingua indigena.

Bibliografia

Per la geografia

I. L. Henderson, Economic and Commercial Conditions in Paraguay, Londra, 1952; O. Lins-Morstadt, República del Paraguay, Stoccarda, 1953; H. Putzer, Geologie von Paraguay, Berlino, 1962; J. Pincus, The Economy of Paraguay, New York, 1968; C. Rudel, Le Paraguay, Parigi, 1990.

Per la storia

G. Cabanellas, El Dictador del Paraguay: Dr. Francia, Buenos Aires, 1945; B. Capdevielle, O. Oxibar, Historia del Paraguay, Asunción, 1945; G. Warren Harris, Paraguay. An Informal History, Norman, 1949; E. Cardozo, El Paraguay Colonial, Buenos Aires, 1959; M. Cancogni, I. Boris, Il Napoleone del Plata, Milano, 1970; J. H. Morgan, Short History of Paraguay, New York, 1981; J. Painter, Paraguay in the 1970s: Continuity and Change in the Political Process, Londra, 1983.

Per la letteratura

C. R. Centurión, Historia de la cultura paraguaya, Asunción, 1961; J. Pla, Aspectos de la cultura paraguaya, Asunción, 1961; R. Bareiro Saguier, Literatura guaraní del Paraguay, Caracas, 1980.

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora