(República de Cuba). Stato dell'America Centrale (109.884 km²). Capitale: L'Avana. Divisione amministrativa: province (16). Popolazione: 11.209.629 ab. (stima 2018). Lingua: spagnolo. Religione: cattolici 51,7%, non religiosi/atei 23%, protestanti 5,6%, altri 19,7%. Unità monetaria: peso cubano (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,777 (73° posto). Confini: oceano Atlantico (N), Mar delle Antille (S), golfo del Messico (NW). Membro di: OAS, ONU e WTO.

Generalità

Stato formato dall'isola omonima e da ca. 1600 tra scogli e isolotti; dista solo 160 km dagli Stati Uniti (per la precisione da Key West, in Florida) e 220 km dal Messico (capo Catoche, nello Yucatán) dai quali è separata rispettivamente mediante gli Stretti della Florida e il Canale di Yuctan; all'estremità orientale invece il Paso del Viento (Canale Sopra Vento), largo 90 km, divide Cuba dall'isola di Hispaniola. Questa sua posizione, che può definirsi di collegamento tra l'America Settentrionale e l'America Latina, non ha certo mancato d'influire sulla storia politico-economica dell'isola. All'inizio del Duemila, Cuba rappresenta un caso geopolitico davvero unico nel panorama mondiale. Storicamente, per il controllo di questa strategica isola, la maggiore delle Antille, si sono combattute guerre cruciali e se ne sono rischiate altre nel periodo della Guerra Fredda. Negli anni Ottanta del Novecento la situazione economica si era pesantemente deteriorata, costringendo il regime a tentare un processo, almeno parziale, di liberalizzazione del mercato, pur sempre sotto il rigido controllo statale; la dissoluzione del blocco comunista ha imposto l'apertura a capitali industriali nordamericani ed europei, nel tentativo di aggirare l'embargo statunitense, sospeso nel 2015 dal presidente USA Barak Obama. Nei primi anni del XXI secolo Cuba ha atteso, con poche certezze e molti timori, che iniziasse l'era del dopo Castro poiché, nonostante Fidel nel 2006 abbia deciso di lasciare, per motivi di salute, la guida del Paese, il potere politico è comunque rimasto alla famiglia Castro, precisamente al fratello Raúl al quale Fidel ha ceduto i poteri. Fidel Castro è morto nel 2016.

Lo Stato

Indipendente dal 1902, soggetta a un regime di intervento da parte degli USA fino al 1934, in base alla Costituzione del 1976 Cuba è una Repubblica socialista, il cui unico partito ammesso è quello comunista. Il supremo organo dello Stato è l'Assemblea nazionale del potere popolare i cui membri, sulla base delle modifiche apportate alla Costituzione nel 1992, vengono eletti con mandato quinquennale direttamente da tutti i cittadini che abbiano compiuto 16 anni. L'Assemblea nazionale elegge fra i suoi membri un Consiglio di Stato, il cui presidente è anche capo del governo e capo dello Stato: questo esercita il potere legislativo su mandato dell'Assemblea nazionale. Il capo dello Stato propone all'Assemblea nazionale i membri del Consiglio dei Ministri, che egli presiede, la cui funzione è quella di unico organo esecutivo e amministrativo del Paese. Il presidente e il vice presidente restano in carica 5 anni. Il sistema giuridico è basato sulla legge civile spagnola, con influenze americane ma sono presenti anche diverse norme di derivazione sovietica. La legislazione internazionale non è accettata. L'amministrazione della giustizia annovera come massimo organo la Corte Suprema del Popolo, responsabile verso l'Assemblea Nazionale. È presente anche un Tribunale rivoluzionario, dotato di ampi poteri. La pena di morte è ancora in vigore.La difesa del Paese è affidata alle forze armate divise in esercito, marina e aviazione. Sono presenti anche forze paramilitari, deputate alla sicurezza dello Stato e al controllo delle frontiere. Il servizio di leva è obbligatorio, dura 2 anni e si effettua a partire dai 17 anni d'età. È aperto a entrambi i sessi. Nel 2019 un referendum ha approvato la nuova Costituzione che ha confermato il carattere socialista dello stato pur riconoscendo la proprietà privata. La carica di Presidente è stata limitata a due mandati e  integrata a quella di capo del Governo. Per quanto riguarda il sistema dell'istruzione, la prima completa ristrutturazione si è avuta solo nel 1959, con l'avvento del nuovo governo rivoluzionario. La riforma ha reso statale, gratuito e finalmente obbligatorio l'insegnamento primario (l'obbligatorietà era stata sancita già agli inizi del 1900): una delle conseguenze più evidenti è stata senza dubbio la drastica riduzione del tasso di analfabetismo, una costante di tutti i paesi sovietici. Al suo interno, il sistema prevede isituzioni prescolastiche come nidi d'infanzia (da 1 mese e mezzo di età fino ai 4 anni), asili (da 4 a 6 anni) e scuole speciali per bambini subnormali. Dopo un anno di insegnamento preprimario (dai 5 ai 6 anni), avviene l'ingresso all'interno della scuola primaria, (dai 7 ai 12 anni di età). L'insegnamento secondario inferiore riguarda la successiva fascia d'età 13-16 anni. La scuola secondaria superiore (che dura fino ai 18 anni d'età) prepara all'istruzione universitaria, impartita nell'università dell'Avana (1728), di Oriente (1947), di Las Villas (Santa Clara, 1948) e Ignacio Agramonte (Camagüey, 1974). Sono presenti inoltre diversi istituti superiori di carattere tecnico. L'analfabetismo riguarda solo lo 0,3% della popolazione cubana (2015).

Territorio: morfologia

Situata tra il Mar delle Antille e l'oceano Atlantico pressoché all'altezza del Tropico del Cancro, l'isola di Cuba occupa una superficie superiore alla metà di quella complessiva delle isole caribiche; la bordano numerosi isolotti e arcipelaghi, tra cui – oltre alla vasta Isola della Gioventú (2200 km²) nel Mar delle Antille – gli arcipelaghi dei Colorados a NW, di Sabana (o Jardines del Rey) e di Camagüey al largo della costa centro-settentrionale, dei Jardines de la Reina e dei Canarreos presso la costa meridionale. Di forma stretta e allungata, estendendosi da W a E per 1200 km, e con una larghezza media di 100, Cuba è costituita dalla parte emersa di una piattaforma continentale sottomarina, che si riallaccia a quelle delle Bahama e della Florida. L'isola si presenta in prevalenza pianeggiante o tabulare, accidentata qua e là da rilievi che raramente superano i 1000 m. Essa poggia infatti su un antico zoccolo cristallino metamorfosato, lungamente spianato dall'erosione; a più riprese, dal Cretaceo in poi, spinte orogenetiche diedero origine ai rilievi, mentre ai ripetuti periodi di sommersione marina si deve il formarsi di quei terreni sedimentari che oggi ricoprono la maggior parte della superficie territoriale. I rilievi, il cui asse è per lo più orientato da W a E, non formano un unico allineamento, ma risultano intervallati da ampie distese pianeggianti o appena ondulate, così da costituire isolati massicci o brevi catene. Si distinguono, procedendo da W a E: la Sierra de los Órganos, il cui nome deriva dalla caratteristica forma a canne d'organo delle sue rocce, interessante esempio di carsismo (i fenomeni carsici sono peraltro largamente diffusi in tutta l'isola, a causa della sua natura essenzialmente calcarea; tipici sono per esempio anche i mogotes, piccole alture a forma conica ); la Sierra del Rosario, che come la precedente catena supera appena i 650 m; il gruppo montuoso costituito dalle sierre di Trinidad e Sancti Spíritus; infine la Sierra Maestra, all'estremità sudorientale dell'isola, che raggiunge nel Pico Turquino (1974 m) la massima elevazione di Cuba. Il ripido versante meridionale di quest'ultima catena sprofonda in mare in corrispondenza della fossa di Bartlett (o Fossa d'Oriente; oltre 7000 m di profondità). Ciò è causa di instabilità strutturale della zona, caratterizzata da frequenti fenomeni sismici; la regione è inoltre contraddistinta dalla presenza di rocce laviche, attestanti l'importante funzione che il vulcanesimo ha svolto in questa parte dell'isola. Le coste sono in genere basse e sabbiose, sovente orlate da lagune; non mancano però estese terrazze litoranee, dovute ai moti eustatici e alle conseguenti variazioni di livello del mare, in corrispondenza delle quali si sono formati ottimi porti naturali: L'Avana, Santiago de Cuba, ecc. Assai accidentate, le coste mostrano un continuo succedersi di ampie baie e golfi, tra cui quelli atlantici di Buenavista e di Jigüey e quelli caribici di Batabanó, Cienfuegos, Guacanayabo e Guantánamo.

Territorio: idrografia

Data la forma stretta e allungata del territorio, i fiumi, che per la disposizione dei rilievi scorrono quasi tutti trasversalmente da N a S o viceversa, sono di necessità brevi. Sono in genere ricchi d'acqua, ma hanno portata irregolare in dipendenza dal regime pluviometrico; vari hanno carattere torrentizio e alcuni, per la diffusione del carsismo, hanno in parte andamento sotterraneo. Il più lungo è il Río Cauto (370 km), che ha invece – come pochi altri – una direzione longitudinale; esso drena il versante settentrionale della Sierra Maestra, sfociando poi nel golfo di Guacanayabo. Seguono per importanza il Río Toa (100 km), che si getta nella baia di Baracoa e che, ricco di acque, di rapide, di cascate, appare largamente utilizzabile per la produzione di energia elettrica, e il Río Jatibonico del Sur (119 km), impiegato per l'irrigazione.

Territorio: clima

Il fatto di trovarsi tra i 20º e i 23º di lat. N pone Cuba in zona di clima tropicale, moderato però dall'influenza del mare, avvertibile in tutto il Paese, e rinfrescato in inverno da masse d'aria provenienti dall'America Settentrionale; si hanno così, per esempio all'Avana, medie in luglio di 28 ºC e in gennaio di 22 ºC, con punte che scendono però talvolta sino ai 10 ºC a causa, come si è detto, dei nortes, i venti del Nord. Le precipitazioni sono abbondanti, specie nei mesi di maggio-giugno e di settembre-novembre; la regione più secca è quella che si affaccia alla baia di Guantánamo. Frequenti – soprattutto da agosto a ottobre – sono i cicloni, che colpiscono specialmente la parte sudoccidentale del Paese.

Territorio: geografia umana

Quando vi giunsero gli spagnoli, alla fine del sec. XV, l'isola era scarsamente abitata, e in breve la popolazione indigena venne decimata, soprattutto dalle epidemie. Povera di metalli preziosi, Cuba non attrasse particolarmente l'attenzione dei colonizzatori, i quali però fecero dell'Avana, grazie al suo ben protetto porto naturale, uno dei maggiori scali dell'America Latina. E anche quando più tardi l'isola fu utilizzata dagli Spagnoli per praticarvi l'allevamento estensivo del bestiame, rimase in pratica semispopolata. Ancora alla metà del sec. XVIII annoverava poco più di 150.000 ab.; fu l'estendersi delle piantagioni di canna da zucchero a determinare l'effettivo popolamento di Cuba. Mancando di manodopera locale, vi fu fatto affluire circa un milione di africani, oltre ad alcune decine di migliaia di contadini cinesi; l'isola rimase però sostanzialmente “bianca”, anche per la successiva forte immigrazione di coloni europei, specie spagnoli, nella prima metà del sec. XX; i bianchi rappresentavano il 70% della complessiva popolazione, mentre le popolazioni di origini africane erano solo il 12,4%, i mulatti il 17,3% e gli asiatici il rimanente 0,3%. Con l'andare del tempo le caratteristiche della composizione etnica si sono poi via via modificate: all'inizio del sec. XXI i bianchi costituiscono circa il 65,2% della popolazione, mentre i mulatti sono saliti al 24,4% e i neri si sono assestati intorno all'10,4%. Alla fine del sec. XIX, Cuba contava poco più di un milione e mezzo di ab., ma, grazie appunto alla massiccia immigrazione di europei, nel 1920 tale cifra era già raddoppiata; nei successivi sessant'anni la popolazione era più che triplicata fino a oltrepassare la soglia dei 10 milioni di ab. nel Duemila. Il ritmo di incremento andava accelerando, dall'1,6% medio degli anni Trenta al 2,1% del decennio successivo: valore, quest'ultimo, che si manteneva pressoché costante fino al 1970. E mentre, nella prima fase, a un movimento naturale caratterizzato da natalità e mortalità entrambe elevate si sommavano cospicui apporti immigratori, dopo l'avvento del regime castrista, quando il movimento migratorio invertiva la propria tendenza (600.000 unità in meno di un quindicennio), era il saldo demografico largamente positivo a sostenere la crescita: natalità superiore al 35‰ e mortalità del 5-6‰ negli anni Sessanta. Dopo di allora il movimento naturale si raffreddava progressivamente, per cui, negli anni Novanta, il tasso di aumento della popolazione si riduceva all'0,5% annuo, come effetto di una sensibile contrazione delle nascite, scendendo poi allo 0,3% annuo nei primi anni del sec. XXI. Nonostante la grave crisi economica iniziata nel 1991 abbia inciso profondamente sul livello di vita della popolazione cubana, i principali parametri demografici e sociali sono ancora a un livello simile a quello di molti Paesi industrializzati. Oltre ad un tasso di incremento annuo decisamente modesto, da questo punto di vista secondo solo a quello di Trinidad e Tobago, Cuba presenta l'indice di mortalità infantile più basso di tutta l'America Latina. Anche i flussi migratori sono tenuti rigidamente sotto controllo dalle autorità tuttavia la protratta crisi economica continua a spingere migliaia di cubani a lasciare l'isola con zattere e altre imbarcazioni di fortuna (i cosiddetti “balseros”) ma anche con regolari voli e attraverso il confine messicano soprattutto verso gli Stati Uniti; sono inoltre presenti rifugiati cubani in Canada e in altri Paesi latino-americani. Il sopraggiungere di immigrati sulle coste della Florida è uno dei motivi di attrito nell'ambito delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti, dove sono attivi numerosi gruppi anticastristi sostenuti anche dalle autorità attraverso programmi speciali. In questo quadro di relativa stabilità demografica, uno dei pochi elementi di mutamento è dato dal costante incremento della popolazione urbana che, in concomitanza con la crisi economica, ha amplificato il problema della riduzione delle scorte alimentari, essendo venuta a mancare la forza lavoro nelle campagne. Si profila dunque la necessità di invertire il flusso migratorio verso la città, soprattutto come soluzione possibile per non pregiudicare l'autosufficienza alimentare dell'isola. Le maggiori concentrazioni di popolazione, infatti, corrispondono alle più ricche zone di coltura della canna, nonché all'area gravitante sulla capitale, le cui attività industriali e commerciali sono un forte polo di attrazione demografica. Il fenomeno dell'urbanizzazione è peraltro in atto in tutto il Paese; oltre 8 milioni di ab. vivono ormai nelle città (77% della popolazione). Per arginarlo il governo ha varato misure di incentivo a coloro che decidessero di tornare nelle campagne, offrendo appezzamenti di terra e stabilendo permessi speciali per l'ingresso nella capitale. La densità abitativa è di 102,01 ab./km² e, salvo l'area della capitale dove sono concentrati 2908 ab./km², non si riscontrano grandi differenze tra le diverse aree del Paese. Tra le città predomina nettamente L'Avana, che è una delle principali metropoli di tutta l'area caraibica e accoglie nel suo vasto agglomerato urbano più di 2 milioni di abitanti. Grazie al ben attrezzato porto e alle numerose industrie che ospita (manifatture di tabacchi, birrifici, una raffineria di petrolio, un'acciaieria ecc.), la capitale ha ben diversificate e rilevanti funzioni economiche, oltre a svolgere un preminente ruolo in campo culturale, politico e amministrativo. Segue per importanza Santiago de Cuba, antica rivale dell'Avana e sede di varie industrie. Principali città dell'interno sono: Santa Clara e Camagüey, attivi centri dell'industria saccarifera situati sull'autostrada che attraversa interamente l'isola da W a E; Holguín, sviluppatasi per la sua prossimità a cospicui giacimenti di cromo; Guantánamo, grosso mercato agricolo posto a 25 km dall'omonima base, che gli Stati Uniti ancora occupano per un accordo del 1903. Affacciata al mare è invece Cienfuegos, sbocco naturale di Santa Clara; minori funzioni ma sempre di rilievo hanno infine Pinar del Río, sede di manifatture di tabacchi, e i centri marittimi di Manzanillo, sul golfo di Guacanayabo, e di Matanzas, nella provincia omonima. Sedi metropolitane sono L'Avana e Santiago de Cuba, suffraganee Matanzas, Pinar del Río, Camagüey, Cienfuegos-Santa Clara e Holguín.

Territorio: ambiente

Quanto alla flora, Cuba offre una grande varietà di paesaggi vegetali, malgrado l'opera dell'uomo li abbia largamente degradati e modificati. Un tempo l'isola era coperta da dense foreste, che ancora alla fine del sec. XIX si estendevano su metà della superficie territoriale mentre all'inizio del sec. XXI ne ricoprono poco più di un quarto; sono in corso vasti programmi di rimboschimento, per ricostituire quel patrimonio forestale depauperato in un primo tempo per favorire l'allevamento del bestiame, quindi e soprattutto per destinare sempre più vasti spazi alla coltivazione della canna da zucchero. La foresta tropicale secca, in cui abbondavano cedri tropicali, acajú ecc., è per lo più ridotta a ristrette macchie; più diffuse sono le pinete, che resistono bene nei terreni più poveri e sabbiosi, caratterizzando alcune località, tanto da aver dato loro il nome (Pinar del Río ecc.). Infine la foresta di sempreverdi di tipo equatoriale compare sul versante settentrionale della Sierra Maestra e sul vicino altopiano di Baracoa, mentre ai piedi del versante meridionale della medesima sierra si ha una vegetazione semixerofila a cactacee. Sui rilievi, al di sopra dei 1500 m d'altitudine, subentrano formazioni vegetali basse e cespugliose; diffusa è la savana erbacea e arborata, che si sviluppa in genere su suoli poveri. La palma reale è il simbolo di Cuba e varie specie di palme si trovano sull'isola. Anche la fauna conta numerosissime specie, alcune delle quali endemiche: farfalle, pesci, lumache, come la polimyta dal guscio variopinto; tra gli uccelli spiccano il tocororo, ossia il trogone cubano, un uccello il cui piumaggio rosso, blu e bianco ha dato i colori alla bandiera nazionale, e il zunzuncito, un nome locale del colibrì elena, l'uccello più piccolo al mondo; tra i mammiferi lo hutia, un piccolo roditore: tra i rettili coccodrilli, lucertole, come la colorata apolide azzurra, iguane e serpenti. A rischio di estinzione sono, tra l'altro, il coccodrillo cubano protetto nelle paludi Zapata e Lanier e le tartarughe marine, presenti sull'Isola della Gioventù e sui cayos del sud. Il sistema nazionale delle aree protette, che interessa il 9,9% della superficie territoriale, è gestito dal Ministero della Scienza, Tecnologia e Ambiente tramite il Centro Nazionale Aree Protette con gli obiettivi di conservare il ricco patrimonio locale e fornire percorsi di educazione ambientale. Le categorie in cui sono suddivise le aree, gestite a livello provinciale, vanno dal parco nazionale alla riserva naturale, ecologica, floristica all'oasi faunistica; esistono poi paesaggi naturali protetti, elementi naturali protetti e aree protette con risorse amministrate. Inoltre Cuba vanta l'attribuzione, da parte dell'UNESCO, di due siti naturali Patrimonio dell'Umanità: il Parco Nazionale Desembarco del Granma (1999), situato nella zona S-E intorno a Cabo Cruz, e il Parco Nazionale Alejandro de Humboldt (2001), tra le province di Guantánamo e Holguín, un eccezionale ecosistema tropicale insulare in cui si segnala la presenza di numerose specie endemiche di piante e animali. I tentativi di proteggere questo patrimonio si scontrano tuttavia con lo sviluppo industriale e turistico dell'isola che ha causato un aumento dell'inquinamento dell'aria (specie nelle grandi città), delle acque (con il degrado della barriera corallina) e del suolo, nonostante si registri l'intento da parte delle autorità di regolamentare in modo efficace le attività umane al fine di evitare ulteriori ripercussioni sull'ecosistema.

Economia: generalità

Cubaè un Paese essenzialmente agricolo, con un basso livello d‘industrializzazione. La dipendenza della sua economia da un solo prodotto, lo zucchero, ne è la caratteristica principale; il massiccio ricorso a questa monocoltura, unitamente alla povertà di risorse naturali e alla scarsità di capitali e di manodopera qualificata, ha rappresentato un notevole freno per lo sviluppo nazionale. Storicamente dipendente da Paesi stranieri (la Spagna prima che ne fece un avamposto coloniale, gli Stati Uniti poi che la inglobarono nella loro sfera di influenza monopolizzandone il commercio delle risorse, la Russia successivamente, come partner privilegiato dell'import-export secondo canali lontani dai meccanismi del mercato), Cuba ha intrapreso i primi passi verso una trasformazione economica in concomitanza con la rivoluzione di Fidel Castro (1959) che si prefiggeva come obiettivi la diversificazione dell'agricoltura, l'incentivo all'industrializzazione, l'eliminazione delle disuguaglianze sociali e della povertà. Le riforme castriste, nate e sostenute da una società essenzialmente contadina, riguardarono in primo luogo la proprietà delle terre e la riorganizzazione del settore agricolo. Da una economia di tipo coloniale, basata sul latifondo e sulla monocoltura, dopo il 1959 si passò a una forma di organizzazione cooperativa (anche mediante la creazione di fattorie di Stato, le granjas del pueblo), accompagnata da un tentativo di nazionalizzazione delle varie attività economiche, fino a quel momento sotto la sfera di influenza americana. Le imprese statunitensi controllavano infatti i trasporti, le banche, il settore energetico, gran parte di quello minerario oltre che ovviamente le sole industrie esistenti rappresentate dagli zuccherifici, dalle manifatture di tabacco e da piccole raffinerie di petrolio. A queste attività si affiancarono anche la promozione dell‘allevamento intensivo del bestiame, specie bovino e suino, al fine di alleggerire la pesante dipendenza dall‘estero di derrate alimentari. La centralizzazione delle imprese venne condotta su un modello economico di tipo sovietico, che condusse presto alla scomparsa anche delle cooperative nate con la rivoluzione, a favore di imprese statali. Gli Stati Uniti reagirono duramente imponendo un pesante embargo economico che spinse Cuba sempre più verso la sfera di influenza dei Paesi legati all'Unione Sovietica, con cui vennero stipulati patti e accordi commerciali privilegiati che riguardarono anche il sostegno alle politiche di sviluppo. La solidità di questi patti venne sancita ulteriormente dall'adesione di Cuba, nel 1972, al COMECON (Consiglio di Mutua Assistenza Economica), i cui membri assorbivano la maggior parte della produzione cubana. La nuova dipendenza non favorì lo sviluppo di esperienze endogene, almeno dal punto di vista industriale, anche se l'afflusso di capitali consentì di supportare la crescita dei servizi sociali (soprattutto nel campo dell'istruzione e della sanità). Nonostante i segnali della crisi fossero già in nuce nel corso degli anni Ottanta, la completa trasformazione dell'assetto politico mondiale all'indomani della crisi dell'impero sovietico (1989) aggravò definitivamente i deboli equilibri dell'isola. La dissoluzione dell'URSS privò infatti Cuba, in primo luogo, dell'ormai tradizionale sbocco della produzione di zucchero nonché della fornitura di petrolio a condizioni di favore; l'indebolimento delle importazioni di combustibile provocò a catena una flessione nella produzione industriale, compromettendo anche le esportazioni. Nei primi anni Novanta Cuba attraversò dunque quello che venne definito il periodo especial, caratterizzato da una caduta netta del PIL e da un peggioramento generalizzato in tutti settori economici, compreso quello delle infrastrutture sociali. Non solo, ma la scomparsa dell'alleato europeo e lo scioglimento del COMINTERN lasciarono il Paese ulteriormente esposto alle pressioni degli Stati Uniti. Con la promulgazione della legge di Halms-Burton, che di fatto vietava agli imprenditori di qualsiasi provenienza di realizzare attività economiche a Cuba o con imprese cubane, riservandosi la possibilità di perseguire i contravventori, gli USA aggravarono le condizioni del blocco commerciale anche se tali provvedimenti non ottennero l'appoggio dei partner europei. Nel corso dell'ultimo decennio del Novecento si è assistito tuttavia sull'isola a una timida apertura verso gli investitori stranieri, allo sviluppo delle imprese private, soprattutto in ambito turistico, alla promozione della diversificazione agricola (quantomeno per il soddisfacimento del fabbisogno interno) e ad alcuni interventi di politica economica come la parificazione della valuta nazionale con quella americana. L'effetto combinato delle privatizzazioni e degli investimenti diretti esteri ha portato a risultati economici migliori: tra il 1995 il 2000 infatti la crescita del PIL ha subito un miglioramento significativo, attestandosi in media intorno al 6%. Malgrado questi tentativi di modernizzazione, la gestione dell'economia resta tutt'ora centralizzata e gli incentivi ricavati dalla ristrutturazione economica non sono stati sufficienti a evitare l'acuirsi del problema della disoccupazione. Non solo, ma la creazione di zone franche nel Paese, se da un lato ha agevolato gli investimenti esteri, dall'altro ha comportato una crescente differenziazione nei tassi di crescita regionale, alimentando le sperequazioni reddituali derivanti dal diverso coinvolgimento dei lavoratori nei settori economici tradizionali o moderni, al diverso grado di integrazione con i circuiti economici esterni all'isola e alla possibilità di ricevere un salario in dollari. Nei primi anni del nuovo millennio, il PIL del Paese è tornato a crescere in modo positivo, attestandosi nel 2006 al 9,5% (nel 2007 il PIL era di 52.298 ml $ USA e il PIL pro capite di 4.641 $ USA): per mantenere costante la tendenza, il Paese si è posto come obiettivi primari, nell'immediato futuro, la stabilità della moneta, unita alla riduzione della dipendenza dal dollaro, nonché la parificazione dei tassi di cambio reali e ufficiali. D'altro canto, l'assenza di una concreta riforma del sistema finanziario e dei meccanismi del commercio continuano a costituire fattori impedienti il consolidamento degli investimenti stranieri, ostacolando di fatto il progresso dell'isola. Nel 2018-19 l’economia risente del basso prezzo dello zucchero, dell’inefficienza del settore agricolo e della cessazione delle rimesse dei medici che lavoravano in Brasile. Il regime sta cercando di conciliare il mantenimento di uno stretto controllo politico sul paese con l’aggiornamento del sistema economico. Sono stati presi provvedimenti per ridurre il numero di occupati nell’inefficiente apparato statale, incoraggiare la piccola iniziativa imprenditoriale e favorire l’afflusso di capitali stranieri, in precedenza soggetto a forti restrizioni. Lo sviluppo di attività produttive locali è legato anche all’esigenza di ridurre la notevole dipendenza dalle importazioni. Nel 2017 il PIL si è attestato a 96.851 ml $ USA e il PIL pro capite a 8.541 $ USA.

Economia: agricoltura, foreste, allevamento e pesca

L‘agricoltura occupa il 18,3% della popolazione attiva, interessa oltre il 33,1% della superficie territoriale, ma concorre alla ricchezza nazionale solo per il 3,8%. Delle terre arabili, la maggior parte è destinata alla coltivazione della canna da zucchero (che fornisce annualmente oltre 12 milioni e mezzo di t di prodotto). Altra importante coltura d‘esportazione è il tabacco, che ha nella provincia di Pinar del Río la zona più produttiva; seguono il caffè e varie colture frutticole destinate sia all‘esportazione (ananas e agrumi) sia al consumo interno (banane). Tra i cereali, al centro di un notevole sforzo produttivo per il raggiungimento dell‘autosufficienza alimentare, si coltivano invece mais, riso, patate, patate dolci e manioca. Notevole successo ha avuto inoltre la coltivazione del pomodoro, mentre rivestono una certa importanza alcune fibre tessili come il kenaf e l'henequen (ricavate da alcune specie di agave) e il cotone. § Importanza non trascurabile riveste infine lo sfruttamento del patrimonio forestale, che ricopre un quinto del territorio e fornisce ca 3 milioni di m3 annui di legname, rappresentato quasi interamente da pini. § Grande attenzione è stata anche rivolta al potenziamento del settore zootecnico (quasi 4 milioni di bovini e ca. 2 milioni di suini) e della pesca, quest‘ultima largamente sviluppatasi grazie alla creazione di una ben attrezzata flottiglia d‘imbarcazioni d‘alto mare; il pescato ammonta a 53.000 t.

Economia: industria e risorse minerarie

Il settore secondario impiega poco più del 16% della forza lavoro attiva e produce circa un quarto della ricchezza nazionale. L'industria continua a essere essenzialmente rappresentata dalla lavorazione dei prodotti agricoli locali, annoverando perciò soprattutto zuccherifici, manifatture di tabacchi, industrie tessili (che producono però anche filati e tessuti artificiali). Ingenti sforzi sono volti al potenziamento dei settori chimico e petrolchimico (che già si avvale di raffinerie all‘Avana e a Santiago de Cuba) cementiero e metallurgico, degli impianti per l'estrazione (a Sierra del Cristal) e raffinazione (a Nicaro Moa e a Punta Gorda) del nichel, del polo siderurgico (costruito con il concorso tecnico della Repubblica Democratica Tedesca). Di rilievo anche il centro per le biotecnologie sorto nei pressi della capitale. § La ricerca di combustibili per alimentare il fabbisogno energetico dell'isola (che assorbe quasi un quarto della spesa totale per l'importazione) aveva portato negli ultimi decenni del XX secolo alla progettazione e realizzazione di un impianto nucleare a Juraguá, nei pressi di Cienfuegos. Tale impianto, sovvenzionato dall'URSS, avrebbe dovuto affiancare la produzione di petrolio e gas naturale presenti sull'isola in quantità insufficienti. L'edificazione è stata tuttavia abbandonata a favore di altre fonti energetiche. Dall'inizio del nuovo millennio, Cuba sembra guardare con crescente interesse ai possibili giacimenti presenti nel Golfo del Messico, ancora inesplorati. Il sottosuolo cubano è relativamente ricco di minerali, tra cui emerge per quantità il già citato nichel, di cui Cuba è uno dei principali produttori del mondo; sono presenti inoltre cromite, minerali cupriferi e piccole quantità di cobalto.

Economia: commercio, comunicazioni e turismo

Fino al 1989, il commercio estero si è svolto per oltre il 50% con l‘Unione Sovietica, seguita da Giappone, Spagna, e poi dagli altri Paesi socialisti; un discreto ruolo hanno però avuto anche vari Stati occidentali, come la Germania Occidentale, la Gran Bretagna, la Francia, ecc. L‘Unione Sovietica, grandissimo acquirente di zucchero, ha assicurato per un paio di decenni, con accordi particolari, il quasi equilibrio della bilancia commerciale, nonostante Cuba dovesse importare molti prodotti industriali e la totalità dei combustibili, nonché derrate alimentari. All'inizio del Duemila i principali partner di Cuba sono, per le importazioni: Cina, Spagna, Canada, USA, Germania e Italia; per le esportazioni: i Paesi Bassi e, nuovamente, Cina, Canada, Spagna, cui si aggiungono il Belize e la Russia. Le esportazioni principali sono rappresentate, oltre che dallo zucchero (greggio e raffinato), anche da nichel, tabacco, pesce, caffè, agrumi e prodotti farmaceutici, a fronte di un importazione massiccia di petrolio, prodotti chimici e macchinari. Tra il 2004 e il 2006 l‘import è stato oggetto di un incremento costante, passando da 5 a 9 ml $ USA; anche l'export ha subito un leggero incremento, attestandosi tuttavia su volumi nettamente inferiori (circa 2,3-2,5 ml $ USA). Nel 2018 l'import ammontava a 10,03 ml $ USA e l'export a circa 2,8 ml $ USA.  Permane costante anche il debito estero, compreso quello verso la Russia. § A livello di infrastrutture, l‘isola dispone di una buona rete ferroviaria (8.367 km nel 2018, rappresentata però in larga misura da piccoli tronchi che uniscono le piantagioni di canna agli zuccherifici e ai porti di esportazione) e stradale (oltre 60.000 km, di cui circa la metà asfaltate, dato del 1999), che ha il suo asse principale nella superstrada che collega Pinar del Río con Santiago de Cuba, secondo sbocco marittimo dopo L‘Avana. Gli altri porti dell'isola sono Cienfuegos e Matanzas. I servizi aerei hanno subito un incremento significativo di investimenti, sia per le rotte interne sia per i voli verso i Paesi esteri. Il maggior aeroporto è quello internazionale José Martí, ubicato presso la capitale e seguito da quelli di Santiago de Cuba, Varadero, Camagüey e Holguín. § Grande attenzione continua a essere rivolta dal governo cubano al turismo, nonostante la situazione di costante crisi economica. Il settore, considerato notevole fonte di valuta, impiega oggi circa 200000; grazie allo sviluppo delle attrezzature alberghiere e all'aumento delle presenze straniere, esso concorre per il 40% al PIL nazionale. Tra il 2020 e il 2021 il settore turistico è stato gravemente danneggiato dalle misure contenitive imposte per fronteggiare la pandemia di Covid-19. 

Storia: la conquista spagnola

Quando il 28 ottobre 1492 Colombo sbarcò a Cuba, l'isola era abitata da Ciboney e Taino, popolazioni che non avevano dato vita a forme avanzate di civiltà e che non opposero quasi alcuna resistenza alla conquista degli Europei. Chiamata dapprima Juana, in omaggio alla figlia dei sovrani spagnoli, l'isola fu esplorata da Colombo nel corso del suo secondo viaggio oltre Atlantico (1493-94), ma la conquista vera e propria fu opera, dal 1510, di Diego Velázquez; unica battaglia di rilievo fu quella combattuta contro il capo Hatuey, che, preso prigioniero, fu arso vivo. Fra il 1510 e il 1515 Velázquez e i suoi luogotenenti fondarono le principali città . Sia dal punto di vista politico-strategico, sia sotto il profilo economico, l'isola acquistò grande importanza e, amministrata come Capitanía General dal Vicereame della Nuova Spagna (Messico), divenne, dalla seconda metà del sec. XVII, grande centro di produzione dello zucchero. La società era dominata da un'oligarchia fondiaria, strettamente legata ai mercati di smercio internazionali, mentre gli strati inferiori, dato il condizionamento dell'economia schiavistica e coloniale, operavano in una situazione di provata debolezza. La temporanea occupazione dell'Avana da parte degli Inglesi (1762), durante la guerra dei Sette anni, mise a contatto i piantatori di Cuba con i coloni britannici del Nord America e schiuse buone prospettive per l'esportazione dello zucchero. Dopo la proclamazione dell'indipendenza degli Stati Uniti, gli ambienti commerciali e finanziari della nuova nazione realizzarono investimenti massicci nelle piantagioni di zucchero e di tabacco. Dopo il 1815, anche a Cuba si manifestarono le prime insofferenze nei riguardi dell'assoggettamento coloniale; tentativi insurrezionali e sommosse esplosero in varie località. La situazione si fece più tesa al termine della guerra civile statunitense: gli ideali di libertà erano stati infatti recepiti dalla popolazione dell'isola, decisa a emanciparsi dalla Spagna.

Storia: la lotta per l’indipendenza

Il 10 ottobre 1868 Carlos Manuel de Céspedes lanciò il famoso “grido di Yara”, con cui proclamò l'indipendenza di Cuba e la liberazione degli schiavi. Un esercito rivoluzionario iniziò la lotta contro gli Spagnoli, mentre poco dopo, a Camagüey, Salvador Cisneros Betancourt, Eduardo Agramonte e Ignacio Agramonte formavano una giunta di governo. Il 10 aprile 1869 i patrioti approvarono una Carta costituzionale (la “Costituzione di Guaimaro”) e affidarono a Céspedes la presidenza della Repubblica. Lo scontro armato (la “guerra grande”), che vide accorrere tra le file degli indipendentisti anche uomini di altre nazionalità, durò dieci anni. Sul finire del 1877, il nuovo Capitán General spagnolo, Martínez Campos, fu autorizzato a trattare con i rivoltosi e con il Patto di Zanjón (10 febbraio 1878) i Cubani ottennero un'ampia amnistia, il diritto di essere rappresentati alle Cortes di Madrid, riforme amministrative e il riconoscimento dell'abolizione della schiavitù. Molti patrioti però si rifugiarono all'estero decisi a continuare la lotta; tra essi (Máximo Gómez, Antonio Maceo, Calixto García, Tomás Estrada Palma) emerse José Martí, l'“apostolo” di Cuba; egli fondò il Partido de la Revolución Cubana (1892), cercò di appianare le rivalità tra i nazionalisti, ricompose un esercito di liberazione e nel 1895, sbarcato sull'isola, riaprì le ostilità contro la Spagna.

Storia: la tutela degli Stati Uniti

Intanto negli Stati Uniti si era rafforzata la teoria del “destino manifesto”, secondo cui i Caribi dovevano diventare un feudo della Repubblica stellata. Il 15 febbraio 1898, quando l'unità della marina militare USA Maine affondò nel porto dell'Avana in seguito a una misteriosa esplosione, Washington aprì le ostilità contro la Spagna che, sconfitta, dovette riconoscere (dicembre 1898) agli Stati Uniti il possesso di Guam, delle Filippine e di Puerto Rico, nonché la tutela su Cuba, riconosciuta indipendente. La presenza di truppe statunitensi nell'isola e l'agganciamento alla Costituzione di Cuba del cosiddetto emendamento Platt, che concedeva agli Stati Uniti l'uso di una base navale (Guantánamo) e il diritto di intervenire direttamente negli affari politici e finanziari della nuova Repubblica, furono le manifestazioni più appariscenti della tutela degli Stati Uniti. Quando il primo capo dello Stato, Estrada Palma, assunse il potere nel febbraio 1902, i soldati nordamericani furono ritirati. Ma tornarono a varie riprese, perché Washington, grazie all'emendamento Platt, non cessò di intervenire nella politica cubana, favorendo la designazione di questo o quel presidente. Dopo la dittatura del generale Gerardo Machado (1924-33), caratterizzata da tensione ininterrotta e da sommosse e complotti, le funzioni presidenziali passarono in varie mani, ora di giunte provvisorie, ora di singoli personaggi, ma sempre manovrava dietro le quinte l'ex sergente Fulgencio Batista y Zaldívar che condizionò, in accordo con gli Stati Uniti, il succedersi degli avvenimenti e che nel 1940, dopo l'entrata in vigore di una nuova Costituzione, divenne presidente della Repubblica e affiancò gli alleati nella guerra contro l'Asse e il Giappone. Sostituito nel 1944 da Ramón Grau San Martín, leader del riformista Partido Auténtico, egli esercitò sempre la propria vigilanza e, di fronte alle esigenze delle forze democratiche che premevano per una riforma che desse giustizia e libertà ai Cubani, il 10 marzo 1952 tornò al potere con un colpo di stato.

Storia: l’istituzione del regime rivoluzionario di Fidel Castro

Contro la dittatura riesplosero gli attentati e le rivolte e il 26 luglio 1953 alcuni rivoluzionari, fra i quali il giovane Fidel Castro Ruz, tentarono di prendere d'assalto la caserma Moncada a Santiago: furono nella maggior parte catturati. Castro Ruz, processato, condannato e in seguito amnistiato, riprese più tardi le ostilità. Nel novembre 1956 rientrò dal Messico, dove si era rifugiato, e diede inizio alla guerriglia che in breve si sarebbe estesa e che alla fine del 1958 avrebbe costretto Batista a fuggire dall'isola. Il 1º gennaio 1959 le colonne dei partigiani entrarono nella capitale; a Cuba fu istituito un regime di tipo rivoluzionario. All'inizio il castrismo sembrò assumere la connotazione di una democrazia progressista e il giudice Manuel Urrutia Lleó fu nominato presidente. Il 17 luglio 1959 Urrutia Lleó fu estromesso e sostituito dal più radicale (poi comunista) Osvaldo Dorticós Torrado, e il sistema politico cubano si spostò sempre più a sinistra fino a identificarsi nel socialismo marxista. Fidel Castro Ruz diventò primo ministro, conservando il titolo di “leader supremo della rivoluzione”. Suo fratello Raúl e il comandante di origine argentina Ernesto “Che” Guevara, entrambi esponenti della guerriglia, occuparono posti governativi di primo piano. Tentativi di opposizione a tale svolta vennero soffocati nel sangue, con processi e fucilazioni in massa. Migliaia di cittadini preferirono emigrare negli Stati Uniti. Contemporaneamente cominciarono a essere introdotte misure per modificare l'assetto socio-economico del Paese. La riforma agraria del 17 maggio 1959 cancellò il latifondo e avviò un sistema di proprietà collettiva. Questa politica – che in campo internazionale avvicinò Cuba al blocco capeggiato dall'URSS – colpiva interessi anche stranieri e soprattutto statunitensi e determinò con gli USA un attrito sempre più forte, finché nel gennaio 1961 il presidente Eisenhower decise di rompere i rapporti diplomatici. Con il suo successore, John F. Kennedy, le cose non migliorarono; anzi, nell'aprile del medesimo anno, questi autorizzò una spedizione contro l'isola a opera di esuli partiti da basi statunitensi. L'operazione fallì sulla Baia dei Porci. Altro episodio di questa “guerra fredda” fu lo scontro che si sviluppò nell'ottobre 1962 a causa dell'impianto a Cuba di piattaforme missilistiche sovietiche. Dopo giorni di tensione, Mosca e Washington giunsero a un compromesso: la prima ritirò i missili, la seconda accettò il “congelamento” dello statu quo cubano. L'Avana fu considerata da quel momento un nuovo satellite dell'URSS; sì che, nel luglio 1964, l'Organizzazione degli Stati americani estromise Cuba dal sistema. Tutto ciò non fece desistere Castro Ruz dal suo orientamento, sia pure, ormai, nell'abbandono di qualsiasi idea di “esportazione” della propria rivoluzione. Con gli aiuti dell'URSS, accresciuti con l'adesione di Cuba al COMECON (1972), il governo poté dedicarsi allo sviluppo dell'isola.

Storia: dalla normalizzazione istituzionale ai segnali di apertura di Castro

Fu quindi risolto il problema della normalizzazione istituzionale del regime: nel febbraio 1976 fu approvata una nuova Costituzione che consacrò Cuba quale primo Stato socialista in America. Intanto la linea di stretta collaborazione con l'URSS spingeva L'Avana verso una politica di supporto militare ai disegni moscoviti di penetrazione nel Terzo Mondo. Particolarmente attiva fu la presenza cubana in Africa, dove un corpo di spedizione di varie migliaia di uomini consentì in alcuni Paesi (Angola, Mozambico, Etiopia) l'affermazione di regimi filosovietici. Nuovi scontri con gli USA si ebbero nell'ottobre 1983 con l'invasione americana di Grenada, dove si trovavano numerosi consiglieri militari cubani, e per la questione del Nicaragua sandinista, attivamente sostenuto da Castro Ruz; dopo l'avvio di negoziati riguardanti le migrazioni fra i due Paesi (1985), tali relazioni conoscevano un'ulteriore involuzione. Nonostante il largo ringiovanimento nella composizione del Comitato Centrale e del Politburo nel febbraio 1986, le indicazioni per una maggiore liberalizzazione politica ed economica proposte dalla nuova dirigenza sovietica non trovarono risonanza a Cuba nella misura auspicata: all'intrapreso ritiro (1989) delle truppe dall'Angola e dall'Etiopia, nello stesso anno corrisposero la purga nell'opposizione “istituzionale” interna nonché l'esplicito rifiuto di misure di riforma della struttura del potere, ritenute dannose per il socialismo. Tuttavia l'elezione di Cuba a membro del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (malgrado l'accusa di violazione dei diritti umani), appoggiata da numerosi Paesi latino-americani, attenuò sotto l'aspetto diplomatico il suo isolamento. Gravemente danneggiata nei propri rapporti commerciali dal dissolvimento del COMECON (1991), Cuba vedeva quindi venir meno il sostegno sovietico in conseguenza della caduta del comunismo in URSS (poi seguita, nel dicembre 1991, dalla disgregazione dell'Unione Sovietica). Allo sfascio di un'economia privata degli aiuti internazionali e alla perdita del consenso interno, Castro Ruz, al IV congresso del Partito comunista cubano (ottobre 1991), opponeva una modesta apertura, in economia, all'iniziativa privata e una riorganizzazione degli apparati burocratici che, pur senza intaccare il ruolo del partito unico, di ribadita fede marxista-leninista, introduceva alcuni elementi di democratizzazione (scomparsa della segreteria del Comitato Centrale, elezione diretta dei membri dell'Assemblea nazionale) nel sistema politico cubano. Questi provvedimenti non erano però sufficienti a frenare l'emorragia di consenso al regime che subiva lo scacco di emigrazioni di massa verso gli Stati Uniti. La stessa situazione economica, con l'inasprimento dell'embargo statunitense, non dava segni di miglioramento e nel 1993 Fidel Castro tentava di rompere l'isolamento con un'iniziativa tesa a ingraziarsi i governi del continente americano (invito alle formazioni guerrigliere di abbandonare la lotta armata per ricercare soluzioni politiche alle loro rivendicazioni). Un'analoga politica di distensione era perseguita anche all'interno del Paese e trovava una prima concreta manifestazione nella conferenza di riconciliazione tenuta all'Avana (1992) alla presenza di oltre 200 oppositori politici in esilio. Nel 1994 e nel 1995 il tentativo di Fidel Castro di utilizzare la minaccia di un'emigrazione di massa (nell'agosto del 1994 ca. 30.000 profughi hanno cercato di raggiungere le coste della Florida) come strumento di pressione su Washington non portava alle soluzioni sperate, ma peggioravao le relazioni tra le due amministrazioni. Ancora nel 1996, alla ricerca di solidarietà internazionale nei confronti di un'esperienza tanto singolare, Castro apriva anche alla Chiesa cattolica, invitando il pontefice a visitare Cuba. All'inizio del 1998 Giovanni Paolo II si recava a Cuba, dove veniva accolto con grande entusiasmo. Nei numerosi discorsi tenuti alla folla, tra il 21 e il 25 gennaio, Wojtyla rivendicava la piena cittadinanza politica dei cattolici ma anche il diritto di espressione e di associazione per tutti i laici, le due questioni che maggiormente gli stavano a cuore. Ricordava inoltre, anche se con prudenza, il grande dramma dei prigionieri e degli esiliati, auspicando un gesto di clemenza da parte del leader cubano. A febbraio tornavano in libertà duecento detenuti: un omaggio al pontefice, che durante la sua visita aveva indicato la via di una transizione pacifica condannando l'ingiustizia dell'embargo statunitense, ma soprattutto la dimostrazione che Fidel Castro aveva deciso di costruire un rapporto di alleanza con la Chiesa cattolica per assicurare al Paese un'evoluzione verso un sistema che salvaguardasse le conquiste sociali del castrismo garantendo maggiore pluralismo. La denuncia della Commissione dei diritti umani della ripresa dei processi contro altri oppositori, proprio mentre il governo dell'Avana vantava la liberazione dei prigionieri, sembrava contrastare con la nuova svolta politica, ma il portavoce del ministro degli Esteri cubano sottolineava la sostanziale differenza tra coloro che la stampa straniera definva detenuti politici e che secondo Cuba erano invece controrivoluzionari. Nel frattempo continuava l'azione di mediazione del pontefice tra gli Stati Uniti e Cuba, ma da Washington era ribadito il no all'attenuazione dell'embargo. Un segnale di reciproca apertura era comunque dato dalla visita a Cuba effettuata da J. Carter (il primo ex presidente degli Stati Uniti a essere ricevuto da Fidel Castro) nel maggio 2002. Nel gennaio 2005 la UE ha sospeso le sanzioni decise nel 2003, dopo l'arresto dei dissidenti. Nel 2006 è stato firmato un patto di alleanza politica ed economica con il Venezuela e la Bolivia, con l'obiettivo di contrastare l'influenza statunitense in America Latina. Nel luglio 2006, in seguito a un delicato intervento, Fidel Castro cedeva i poteri al fratello Raúl e nel 2008 rinunciava a tutti gli incarichi politici. In febbraio il fratello veniva eletto presidente. Nel marzo del 2012 Benedetto XVI ha visitato il Paese, incontrando Raúl e Fidel Castro. Nel 2014 veniva approvata una legge per favorire gli investimenti stranieri, mentre nel 2015, in seguito al disgelo dei rapporti diplomatici tra Cuba e Stati Uniti, riaprivano le rispettive ambasciate. Sempre nello stesso anno, a settembre, papa Fancesco si recava nel Paese. Nel 2016 è morto Fidel Castro. Nel 2018 è stato eletto presidente M. Díaz-Canel. Nel 2019 è stata apportata una modifica alla Costituzione ed è stato eletto premier M. Marrero Cruz. Nel luglio 2021 è scoppiata una vasta rivolta contro il governo e il Partito Comunista cubano, causata dalla crisi egonomica legata soprattutto alla contrazione del turismo e e alla mancanza di provvedimenti adeguati per fronteggiare la pandemia di Covid-19.

Cultura: generalità

L'anima culturale cubana, diretta emanazione di quella etnica, è triplice: vi si riconoscono la componente nativa, quella spagnola e quella degli schiavi africani qui deportati. Nei vari ambiti della vita culturale cubana prevalgono l'una o l'altra alternativamente, ma è la fusione delle diverse influenze a darle forma e peculiarità. Come spesso accade è la religione la sfera in cui la commistione risulta più evidente, con espressioni tra il sacro e il folcloristico di rara intensità. La dominazione straniera e il regime dittatoriale sono i temi più scandagliati dalla letteratura, le cui voci, spesso dall'esilio, sono anche quelle che meglio sanno cogliere le contraddizioni della Cuba del terzo millennio. Se nell'arte le discipline figurative in senso stretto sono state affiancate, e superate, da filoni legati alla propaganda governativa (grafica per manifesti, set cinematografici, pubblicazioni editoriali), proprio il cinema si è rivelato uno dei settori più sostenuti dalle politiche culturali. In effetti il 1959, anno della conquista del potere da parte di Castro, e il 1976, anno della Costituzione, segnano due importanti spartiacque anche per la vita culturale di Cuba. Da un lato lo Stato inizia a farsi garante e a impegnarsi per la diffusione dell'istruzione e dell'informazione, per la creazione di istituti e centri culturali; dall'altro propugna una regolamentazione piuttosto rigida delle voci e delle manifestazioni culturali in grado di rappresentare la nuova Cuba, soprattutto attraverso l'azione del Ministero della cultura, istituito proprio a partire dal 1976. Come per le altre arti, anche il teatro a Cuba ha beneficiato del supporto economico, logistico e promozionale del governo, divenendone importante mezzo di propaganda, neanche troppo celata, e occupandosi solo in una seconda e più recente fase dei problemi sociali, economici e culturali del Paese. Oggi lo scenario in cui artisti, teatri e compagnie operano ha un respiro più internazionale, favorito anche dagli scambi promossi da istituzioni come la Casa de las Americas, centro culturale e vero cuore pulsante del mondo artistico latino-americano. Senza dubbio tra i meriti ascrivibili alla condotta centralizzata della vita culturale va segnalato che oggi il Paese conta circa 2000 biblioteche e 250 musei, e molte istituzioni quali l'Accademia di scienze, l'Istituto dell'arte e dell'industria cinematografica o l'Istituto nazionale degli sport (molto seguito e praticato è il baseball, sport nazionale). D'altro canto non può essere negato un costante e piuttosto rigido controllo governativo sui mezzi di informazione, sia nella carta stampata sia in ambito radiotelevisivo. Testimonianza del ricco passato del Paese è, inoltre, una serie di siti protetti dall'UNESCO: la Città vecchia dell'Avana e il suo sistema di fortificazioni (1982); Trinidad e la Valle de los Ingenios (1988); il Castello di San Pedro de la Roca a Santiago (1997); la Valle di Viñales (1999); il paesaggio archeologico delle prime piantagioni di caffè del Sudest di Cuba (2000); il Centro storico urbano di Cienfuegos (2005); il Centro storico di Camagüey (2008).

Cultura: tradizioni

Nell'ambito del recupero delle tradizioni nazionali seguito alla rivoluzione, è stato rivalutato l'elemento indio originario, appartenente alla cultura dei Taino, o Aruachi, dando impulso alla ricerca scientifica (nella regione paludosa di Cienaga de Zapata è stato persino ricostruito, con riflessi considerevoli anche sul movimento turistico, un villaggio indio palafitticolo). L'apporto spagnolo ha improntato la vita e la cultura delle classi superiori, di rigida osservanza cattolica. Accanto al cattolicesimo, ufficialmente la fede più diffusa, si sono ampiamente sviluppate varie sette di origine africana (come quelle dei Lucumi e degli Abakua), che praticano spesso riti magici e animisti e hanno dato origine a una complessa e varia mitologia e a un ampio folclore, riguardante specialmente i riti funerari. La più importante festa popolare è il Carnevale, celebrato con sfarzo di costumi, di cortei e di fuochi artificiali, in date diverse, secondo le città. All'Avana, un tempo soprannominata la “Las Vegas dei Caraibi”, esso cade fra Natale e Capodanno; a Santiago verso la fine di luglio. I neri di alcune sette religiose hanno adottato varie feste cattoliche; tra le più frequentate: la festa della patrona dell'Avana, la Virgen de la Regla (assimilata dai Lucumi alla dea del mare), e la festa della Virgen de Candelaria (Purificazione della Vergine). La rivoluzione ha poi stabilito un nuovo calendario delle feste civili, fra le quali spicca quella del 1º gennaio (anniversario della vittoria definitiva dei castristi). Assai ricco è il folclore musicale; lo strumento principale è il tamburo (di cui esiste un'ampia varietà di tipi, fondamentalmente distinti fra tamburi sacri e tamburi per musica profana). Fra gli strumenti più singolari si ricordano: le maraces, la claves, la mariba e la marimbula. Assai ricco il repertorio delle danze: la habanera, il danzón, la sandunguita, la samba, la conga, la rumba, il cha-cha-cha (tutte di origine creola e adattate dai neri) e altre danze di origine puramente africana . Da ricordare anche varie pantomime afroamericane. Nell'abbigliamento è tradizionale la guayabera (una camicia leggera indossata dagli uomini). Nell'alimentazione hanno largo consumo la carne suina, il pesce, molti piatti di origine creola, moltissimi di origine africana (come il popolarissino congri, preparato con fagioli neri e riso), fagioli, certi tuberi chiamati viandas, pomodori; la papaya e la banana, tra i frutti; il succo di canna e la melassa per varie bevande e per dolci. Caffè, birra e rhum sono le bevande più diffuse. Tradizionale è il consumo di sigari, rinomati in tutto il mondo.

Cultura: letteratura

Sebbene sia stata una delle prime e più ricche colonie spagnole, Cuba non fu mai sede di corte vicereale, non ebbe università prima del 1728, né alcuna tipografia prima del 1707, né un teatro prima del 1766, mancò insomma di una vera vita intellettuale fin quasi alla fine del sec. XVIII (facendo eccezione per la pubblicazione dell'Espejo de paciencia, racconto in versi, del 1608, dovuto a S. Balboa Troya y Quesada, nato però nelle Canarie), quando un governatore illuminato, Luis de las Casas, diede l'avvio a un fecondo moto culturale. Nei secoli coloniali non mancarono, ovviamente, collegi religiosi (in particolare di domenicani e gesuiti) e qualche scrittore ecclesiastico – come il vescovo Morell de Santa Cruz, autore di una Historia de la isla y catedral de Cuba (ca. 1760) – e profano – come lo storico Arrate (Llave del Nuevo Mundo, 1761). Un notevole rigoglio si ebbe alla fine del Settecento e durante tutto l'Ottocento. La vicinanza geografica agli Stati Uniti e l'appoggio dato da questi alla causa dell'indipendenza dell'isola indussero molti dei maggiori scrittori cubani – da Heredia a Martí – a rifugiarsi negli USA. I contatti con la lingua, il pensiero e la letteratura statunitensi furono frequenti. L'illuminismo non solo ispirò in senso neoclassico l'attività di poeti quali M. del Socorro Rodríguez (1758-1818), M. de Zequeira (1760-1846) e M. J. de Rubalcava (1769-1805), autore degli Ocios de Guantánamo (in cui l'elemento bucolico prelude al romanticismo), ma propugnò apertamente idee innovatrici nel Papel periódico de La Havana (1790-1805), uno dei primi periodici americani, divenuto più tardi (1810) il quotidiano El Diario de La Habana. Riformatori ideologici e pedagogisti di valore furono preti di tendenze liberali, come J. A. Caballero (1762-1835) e F. Varela (1788-1853); mentre prendevano impulso anche il teatro (El príncipe jardinero, di S. Pita) e le scienze, dopo il celebre saggio di A. Humboldt (1826), che costituì una vera “scoperta” moderna di Cuba. E presto cominciarono le cospirazioni per la libertà dell'isola, le repressioni da parte delle autorità spagnole, che fucilarono, fra gli altri, il mite poeta mulatto G. de la Concepción Valdés, detto “Plácido” (1809-1844), gli esili. Grandi esuli furono il poeta J. M. de Heredia (1803-1839), primo romantico d'America, autore di liriche esemplari quali En el teocalli de Cholula (1820) e Niágara (1824), il critico e letterato D. del Monte (1804-1853), il poeta e prosatore J. C. Zenea (1832-1871), che morì fucilato, il narratore C. Villaverde (1812-1894), il cui romanzo Cecilia Valdés (1839) segna il trionfo del romanticismo nella narrativa, e il poligrafo ed educatore J. E. Varona (1849-1933), massima figura del positivismo cubano. Ma anche negli scrittori che non andarono in esilio, romanticismo, patriottismo e liberalismo si fondono inscindibilmente, come nel poeta e drammaturgo J. J. Milanés (1814-1863), nell'appassionata poetessa Gertrudis Gómez de Avellaneda (1814-1873), nel letterato R. M. de Mendive (1821-1886), nel poeta J. L. Lauces (1826-1867), nei narratori "costumbristi" A. Suárez, R. Piña e J. M. de Cárdenas, nei commediografi popolari F. Covarrubias (1775-1850) e J. A. Millán. Verso la fine del sec. XIX si affermò il modernismo, che ebbe la sua figura di punta nel grande poeta, prosatore ed eroico patriota J. Martí (1853-1895). Poeti di notevole personalità furono anche J. del Casal (1863-1893), F. Uhrbach (1873-1932), i fratelli Pichardo, e successivamente, tra i poeti di tendenze avanguardiste raggruppati specialmente intorno alla Revista de Avance (1927-30) e alla rivista Orígenes (1944 e seg.), Regino E. Boti (1878-1959), E. Florit (1902-1999), sottile lirico metafisico, M. Brull (1891-1956), esponente della poesia pura, Dulce M. Loynaz (1903-1997), squisita poetessa, E. Ballagas (1910-1954), iniziatore della cosiddetta poesia afro-cubana, N. Guillén (1902-1989), R. Pedroso (1898-1979), J. Lezama Lima (1910-1976), grande poeta ermetico e neobarocco, noto anche come romanziere e saggista, Cinto Vitier (n. 1921), S. Feijoo, nonché P. A. Fernández, H. Padilla e Fayad Jamis (n. 1930). Numerosi sono anche i prosatori del Novecento: narratori come A. Hernández Catá (1885-1940), J. A. Ramos (1885-1946), L. F. Rodríguez (1888-1947), C. Montenegro, E. Labrador, L. Novás Calvo (1905-1984), A. Carpentier (1904-1980), uno dei maggiori dell'America Latina, E. Serpa; e saggisti e critici quali F. Ortiz, J. M. Chacón y Calvo, J. Marinello, F. Lizaso, J. Mañach (1898-1963) e altri. Della generazione successiva emergono, fra i fedeli del regime, R. Fernández Retamar (n. 1930) e il narratore e drammaturgo Virgilio Piñera (1912-1979), fiancheggiati da alcuni scrittori di altri Paesi, come l'uruguayano Mario Benedetti (n. 1920), poeta, narratore e saggista. Attività critica, saggistica e docente svolge anche J. A. Portuondo. Fra gli scrittori della generazione successiva vanno menzionati alcuni esiliati: la saggista e narratrice Julieta Campos; i poeti Juana Rosa Pita e Rolando Campins; lo scrittore Reynaldo Arenas (morto suicida nel 1990 poco dopo aver concluso la sua autobiografia, Prima che sia notte), le cui opere, messe all'indice in patria ma tradotte con successo sia in Europa sia negli USA, hanno rappresentato una delle espressioni più sofferte e malinconiche della letteratura cubana dell'esilio; Guillermo Cabrera Infante (n. 1929), prosatore potente (Tres tristes tigres, 1964) che ha fatto della condizione di exiliado un punto di partenza per la propria strenua lotta anticastrista; Severo Sarduy (1937-1993) che, con alcune sue opere degli anni Settanta (Cobra, 1973; Barroco, 1974; Bing-Bang, 1975), si è guadagnato uno dei primi posti fra gli scrittori più originali dell'America Latina (del 1991 la sua ultima opera, Cocuyo). Sarduy, similmente a Reynaldo Arenas, ha vissuto, oltre che l'esperienza dell'esilio, quella dell'omosessualità e dell'AIDS. Da segnalare quegli scrittori nati intorno al 1940, cresciuti con la rivoluzione, che hanno iniziato a pubblicare dopo di essa e che sono testimoni del suo problematico esaurirsi. Tra i narratori vanno ricordati Miguel Barnet (n. 1940) con la trilogia di romanzi (Biografia di un cimarron, 1966; Canción de Rachel, 1969; Gallego, 1974) in cui si realizza una felice coabitazione di creatività romanzesca e indagine antropologica; Manuel Pereira (n. 1948) con il romanzo El comandante veneno (1977); e ancora J. Onelio Cardoso, J. Diaz Rodriguez, Norberto Fuentes, A. Benitez Flores. A tale schiera appartiene anche S. Paz, autore di culto per la sua generazione, dal cui libro Fresa y chocolate, incentrato su temi quali l'amicizia e la convivenza con le diversità altrui è stato tratto nel 1993 un film di grande successo. Importanti figure del panorama letterario contemporaneo di Cuba. sono, inoltre, Miguel Mejides (n. 1950) e J. M. Sánchez Gómez, le cui opere sono una preziosa testimonianza delle contraddizioni odierne che il Paese sta affrontando, tra modernità e conservatorismo politico, Abel Prieto e Angel Augier (n. 1910). Tra i poeti operano attivamente i cosiddetti novisimos, i quali tornano alla realtà quotidiana cercando un equilibrio tra forme poetiche “impegnate” e altre più pure, tese solo a esprimere la nuova realtà umana dell'isola. Tra questi emerge il gruppo orbitante intorno alle Ediciones El Puente (Belkis Crusa Malée, Pedro Pérez Sarduy, Nancy Morejón, Lina de Feria) e quello di El Caimán Barbudo, supplemento mensile della rivista Joventud Rebelde (Orlando Alomá, Victor Casaús, Luis Rogelio Nogueras e Guillermo Rodriguez Rivera). Fra gli autori teatrali ricordiamo infine J. Triana, Reguera Saumell, Nicolás Dorr, Flora Lauten. A L'Avana, ogni anno, si svolge inoltre un'importante Fiera del Libro internazionale, a cui partecipano spesso editori e rappresentanti di molti Paesi, non solo sudamericani. 

Cultura: arte

Nella Cuba nata dalla rivoluzione, l'interesse maggiore fu portato all'architettura e all'urbanistica per risolvere i problemi delle abitazioni: alla soluzione di agglomerati a bassa densità edilizia, con edifici unifamiliari, succedette poi, per ragioni economiche, quella di interventi più concentrati, con largo uso della prefabbricazione. Tra le realizzazioni più importanti è il complesso residenziale amministrativo di “L'Avana Est”, con nucleo centrale attrezzato che alterna edifici sviluppati in altezza ad altri in orizzontale, alternati a zone a verde, con costante separazione dei percorsi pedonali e di quelli automobilistici. Per quanto riguarda le arti visive, la priorità data al processo di acculturazione di base ha concentrato l'interesse sull'uso massiccio dei mass-media (radio, TV, cinema), per cui le forme più originali di espressione si sono avute, più che nella pittura – tra i cui protagonisti si ricordano R. Portocarrero (1912-1985), H. Consuegra (1929-2003), fondatore del “Grupo de los Once”, L. Posada –, nella grafica, nel design di tessuti, nelle scenografie teatrali e cinematografiche, nell'illustrazione e nella creazione di manifesti, nel cui ambito la produzione cubana è tra le più vivaci dell'America Latina. Il governo ha largamente supportato gli artisti agevolandone il lavoro, fornendo i mezzi e promuovendo la loro arte grazie a gallerie e musei (National Museum of Fine Arts, Gallery of Havana) e rassegne (come la Biennale di L'Avana).

Cultura: danza

La danza teatrale fece la sua prima documentata apparizione nell'isola nel 1842, con Fanny Elssler, che a fianco del suo partner abituale e della sorella si produsse in una serata di balletto al Teatro Tacòn de L'Avana. Successivamente una tournée della compagnia di Anna Pavlova toccò Cuba nel 1917. La Sociedad pro Arte Musical prese a organizzare, a partire dal 1931, alcune serate di balletto e, all'interno del Conservatorio da essa gestito, un corso di danza classica dal quale uscirono Ferdinando Alonso e Alicia Martinez Alonso, destinata quest'ultima a diventare stella di prima grandezza e fautrice della moderna e ammirata tradizione ballettistica cubana, originale fusione tecnico-stilistica fra le scuole sovietica e statunitense. Il suo Ballet Alicia Alonso, fondato nel 1948 e divenuto nel 1955 Ballet de Cuba, dopo la rivoluzione castrista del 1959 fu insignito del titolo di Ballet Nacional de Cuba. Da allora ha avuto un vertiginoso sviluppo, conquistando alla danza un'attenzione popolare vastissima e promuovendone un'articolata presenza nella società cubana, attraverso un sistema di scuole regionali, culminanti nella Scuola Nazionale e nella Scuola Superiore d'Arte. A queste si affianca l'attività della compagnia, un centro di documentazione storico-iconografico e un trimestrale specializzato. A Cuba operano altre compagnie minori: il gruppo di Danza Nacional de Cuba, il Conjunto Folklòrico Nacional, e il Conjunto de Danzas Escénicas, il Ballet de Camagüey, diretto da Fernando Alonso, il Conjunto Folklòrico de Oriente e il Conjunto Folklòrico Cotumba. Nell'isola si tiene, con cadenza biennale, sotto l'egida della Alonso e della sua compagnia nazionale, un importante Festival Internazionale del Balletto.

Cultura: musica

La musica colta non ha avuto a Cuba uno sviluppo di particolare rilievo, anche se non sono mancati nel Novecento compositori come Amadeo Roldán e Alejandro García Caturla i quali, peraltro, si sono rifatti alla musica popolare locale che vanta una tradizione di tutto rispetto: si può dire che Cuba sia stata il principale centro generatore del folclore musicale sudamericano. Carattere essenziale di questa tradizione è la fusione di componenti europee (spagnole), specialmente per quanto riguarda l'aspetto melodico, con forti influssi afroamericani. I tipi musicali più diffusi sono danze in ritmo binario, con notevole uso di sincopi (risultato d'influssi africani) e caratterizzate da schemi ritmici che si ritrovano sviluppati in danze brasiliane o argentine. I tipi più importanti sono il danzón (uno sviluppo della controdanza europea), il son, la habanera (cui si sono ispirati musicisti europei e da cui deriva il tango), la rumba e la conga. Nel Paese lungo tutto l'arco dell''anno si svolgono numerosi festival di musica, che spaziano attraverso tutti i generi: dal recente stile derivato dall''incrocio tra l'hip hop e il rap con i ritmi latini, all'ormai classico latin-jazz. Va citato anche il notevole successo del fenomeno Buena Vista Social Club, in termini di album (1997), di film (1999, regista Wim Wenders), e di concerti, che ha senz'altro contribuito a diffondere ancor di più a livello mondiale la musica di Cuba. Originarie di Cuba sono la celebre cantante pop Camila Cabello e la cantautrice Lauren Jauregui.

Cultura: cinema

Una produzione sporadica, semicoloniale e turistica caratterizzò il lunghissimo periodo prerivoluzionario (1897-1958), in cui due soli cineasti tentarono fra enormi difficoltà e ostilità una strada nazionale: E. Díaz Quesada (La zafra, 1919) e R. Peón (1887-1971; La Virgen de la Caridad, 1930). Nel 1956 un documentario sociale di mezz'ora, El Mégano, realizzato dai giovani politicizzati dell'associazione “Nuestro Tiempo” e sequestrato dalla polizia di Batista, annunciava il cambiamento. Quei giovani (J. García Espinosa, n. 1926, T. Gutiérrez Alea, 1928-1996, A. Guevara) divennero poi i maggiori registi e dirigenti dell'ICAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos), fondato nel 1959 e che segnò, dopo la legge (El cine es un arte) promulgata il 23 marzo da Fidel Castro, la vera nascita del cinema cubano, dandogli per la prima volta dignità, mezzi e strutture. Si verificò nei primi anni un'esplosione documentaristica, grazie anche alla personalità di S. Alvarez (1919-1998), organizzatore del cinegiornale Noticiero latino-americano, autore in proprio di reportages e pamphlets di altissima classe, maestro indiscusso della nuova generazione di documentaristi e cinereporter. Impronta semidocumentaria e fortemente neorealistica ebbero anche i primi film a soggetto di Gutiérrez Alea (Historias de la revolución, 1960), García Espinosa (Cuba baila, 1960), O. Torres (Realengo 18, 1961) e altri. Si evocarono le battaglie sociali del passato e la recente lotta partigiana, ci si occupò dell'alfabetizzazione, del balletto nazionale, del primo carnevale socialista, dei problemi dell'isola (tentativo d'invasione, blocco economico). Gutierrez Alea s'impose come il miglior regista cubano progredendo di film in film (Las doce sillas, 1962; Cumbite, 1964; Muerte de un burócrata, 1966; Memorias del subdesarrollo, 1968); Espinosa, che si consacrò prevalentemente all'organizzazione e all'impegno culturale, passò dal picaresco Las aventuras de Juan Quin Quin (1967) al combattivo Tercero mundo, tercera guerra mundial (1970); H. Solás, (1941-2008), rivelatosi nel 1966 con il mediometraggio partigiano Manuela, affrontò la condizione femminile nel trittico Lucía (1968); M. Octavio Gómez (1934-1988) si distinse con La primera carga al machete (1969). Tuttavia il nuovo decennio si aprì con opere fin troppo elaborate: Una pelea cubana contra los demonios (1971) di Gutierrez Alea, Los días del agua (1971) di Gómez, primo vero film a colori. Più la democrazia socialista si istituzionalizzava e più il cinema si assumeva compiti di propaganda e di sostegno, politicizzandosi ulteriormente. Come nel realismo socialista degli anni Trenta in URSS, si è concesso grande spazio alla storia: l'epopea della schiavitù (La última cena, 1976, di Alea; El otro Francisco, 1975, e Rancheador, 1976, di S. Giral), la figura di un dirigente comunista che fissò la continuità tra J. Martí e F. Castro (Mella, 1975, di E. Pineda Barnet), lo sbarco dei mercenari e la loro disfatta (Girón, 1972, di M. Herrera). Ma si è affacciato, con rigido schematismo, anche il tema della lotta contro i nemici interni (El hombre de Maisinicú, 1973, e Río Negro, 1977, di M. Pérez; Ustedes tienen la palabra, 1974, di Gómez). Un largo settore, anche documentario, è stato comunque dedicato alla presenza del colonialismo e dell'imperialismo nell'America Latina (La quinta frontera, 1975, di P. Vega (1940-2005) su Panamá; Puerto Rico di F. Pérez e J. Díaz; Cantata de Chile, 1975, di Solás). Sempre dominato da Alvarez (Celia, imagen del pueblo e La guerra necesaria, 1980), il campo documentaristico ha probabilmente dato i titoli migliori del decennio, da La nueva escuela (1973) di J. Fraga, a De cierta manera (1974) della scomparsa Sara Gómez, a En tierra de Sandino (1980) di Jesús Díaz, ai numerosi saggi del vivaio giovanile. Tra i successivi e piuttosto scarsi film con attori, spiccano Retrato de Teresa (1979) di Vega, La tierra y el cielo (1980) di Gómez, Cerilia (1980-81) di Solás e Hacía un cierto punto (1983) di Alea. Quest'ultimo negli anni Novanta è tornato a imporsi con due film prima di una prematura scomparsa, Fragola e cioccolato(1993) e Guantanamera (1995), entrambi co-diretti con Juan Carlos Tabío (n. 1943), autore, nel 2000 della pellicola Lista d’attesa. Va segnalato, comunque, un netto calo di produzioni e di sostegno pubblico al cinema proprio a partire dagli anni Novanta, cui sembrano far seguito timidi segnali di ripresa. Tra le opere e gli autori di un certo rilievo si distinguono ancora Tabío e Solás rispettivamente con Aunque estés lejos (2003) e Suite Habana (2003). Tra i nomi nuovi citiamo Enrique Colina e Rigoberto López, già autori di documentari. Un cenno lo merita una rassegna annuale di livello continentale che è il Festival internazionale del nuovo cinema latino-americano.

Bibliografia

Per la geografia

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Per la letteratura

R. Lazo, La literatura cubana, Città di Messico, 1965; M. Henríquez Ureña, Panorama histórico de la literatura cubana, 2 voll., L'Avana, 1978; V. De Tommasso, Il tema della schiavitù nella letteratura cubana, Roma, 1990.

Per la musica

F. Ortiz, La africanía de la música folklórica de Cuba, L'Avana, 1950; G. Chase, A Guide to the Music of Latin America, Washington, 1962; A. Carpentier, La música en Cuba, Città di Messico, 1972.

Per il teatro

N. Gonzales Freire, Teatro cubano, L'Avana, 1962.

Per il cinema

U. Casiraghi, Cinema cubano, Roma, 1967; Autori Vari, Teorie e pratiche del cinema cubano, Venezia, 1981.

Per il folclore

F. Ortiz, Los bailes y el teatro de los negros en el folklor de Cuba, L'Avana, 1951; R. H. Phillips, Cuba: the Island of Paradox, New York, 1959; F. Ortiz, La antigua fiesta afrocubana del “Día de reyes”, L'Avana, 1960; R. Rabinovitz, El folklore musical de Cuba, L'Avana, 1982.

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