Eisenhower, Dwight David
Indicegenerale e uomo politico americano (Denison, Texas, 1890-Washington 1969). Dopo aver frequentato l'Accademia militare di West Point, servì presso scuole di addestramento e guarnigioni finché fu assegnato all'ufficio del capo di Stato Maggiore dell'esercito Douglas McArthur, che lo inviò in qualità di assistente militare nelle Filippine, dove rimase fino al 1940. La seconda guerra mondiale rivelò le sue qualità di stratega: lo sbarco alleato nell'Africa settentrionale, quello in Sicilia, la conquista dell'Italia, l'operazione Overlord con lo sbarco in Normandia (Francia) e quindi la liberazione della Francia, del Belgio e dell'Olanda, la disfatta nazista nella Germania occidentale lo ebbero come protagonista. Al termine del conflitto fu nominato capo di Stato Maggiore dell'esercito; nel 1951 ebbe il comando supremo delle forze alleate della NATO Proposto nel 1952 come candidato alla presidenza degli USA dalla Convenzione repubblicana di Chicago, ottenne una brillante vittoria, grazie anche alla promessa di concludere l'Armistizio di Corea, come infatti avvenne l'anno dopo. In politica estera Eisenhower si propose di superare il timido containment del comunismo attuato da Truman, imprimendo alla politica estera americana un indirizzo attivistico mirante a far indietreggiare l'espansionismo sovietico, conseguendo, in ultima analisi, la “liberazione” dei Paesi soggetti a regimi comunisti. Apparve tuttavia ben presto chiaro che il presidente non possedeva l'abilità né i mezzi per realizzare un programma così ambizioso. A parte alcune iniziative (quali la prima conferenza “al vertice”, a Ginevra, nel 1955 e la visita del primo ministro sovietico Chruščëv negli USA nel 1959), l'amministrazione Eisenhower si limitò a difendere lo status quo per quanto riguardava i problemi aperti sia sullo scacchiere europeo (Berlino, la questione tedesca e la riduzione degli armamenti) sia su quello asiatico (rapporti con la Cina e sistemazione dell'Indocina). Rieletto nel 1956, Eisenhower poté segnare al suo attivo l'aver saputo mantenere gli USA in pace, liquidando la guerra di Corea (1953), non lasciandosi coinvolgere in un intervento in Indocina e controllando la crisi di Suez del 1956. Al passivo va invece segnata la perdita di prestigio degli USA soprattutto nel Terzo Mondo, dovuta in buona parte all'ostilità con cui Eisenhower trattò le tendenze neutralistiche che si affermavano in quegli anni nei Paesi in via di sviluppo. Sul piano interno Eisenhower seguì un indirizzo di conservatorismo illuminista e riuscì a mantenere la prosperità economica, nonostante la minaccia di crisi del 1957-58. Furono compiuti anche significativi progressi nell'estensione ai neri dei diritti civili, soprattutto in materia di segregazione scolastica, per combattere la quale il presidente non esitò a inviare le truppe federali a Little Rock (1957).
Bibliografia
H. C. Butcher, Tre anni con Eisenhower, Milano, 1948; J. Gunther, Eisenhower. L'uomo e il simbolo, Milano, 1952; K. McCann, Man from Abilene, New York, 1952; S. Adams, First Hand Report. The Inside Story of the Eisenhower Administration, Londra, 1962; D. Eisenhower, Eisenhower. Gli anni della guerra, Milano, 1989.