L'Italia nel Cinquecento e nel Seicento

I domini spagnoli: Milano, Napoli e la Sicilia

I territori controllati dagli Spagnoli erano accomunati dalla tendenza a investire nell'acquisto della terra piuttosto che nel finanziamento delle attività imprenditoriali e commerciali. Nel Sud Italia erano state infeudati non solo terre ma addirittura paesi e città. La corruzione della burocrazia spagnola favoriva i potenti locali e, tramite l'appalto dell'esazione fiscale, dava adito ad abusi di ogni sorta. Nel Milanese gravi danni provocò il passaggio dei lanzichenecchi che portarono la peste bubbonica. La crescita demografica che portò la città di Napoli a essere nel sec. XV la seconda città europea, dopo Parigi, non fu accompagnata da un equivalente sviluppo economico. L'enorme plebe in condizioni di estrema miseria fu sovente spinta alla rivolta. Nel 1647 Masaniello capitanò una rivolta popolare antispagnola sorta a causa dell'introduzione di una nuova gabella sulla frutta. La sommossa indusse alla fuga il viceré spagnolo che fece uccidere i capipopolo dai suoi sicari. Anche la Sicilia diede vita a violente rivolte anti-spagnole, nel 1647 a Palermo e nel 1674 a Messina, conclusesi senza risultati.