Agostino e i tardi prosatori latini
I tardi prosatori latini
Fra i più tardi eruditi latini occupano un posto particolare le figure di Boezio, la cui fama è legata alla tradizione filosofica, e di Cassiodoro.
Boezio
Anicio Manlio Torquato Severino Boezio nacque a Roma verso il 480 dalla nobile famiglia senatoria degli Anici, da tempo convertita al cristianesimo. Compì studi filosofici che perfezionò ad Atene. Fu amico e consigliere del re ostrogoto Teodorico, che inizialmente aveva cercato di promuovere l'inserimento dell'aristocrazia romana nel suo regno. Divenne console nel 510 e ricoprì alti incarichi ufficiali. Accusato di tradimento nel 523, fu imprigionato a Pavia e poi giustiziato senza processo l'anno successivo. La sua multiforme opera nacque anzitutto dall'intento di conservare il grande patrimonio filosofico dell'antichità, nel momento dell'eclissi del mondo classico. Nel campo filosofico tradusse e commentò gli Analitica priora (Analitici primi) di Aristotele e l'Isagoge di Porfirio; compose egli stesso trattati di logica, aritmetica, geometria, musica e inoltre di teologia sulla Trinità e contro alcune eresie. La sua fama è soprattutto legata alla sua ultima opera, scritta in carcere nel 523-524, De consolatione philosophiae (La consolazione della filosofia), in 5 libri. L'opera, insieme di prosa e versi, è un dialogo tra Boezio e la Filosofia, che gli appare come una nobile matrona venuta a consolarlo. Nel contenuto filosofico convivono elementi platonici e stoici. Lo stile è vigoroso e la lingua classicheggiante. L'opera, considerata una specie di altissimo testamento spirituale, ebbe vasta risonanza in tutto il mondo medioevale.
Cassiodoro
Flavio Magno Aurelio Cassiodoro nacque verso il 490 a Squillace in Calabria, figlio di un potente funzionario di Teodorico di origine siriana, patrizio e prefetto del pretorio. Raggiunse i più alti gradi della carriera amministrativa alla corte del re ostrogoto: fu questore, console e magister officiorum (ministro degli interni), carica nella quale sostituì Boezio. Collaborò con Teodorico nella politica di conciliazione tra i barbari conquistatori e l'aristocrazia romana. Divenne prefetto del pretorio con il re Atalarico e ricoprì anche prestigiosi incarichi con i successori, Teodato e Vitige. Dopo la caduta di Vitige nel 540, Cassiodoro si ritirò nelle sue terre in Calabria, nel monastero di Vivario da lui stesso fondato, impegnando il resto della sua vita in un'infaticabile attività di studio dei testi sia pagani sia cristiani e nella formazione intellettuale dei monaci del convento, che avevano l'obbligo di copiare e studiare i codici antichi. Morì ultra novantenne nel 583. Nel primo periodo della vita scrisse Chronica, un compendio di storia universale dalla creazione del mondo, con l'elenco di tutti i consoli da Bruto e Tarquinio fino a Eutarico del 519, al quale dedicò l'opera; Historia gothica (Storia dei Goti), in 12 libri, andata perduta e di cui è giunta un'epitome del goto Iordanis; Variae (sottinteso epistulae, Lettere varie), in 12 volumi, 468 lettere ufficiali che rappresentarono un modello per lo stile burocratico medioevale. Nel periodo monastico scrisse Institutiones divinarum et humanarum litterarum (Istituzioni di letteratura sacra e profana), in 2 libri, in cui Cassiodoro dava ai suoi confratelli i criteri per interpretare le scritture, i precetti della vita monastica, trattando anche delle sette arti liberali. Tra gli scritti minori si ricorda l'Historia ecclesiastica tripartita, rielaborazione di tre storie ecclesiastiche greche.