sémina

sf. [sec. XVI; da seminare]. Atto ed effetto del seminare: la semina degli ortaggi. Per estensione, il tempo, l'epoca in cui si compie tale operazione (per lo più riferito al grano): si avvicina la semina. § La semina, operazione con cui si distribuisce la semente sul terreno, previa preparazione adeguata di quest'ultimo, allo scopo di ottenere nuove piante, può essere effettuata a mano o per mezzo di apposite macchine (seminatrici); secondo le esigenze colturali di ciascuna specie e le condizioni ambientali in cui si opera, viene eseguita in epoche diverse: in autunno per le piante resistenti al freddo, come vari cereali vernini, in primavera o durante l'estate per la maggior parte delle altre piante erbacee. La semina può essere effettuata a spaglio o a gettata (spargendo i semi uniformemente sul terreno), oppure a righe o a file (lungo solchi tracciati in precedenza). Di solito la semina a spaglio si riserva alle colture foraggere (prati polifiti, erbai ecc.) e per il riso, mentre in tutti gli altri casi, anche per le foraggere coltivate pure (prati monofiti), si preferisce la semina a righe. Quest'ultima, che per lo più viene eseguita a macchina, consente un notevole risparmio di tempo e di manodopera e facilita la successiva esecuzione di lavori colturali, come sarchiature, diserbo ecc.; essa può essere a righe semplici, binate o ternate, in cui i semi vengono deposti uniformemente e singolarmente, oppure a cespi o postarelle, dove i semi si pongono nel terreno a gruppi. Quest'ultima disposizione si usa per quelle piante che richiedono una concimazione localizzata, come le zucche, i meloni e altre Cucurbitacee, o che si coltivano a cespi, richiedendo di essere sostenute da appositi supporti durante la crescita (come i fagioli, le fave, i piselli e altre Leguminose). I procedimenti di semina variano secondo il tipo e la natura dei semi, il loro volume, l'eventuale precocità di germinazione, il clima e la natura del terreno ecc.