insetticida
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sm. (pl. -i) [sec. XIX; da insetto+-cida]. Composto chimico, naturale o sintetico, impiegato nella lotta contro gli insetti nocivi.
Chimica: insetticidi polivalenti
Le caratteristiche più importanti che definiscono un insetticida sono: la modalità d'azione, e cioè per ingestione, per contatto, per inalazione (insetticidi fumiganti); se queste modalità, caratteristiche secondo cui, inoltre, gli insetticidi vengono classificati, sono riunite si hanno gli insetticidi polivalenti; la stabilità chimica (un prodotto stabile si impiega lontano dal raccolto, in vicinanza del raccolto si usa un prodotto instabile); la tossicità, acuta o cronica, per l'uomo, gli animali domestici, gli insetti utili e le piante; la percentuale di principio attivo e le dosi; la modalità d'impiego e di distribuzione (prodotti polverulenti, prodotti liquidi, granulari, aerosol). § Gli insetticidi per ingestione sono impiegati su insetti che abbiano un apparato boccale. Sono composti essenzialmente inorganici: a base di arsenico, sotto forma di arseniati di piombo e calcio la cui efficienza è proporzionale al contenuto di arsenico metallico e a cui è richiesto di essere poco o nulla solubili in acqua per non entrare nella linfa delle piante; a base di fluoruri o fluoroalluminati con efficienza proporzionale al contenuto in fluoro, ma pericolosi per le piante essendo solubili in acqua; a base di zolfo con proprietà anche fungicide, non tossici per le piante. § Gli insetticidi per contatto agiscono penetrando attraverso la cuticola dell'insetto. Di origine vegetale sono importanti la nicotina e i suoi derivati, impiegati contro gli afidi, che agiscono sul sistema nervoso centrale; il piretro, molto efficiente e soprattutto degradabile rapidamente per cui ne è consigliato l'uso nelle abitazioni contro mosche, zanzare, ecc.; il rotenone e altri composti strutturalmente simili, che agiscono sul processo di fissazione dell'ossigeno, efficienti, poco dannosi all'uomo, inerti per le piante, usati in agricoltura. Di origine sintetica si citano i nitrofenoli e i loro esteri, anche usati come erbicidi e fungicidi, agenti sulla fissazione dell'ossigeno; il DDT e simili, che agiscono sull'apparato motorio con susseguente paralisi: sono tra i più efficienti insetticidi ma anche tra i più tossici per l'estrema stabilità al calore e alla luce, per la quasi nulla solubilità in acqua e per l'accumulo nei grassi animali (dal 1972 l'uso del DDT è praticamente proibito); i terpeni clorurati, ottenuti per clorurazione dei terreni naturali, a spettro insetticida molto ampio come il DDT; i ciclodieni, tra cui il clordano e il dieldrin che agiscono per lo più per paralisi, come il DDT, e sono abbastanza stabili; i composti organici del fosforo, tra cui il parathion, il malathion, eccezionali nell'efficienza su un largo spettro d'insetti, ma estremamente tossici per l'uomo sia attraverso l'ingestione di prodotti alimentari sui quali siano stati irrorati (a meno che non siano passati i 20-30 giorni necessari per la degradazione), sia per inalazione e per contatto durante l'uso; i carbammati, tra cui il Baygon, agenti per paralisi, rapidamente degradabili ed eliminabili dagli uomini e animali che li abbiano assorbiti. § Gli insetticidi fumiganti agiscono per via inalatoria, attraverso il sistema tracheale. Sono composti organici, con punto di ebollizione prossimo alla temperatura ambiente, tali da vaporizzare e persistere in un certo luogo per un tempo sufficiente a espletare la loro azione. Tra i più noti il solfuro di carbonio, l'acido cianidrico, l'ossido di etilene e il bromuro di metile, che esplicano un'azione selettiva su certi insetti dannosi in agricoltura; sono molto tossici, specie durante la fase d'irrorazione. Particolari classi di insetticidi sono gli insettifughi o insetticidi repellenti e gli insetticidi attraenti. Questi ultimi sono composti organici, naturali e sintetici, non tossici che attraggono gli insetti per sollecitazione dell'olfatto, eventualmente per indirizzarli in un luogo dove è presente un insetticida tossico o per allontanarli da una zona. Si citano l'eugenolo e derivati, il geraniolo, gli sciroppi zuccherini.
Chimica: insetticidi di prima e seconda generazione
La sintesi di sostanze sempre più efficaci per la lotta contro gli insetti nocivi è stata alla fine del sec. XX uno degli obiettivi costanti della ricerca chimica. Così si è passati dagli insetticidi inorganici, quali l'arseniato di piombo, agli idrocarburi clorurati e più tardi ai derivati fosforganici e ai carbammati. Questa evoluzione ha però soddisfatto solo in parte l'esigenza fondamentale di difendere dall'attacco degli insetti la produzione agricola, le derrate alimentari, il bestiame e l'uomo. Infatti lo sviluppo di nuovi insetticidi ha risolto progressivamente vari problemi creandone tuttavia altri non di rado più gravi. Gli insetticidi a largo spettro d'azione, colpendo anche gli insetti utili, predatori e parassiti di specie dannose, hanno rotto il naturale equilibrio rendendo sempre più indispensabile il ricorso massiccio e regolare agli insetticidi stessi, divenuti l'unico mezzo a difesa delle colture. Per lo stesso motivo specie nocive un tempo di nessuna importanza, in quanto perfettamente controllate dai loro nemici naturali, hanno potuto espandersi mostrando tutta la loro potenzialità distruttiva. Inoltre la pressione degli insetticidi mantenuta per lungo tempo sulle popolazioni d'insetti ha provocato il fenomeno della resistenza, ossia la selezione di ceppi capaci di inattivare con meccanismi enzimatici i principi tossici oppure di sottrarsi all'azione di questi modificando, sempre su basi genetiche, il proprio comportamento. Tutto questo ha reso necessaria l'introduzione di insetticidi sempre nuovi in una continua corsa probabilmente senza traguardi. La consapevolezza di questi problemi e di tutti i rischi legati all'inquinamento ambientale ha indotto allo studio di nuovi metodi di lotta agli insetti. La ricerca nel campo degli insetticidi tradizionali viene continuata, ma anziché tendere a prodotti con larghissimo spettro d'azione e molto persistenti, qualità privilegiate in passato per i loro vantaggi immediati, punta alla selettività, alla tossicità limitata e alla rapida degradabilità. Molti dei nuovi prodotti hanno attività sistemica, poiché penetrano all'interno delle piante e vengono trasportati dalla linfa, o citotropica in quanto si diffondono nei tessuti vicini al punto d'applicazione. In questo modo risultano molto attivi nei riguardi di insetti succhiatori, come gli afidi e i minatori, che vivono nel parenchima fogliare. Sempre nel campo degli insetticidi tradizionali trovano ancora alcuni impieghi gli estratti vegetali come le quassine, i rotenoidi e soprattutto le piretrine; molto promettenti sono inoltre gli analoghi sintetici di queste ultime detti piretroidi.
Chimica: insetticidi di terza generazione
Tra i prodotti di nuova concezione che non sono neppure definibili come insetticidi in senso stretto, in quanto non uccidono direttamente i parassiti, vi sono, oltre ai chemiosterilizzanti, i regolatori di crescita (ecdisonici e juvenoidi) la cui azione si esplica a livello dei meccanismi ormonali di sviluppo degli insetti. Questi mezzi chimici di lotta sono chiamati insetticidi di terza generazione per distinguerli dagli insetticidi tradizionali della prima e seconda generazione, rispettivamente precedente e seguente l'avvento del DDT. La loro diffusione nell'ambiente è ormai generalizzata; nelle acque superficiali come nei sedimenti marini sono rintracciabili livelli consistenti di queste sostanze, che provocano effetti di regressione soprattutto in quelle specie che si trovano nelle catene alimentari lungo le quali si ha un considerevole effetto di concentrazione. Tra le specie più minacciate figurano pesci marini e di acqua dolce, uccelli predatori o a regime piscivoro. Per tali motivi, in molti Paesi sviluppati, l'uso di molte di queste sostanze è stato vietato sin dall'inizio degli anni Settanta. Per la tossicologia degli insetticidi, vedi pesticida.