anticrittogàmico

agg. e sm. (pl. m. -ci) [anti-2+crittogamico]. Agente chimico, naturale o di sintesi, impiegato in campo agricolo per prevenire e combattere le malattie delle piante causate da funghi e da batteri. È detto anche fungicida. Tra i più importanti anticrittogamici vanno ricordati i sali di rame e di stagno, i derivati ditiocarbammici, lo zolfo, i polisolfuri di calcio, di sodio e di bario, alcuni nitroderivati (p-nonil-dinitrofenolo, dinitrofenil-nonil-butirrato), l'esaclorobenzolo, il pentacloronitrobenzolo, composti chinolinici e ftalimidici. Tra i composti naturali hanno ancora larga diffusione i tradizionali preparati di zolfo e i polisolfuri, impiegati contro l'oidio, e i derivati rameici che trovano applicazione soprattutto in viticoltura per la loro elevata tossicità nei confronti della peronospora. Classica preparazione rurale a base di rame è la cosiddetta “poltiglia bordolese” (soluzione di solfato di rame 1-2% trattata con latte di calce per neutralizzare l'acidità e quindi il potere caustico nei confronti della pianta). Largo impiego hanno anche i più recenti preparati organici di sintesi, quali derivati del benzimidazolo, usati tra l'altro per la conservazione della frutta dopo la raccolta; talune anilidi, attive sulle ruggini dei cereali, del caffè e del tabacco; i derivati della pirimidina, applicati ai semi per combattere gli oidi dei cereali; attività anticrittogàmiche appaiono in evidenza anche tra i derivati fosforganici. Sede d'azione dei principali anticrittogamici sono la superficie esterna della pianta, i semi o il terreno. Il loro trattamento viene effettuato con modalità differenti, mediante aerosol, soluzioni, emulsioni, polveri secche o bagnate, fumigazioni, ecc. Pratiche piuttosto diffuse sono l'impolveramento, cioè l'applicazione di polveri contenenti il principio attivo miscelato con del materiale inerte, e le nebulizzazioni o irrorazioni dell'anticrittogamico in soluzione acquosa o emulsionato con acqua o con altri liquidi. L'impiego degli anticrittogamici in polvere, se ha il vantaggio di realizzare un'economia di acqua, è tuttavia meno efficace delle applicazioni liquide che permettono una maggiore adesività del prodotto al fogliame, specialmente se questo è asciutto. L'esperienza indica che le modalità con cui viene effettuato il trattamento incidono in larga misura sui suoi risultati al di là dell'efficacia specifica del composto utilizzato. In sintesi i principali requisiti che determinano il valore degli anticrittogamici sono: elevato indice fitoterapeutico, cioè alto potere tossico sui parassiti patogeni unito a una buona tollerabilità da parte della pianta; persistenza dell'azione e scarsa alterabilità del prodotto per effetto degli agenti atmosferici (pioggia, vento, ecc.); economicità, maneggevolezza e praticità di impiego; scarsa tossicità per gli animali superiori e per l'uomo. In base a quest'ultimo elemento gli anticrittogamici oggi usati vanno giudicati favorevolmente, essendo la loro tossicità piuttosto modesta in confronto a quella di altri pesticidi. Può essere ricordata in proposito l'azione irritante sulla cute e sulle mucose dei polisolfuri, dei ditiocarbammici e dei composti organici dello stagno. Il potere tossico dei preparati a base di rame è limitato dalla loro potente azione emetica che in genere ne permette l'eliminazione prima che compaiano i sintomi più gravi dell'avvelenamento.

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