carbammato
sm. [carbamm(ico)+-ato]. Sale o estere dell'acido carbammico e degli omologhi da esso derivati. Gli esteri degli acidi carbammici vengono indicati anche con il nome di uretani. Numerosi alchil-fenil-carbammati trovano largo impiego in agricoltura come erbicidi. Tra essi si ricordano l'isopropil-N-fenil-carbammato (IPC), il carbyne o 4-cloro-2-butinil-N-(3-clorofenil) carbammato, l'isopropil-N-(3-clorofenil) carbammato. Applicati sul terreno, gli alchil-fenil-carbammati vengono rapidamente assorbiti dalle radici delle piante provocando l'arresto dello sviluppo radicale. Tale effetto deriva dal blocco della mitosi cellulare e determina l'inibizione della crescita o, più spesso, alterazioni tessutali incompatibili con la vita del vegetale. Sull'uomo e sugli animali superiori gli erbicidi carbammici sono poco tossici, pur potendo talora produrre manifestazioni allergiche, dermatosi, esfoliazioni cutanee, ecc. Un altro gruppo di esteri dell'acido carbammico comprende sostanze impiegate come insetticidi agricoli e domestici: vi appartengono il dimetano o 5,5-dimetil-diidroresorcinol-dimetil-carbammato, il Matacil, il Piramato, l'Isolan, il Pirolan, ecc. Detti composti sono dotati di proprietà anticolinesterasiche, in virtù delle quali agiscono sugli insetti come paralizzanti nervini. Essi sono piuttosto tossici anche per l'uomo potendo provocare, per ingestione o per semplice contatto, avvelenamenti acuti che riproducono la sintomatologia dell'avvelenamento da insetticidi organofosforici, anche se in modo meno grave. Si conoscono inoltre esempi di intossicazioni croniche da antiparassitari carbammici, caratterizzate in genere da degenerazione grassa del fegato e del rene.