Prato (città)
Indicecapoluogo della provincia omonima, 61 m s.m., 97,59 km², 193.568 ab. secondo una stima del 2021 (pratesi), patrono: santo Stefano (26 dicembre).
Generalità
Città situata nella pianura della valle del fiume Bisenzio, ai piedi delle ultime propaggini dei monti della Calvana. Si sviluppò in età romana grazie alla sua posizione lungo la via Clodia, prolungamento della Cassia antica da Firenze a Luni. "Per la pianta della città vedi il lemma del 15° volume." "Vedi pianta della città vol. 17, pag. 487" Il nucleo romano è riconoscibile nella pianta ortogonale attorno all'area dell'odierna piazza del Duomo. La città, già racchiusa in una cerchia difensiva nel sec. XI, venne fornita di nuove mura, più estese in direzione S, nella prima metà del sec. XIII, che la separarono dalle paludi a SE. La forma urbana attuale è riconducibile alla costruzione (1329-84) di un terza cinta muraria (rafforzata nel Cinquecento da bastioni) che inglobò le strutture conventuali e parte del contado, lambendo a NE il Bisenzio. Conservò nei secoli successivi l'aspetto medievale. Dal sec. XIX, a seguito del veloce processo di industrializzazione, si avviò una disordinata espansione urbana in corrispondenza della porta del Serraglio e poi lungo le maggiori direttrici di traffico. L'apertura a NE fu accelerata dalla demolizione (1926-28) della porta Fiorentina. Alle distruzioni della seconda guerra mondiale seguì un periodo di espansione demografica e urbana, con la nascita di nuovi nuclei abitativi e industriali. Negli ultimi anni il polo industriale si è spostato verso NW. La città è sede vescovile.
Storia
Il territorio fu abitato dall'Età del Bronzo (in un'area individuata a N dell'abitato) dai Liguri, poi dagli Etruschi e in seguito dai Romani, che fondarono l'importante Pagus Cornius. In epoca longobarda e carolingia fu strategico centro di raccordo con la via Francigena all'altezza di Fucecchio e nella seconda metà del sec. XI assunse una nuova identità con l'unione di due nuclei, Borgo al Cornio e il castello dei conti Alberti, racchiusi in un perimetro murato. Libero comune con statuti propri (1140), vide fiorire il commercio della lana. Nel 1267 passò sotto il controllo dei guelfi e all'inizio del sec. XIV, alleata di Firenze, subì le devastazioni di Castruccio Castracani. Dopo alterne vicende, fu ceduta agli Angioini e venduta a Firenze nel 1351 dalla regina Giovanna. Il declino causato dal sec. XIV da carestie ed epidemie si accentuò dopo il 1512, quando le truppe spagnole, per punirla per il suo sostegno alla Repubblica Fiorentina, la saccheggiarono. La città rifiorì nel Settecento, quando riprese l'attività tessile, e soprattutto nel secolo successivo con la meccanizzazione dell'industria (risale al 1822 l'installazione della prima macchina per la cardatura).
Arte
Il duomo, costruzione romanico-gotica di stile pisano-lucchese anteriore al Mille, fu rifatto a partire dal 1211 e ampliato nel sec. XIV. All'angolo destro della facciata (sec. XIV-XV, a fasce bianche e verdi) si trova il pergamo del Sacro Cingolo di Michelozzo, ornato da Donatello con rilievi raffiguranti una danza di putti (1429-38). All'interno sono conservate opere di A. Rossellino, Benedetto e Giuliano da Maiano, una Madonna col Bambino di Giovanni Pisano (ca. 1317), gli affreschi della cappella del Sacro Cingolo di Agnolo Gaddi (1392-95) e quelli del coro di Filippo Lippi (1452-66). Nella piazza del Comune, centro della città medievale, si trovano il Palazzo Pretorio (sec. XIII-XIV), massiccio edificio costituito da una parte inferiore duecentesca (in laterizi con porticato e stemmi sulla facciata) e da una superiore trecentesca in pietra (aperta da bifore gotiche), e il Palazzo Comunale (fine sec. XIII, rifatto nel sec. XIV e ancora rimaneggiato nel sec. XVIII), che nell'atrio ospita la fontana del Bacchino di F. Tacca (sec. XVII). Rinascimentale è la chiesa di Santa Maria delle Carceri (1485-95) di G. da Sangallo, a croce greca, incompiuta nel rivestimento policromo esterno a motivi geometrici. Il castello dell'imperatore Federico II è una severa costruzione a pianta quadrata con torri angolari (1245-47).
Musei
Il Museo Civico conserva opere di pittori dei sec. XIV-XVIII, quali Filippo Lippi, Giovanni da Milano, Bernardo Daddi. Il Museo dell'Opera del Duomo, con sede nel Palazzo Vescovile, raccoglie, oltre a preziosi dipinti e sculture soprattutto dei sec. XIII-XV (notevoli i pannelli originali del pergamo di Donatello), una collezione di codici miniati del sec. XV. Il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci comprende il Museo e il Centro di Documentazione e Informazione sull'Arte Contemporanea. Il Museo del Tessuto, unico nel suo genere in Italia, ha sede nella ex cimatoria Campolmi, grande complesso industriale (sec. XIX) all'interno delle mura trecentesche; alla collezione Bertini (raccolta di tessuti databili tra i sec. XV-XIX) si sono aggiunti migliaia di esemplari tessili anche di interesse etnografico, strumenti e macchinari manuali e meccanici e l'Archivio contemporaneo, che raccoglie campioni delle produzioni più recenti, con particolare attenzione all'innovazione stilistica e tecnologica. L'Archivio di Stato, ospitato nel palazzo Datini (sec. XIV-XV), comprende la prestigiosa sezione dell'Archivio Datini (corrispondenza mercantile e privata di questa famiglia dal 1382 al 1410 e l'annesso campionario di stoffe).
Economia
Prato è uno dei maggiori centri tessili d'Europa, con una tradizione risalente al Medioevo, specializzato nella produzione di ogni tipo di filati pregiati, tessuti per abbigliamento, per calzature e per arredamento. Al settore tessile (con grandi complessi e una rete fittissima di imprese piccole e medie, specializzate ed efficientissime) è collegata l'industria metalmeccanica (macchinari tessili), chimica (coloranti), delle confezioni e un diffuso terziario commerciale. Sono presenti inoltre industrie alimentari, poligrafiche, cartarie, ceramiche, del legno, della plastica e dei materiali da costruzione. Di rilievo il turismo, attratto dal patrimonio storico-artistico della città.
Curiosità
Prato ha dato i natali al pittore Filippino Lippi (1457-1504), allo scrittore Curzio Malaparte (1898-1957), al ginnasta Yuri Chechi (1969) e al calciatore Paolo Rossi (1956).