Laos
Indice(Sathalanalat Paxathipatai Paxaxôn Lao; République démocratique populaire Lao). Stato dell'Asia sudorientale (236.800 km²). Capitale: Vientiane. Divisione amministrativa: province (17), regione speciale (1). Popolazione: 6.514.432 ab. (stima 2012). Lingua: lao o laotiano (ufficiale), francese. Religione: buddhisti 43%, animisti/credenze tradizionali 49%, cristiani 2%, altri 6%. Unità monetaria: nuovo kip (100 at). Indice di sviluppo umano: 0,569 (139° posto). Confini: Repubblica Popolare Cinese (N), Viet Nam (E), Cambogia (S) e Thailandia (W), Myanmar (Birmania) (NW). Membro di: ASEAN e ONU.
Laos. Cartina geografica.
Laos. Il fiume Nam Khan, uno dei numerosi tributari del Mekong, nei dintorni di Luang-Prabang.
De Agostini Picture Library/C. Sappa
Laos. Spulatura del riso effettuata manualmente, secondo il metodo tradizionale.
De Agostini Picture Library/C. Sappa
Laos. Il Vat Chieng T'ong, nella storica residenza reale di Luang-Prabang.
De Agostini Picture Library/C. Sappa
Laos. Veduta del complesso di Vat Ph'u, nei pressi di Paksé.
De Agostini Picture Library/C. Sappa
Generalità
Stato dell'Asia, stretto nella parte orientale della penisola indocinese tra alcuni degli Stati più tormentati di tutta l'Asia, il Laos si sviluppa geograficamente seguendo il lungo alveo del Mekong, fino al suo perdersi nei mille rivoli del corso inferiore. Privo di qualsiasi sbocco sul mare, isolato all'interno delle sue catene montuose, il Paese è stato in passato un punto di convergenza di popoli e di culture che qui vi hanno soggiornato. La mancanza di ampie estensioni pianeggianti ha ostacolato l'affermarsi di organizzazioni statali durature e influenti, favorendo, al contrario, la formazione di piccoli regni politicamente sottomessi in maniera maggiore o minore ai più potenti vicini. Dedito da sempre all'agricoltura, pur se non in modo intensivo data la morfologia del territorio, il Laos è passato attraverso i cambiamenti politici che hanno intessuto la storia nazionale e hanno influito sulle mutazioni economiche che ne sono seguite, trasformando la propria fisionomia da quella di una struttura organizzata su base feudale, a una incentrata sui moderni principi dell'economia di mercato. La cultura laotiana è però sopravvissuta in modo vitale a queste trasformazioni, superando nel contempo le forti pressioni filocinesi e filoccidentali, espressione delle diverse concezioni sociali, politiche ed economiche dei potenti e influenti vicini, segnando con il passaggio all'ordinamento repubblicano un'ulteriore tappa nella trasformazione politica dell'intera area indocinese. A livello nazionale, tuttavia, la collettivizzazione dei mezzi di produzione seguita alla conquista dell'indipendenza, l'imposizione di un modello di economia socialista e la matrice liberista degli ultimi decenni del XX secolo, non sono stati in grado di imprimere al Paese un carattere più moderno, capace di sopperire a una situazione di sottosviluppo quasi cronico e finendo, anzi, per marcare una dipendenza sempre maggiore dai Paesi importatori, quasi al punto da mettere a repentaglio l'indipendenza stessa dello Stato. La popolazione di quello che un tempo era conosciuto come “il regno di un milione di elefanti”, continua a vivere, dunque, in situazioni di estrema povertà (nel 2005 l'ONU ha cancellato il debito del Paese, caratterizzato da un deficit cronico), sotto il peso di profonde discriminazioni sociali e politiche che ancora perdurano: dalla disuguaglianza tra i sessi alla repressione governativa delle minoranze etniche, dalla scarsa diffusione dell'alfabetizzazione femminile all'elevata percentuale di donne che non sopravvivono al parto).
Lo Stato
Protettorato francese, indipendente dal 1954, il Laos è dal 1º dicembre 1975 una Repubblica Democratica Popolare, data in cui il Congresso nazionale dei delegati del popolo, eletti dagli organi amministrativi locali, aboliva ha abolito formalmente la monarchia, instaurando un regime di tipo socialista, nominando i membri del Consiglio Supremo Popolare (poi Assemblea Suprema del Popolo), massimo organo legislativo con il compito di eleggere il capo dello Stato. La Costituzione, approvata il 14 agosto 1991, ha sancito una forma di governo di tipo parlamentare, anche se l'unico partito di fatto ammesso è il Partito Popolare Rivoluzionario (PPR). L'Assemblea Nazionale, i cui membri sono eletti a suffragio universale per 5 anni, detiene il potere legislativo e nomina il presidente della Repubblica, che ha mandato quinquennale. Il presidente esercita il potere esecutivo e nomina a sua volta il primo ministro e i membri del Consiglio dei ministri. Il sistema giudiziario si basa sul sistema legale francese, cui si affiancano norme locali. L'amministrazione della giustizia prevede diversi gradi: la Suprema Corte del Popolo e i Tribunali regionali o distrettuali. Le emanazioni della Corte Internazionale di Giustizia non sono ritenute vincolanti. Nel Paese, inoltre, è in vigore la pena di morte. Le forze armate del Paese comprendono l'esercito, l'aviazione e un esiguo contingente di marina. Il servizio militare, obbligatorio, si effettua a partire dai 15 anni d'età; la durata della leva è di almeno 18 mesi. La gratuità del sistema dell'istruzione è stata sancita, insieme all'obbligo scolastico a partire dai 6 anni d'età, dalla Costituzione che seguì la proclamazione dell'indipendenza. La scuola prevede un ciclo primario quinquennale (in cui si assolve l'obbligo scolastico) cui seguono 6 anni di scuola secondaria, suddivisi in 2 cicli triennali. Particolare diffusione hanno le scuole tecniche e professionali, mentre l'istruzione superiore viene impartita in alcuni istituti postsecondari e nell'Università Sisavang Vong di Vientiane (fondata nel 1958), cui fanno capo una decina di facoltà e istituti a indirizzo prevalentemente scientifico e linguistico. L'analfabetismo colpisce una percentuale molto elevata di popolazione, il 31,3% .
Territorio: morfologia
Territorialmente il Laos corrisponde, a grandi linee, al versante occidentale della Catena Annamitica, estendendosi fino al corso del Mekong, che per un lungo tratto costituisce infatti il confine del Paese. Benché essenzialmente montuoso, il Laos non presenta una morfologia molto aspra, data l'origine del rilievo annamita il quale, più che da potenti corrugamenti, è derivato da sollevamenti di blocchi fratturati (contraccolpo del corrugamento himalayano), tra i quali si sono avute spesso grandi intrusioni granitiche. Quasi interamente montuoso è in particolare il Laos settentrionale, o alto Laos. La regione ospita infatti una serie di catene allungate in direzione NW-SE con cime anche oltre i 2000 m, separate da strette valli percorse da impetuosi torrenti, e rilievi tabulari come l'esteso e impervio altopiano di Cammon in cui si eleva la massima vetta del Laos, il Phou Bia (2819 m); più a NW si stende la Piana delle Giare, zona di fondamentale importanza strategica per il controllo delle comunicazioni tra il Tonchino e la valle del Mekong. Il Laos meridionale, o basso Laos, comprende a E una zona spiccatamente montuosa a ridosso del confine vietnamita (vasto tratto del versante occidentale della Catena Annamitica) digradante verso la valle del Mekong; la fascia centrale è occupata da una serie di altopiani calcarei, come l'altopiano di Khammouane, che presentano una tipica morfologia carsica, ma tra cui si apre il tavolato basaltico dei Plateau des Bolovens, superficialmente interessato da alterazione allitica responsabile della formazione di un suolo rossastro molto fertile; si ha infine la fascia di vallate lungo il Mekong, formante una serie di pianure più o meno ampie, che costituiscono la parte più vitale del Paese. I terreni laotiani sono nel complesso alquanto antichi: rocce precambriane e del Paleozoico inferiore sono diffuse lungo il margine orientale; vasti affioramenti permici e triassici interessano l'alto Laos, mentre nel basso Laos prevalgono terreni mesozoici triassici e giurassici; ai lati del Mekong si hanno coperture alluvionali quaternarie, soprattutto estese nella piana di Vientiane.
Territorio: idrologia
Idrograficamente quasi tutto il Paese è legato al Mekong, che vi si snoda per ben 1865 km ricevendo le acque di molti tributari , per lo più di sinistra, il più importante dei quali è il Nam Ou; solo nell'alto Laos alcuni fiumi come Song Ma, Song Chu e Song Ca si dirigono verso il Golfo del Tonchino. Il Mekong, oltre a risentire notevolmente dell'andamento delle precipitazioni, straripando ampiamente nei mesi estivi, presenta in più punti delle rapide, come quelle di Khone sul confine tra Laos e Cambogia, che ostacolano la navigazione, possibile solo nei tratti intermedi, dell'ordine di 300-500 km.
Territorio: clima
Il clima laotiano è tropicale monsonico con due stagioni ben differenziate, una umida da maggio a ottobre e una relativamente secca da novembre ad aprile: più dell'80% delle precipitazioni è concentrato nella stagione umida. I valori medi delle precipitazioni superano i 2000 mm annui sulle alture del Laos settentrionale e si aggirano sui 1000-1500 mm annui nel basso Laos. Le temperature sono elevate, con escursioni termiche limitate, nelle aree pianeggianti (a Louangphabang, a 350 m d'altitudine, la temperatura media di gennaio è di 22-23 ºC, quella di luglio 27 ºC), mentre si riducono sensibilmente nell'alto Laos, dove le escursioni diventano più marcate; sulle più alte cime si verificano anche periodi di gelo.
Territorio: geografia umana
Il Laos è il Paese meno popoloso ed etnicamente più complesso dell'Indocina, oltre a essere quello meno densamente abitato (27,51 ab./km²). La popolazione è composta per la maggior parte da laotiani (99,6%). Il sostrato più antico, insediato nel Laos forse dal Neolitico, è rappresentato da tribù protoindocinesi, denominati in laotiano kha (letteralmente “schiavi”, perché anticamente dominati dai thai e dai meo); originari del Sud, scacciati dalle terre basse e fertili dall'avvento di gruppi più forti ed evoluti da N, i kha si sono rifugiati sulle alture boscose dove vivevano praticando un'agricoltura itinerante, ricorrendo all'incendio di aree forestali (ray) per procurarsi nuovo terreno agricolo in sostituzione di quello ormai sfruttato (verso la fine del sec. XX si è assistito ad una progressiva sedentarizzazione di questa componente della popolazione). Dal sec. X sono scese nel Laos dalla Cina varie popolazioni di stirpe thai i cui rappresentanti più numerosi e culturalmente evoluti sono i lao, che occupano prevalentemente le zone meno elevate e mantengono usi e costumi dei differenti gruppi ai quali appartengono. Infine dalla metà del sec. XVIII, sempre dalla Cina, si sono infiltrate tribù che parlano lingue birmano-tibetane: sono per lo più distribuite nella fascia tra i 1000 e i 1400 m di altitudine delle province di NE (Louangnamtha, Louangphabang e Phôngsali). Le tribù più rappresentative sono quelle dei meo e degli yao. Le minoranze straniere, (soprattutto cinese e vietnamita) sono concentrate nei centri urbani. Molti laotiani emigrano in Thailandia, rifugiati o in cerca di lavoro; dal 1975 sono scappati dal Laos 200.000 meo. I laotiani hanno una particolare struttura sociale centrata sul villaggio. Un tempo il capo-villaggio (o nan-ban) rappresentava l'autorità indiscussa sia nei riguardi degli abitanti del villaggio, sia dei singoli. Dal 1975 questo ruolo è svolto da un'unità convenzionale di persone, presiedute da un capo che a sua volta deve rispondere alle autorità superiori. Il tasso di mortalità infantile, che era del 62‰ nel 2005, anche se leggermente in calo, resta particolarmente elevato, assestandosi nel 2012 al 54‰. La distribuzione della popolazione sul territorio registra maggiori addensamenti nelle province lungo il bacino del Mekong, ai confini con la Thailandia; il resto del territorio è invece meno adatto all'insediamento umano poiché montuoso. Circa il 65% della popolazione è rurale e continua a vivere in villaggi che hanno mantenuto il loro carattere tradizionale: ubicati lungo un corso d'acqua o comunque una via di comunicazione, sono formati da case di legno e bambù poggiate spesso su piattaforme rialzate, con tetti molto aguzzi, coperti di paglia, sporgenti a formare verande. L'attività del villaggio è legata alla pesca e all'agricoltura: pesce, riso, ortaggi e frutta assicurano il fabbisogno alimentare. Le condizioni di vita della popolazione sono precarie; la piramide demografica è schiacciata verso il basso e la speranza di vita è decisamente bassa. Nonostante l'importanza accordata alla formazione scolastica, il tasso di analfabetismo presente nel Paese è sempre stato particolarmente elevato, a causa sia della conformazione accidentata del territorio, che ha impedito l'agglomerarsi dell'insediamento urbano, sia del periodo di guerra civile che ha investito il Paese. A partire dal 1975, lo Stato ha provveduto a riordinare il sistema scolastico, conducendo parallelamente una campagna di alfabetizzazione che ha portato alla diminuzione del tasso di analfabetismo. Principali centri del Paese sono la storica residenza reale Louangphabang, fondata nel sec. XIV quando fu costituito il regno del Lan Ch'ang, e soprattutto Vientiane, l'antica Vieng Chan, più volte distrutta e ricostruita, il cui sviluppo, iniziato durante il periodo coloniale, quando la città divenne sede delle principali attività amministrative, economiche e finanziarie del Laos, è favorito dalla posizione felice per le comunicazioni. Altre città sono Savannakhét e Paksé, poste lungo il medio corso del Mekong, nodi di comunicazione stradale con la Thailandia e il Viet Nam. Sam Neua, nella provincia di Houaphan, è il principale centro dell'area nordorientale.
Territorio: ambiente
Sui rilievi si addensa una rigogliosa foresta con molte essenze pregiate, mentre nelle aree più basse e asciutte è diffusa la savana. La foresta ospita una flora e una fauna notevoli. Tuttavia, l'ingente taglio di alberi, da sempre fonte di legname per il riscaldamento, per l'aumento della terra coltivabile, e più di recente per fini commerciali, sta causando un grave fenomeno di disboscamento. Secondo l'ufficio dell'ASEAN per la biodiversità e il WWF, sono numerose le specie in via di estinzione mentre sono presenti specie sconosciute fino a pochissimo tempo fa come il saola (o bue Vu Qang), scoperto solo nel 1992; nel fiume Mekong, che attraversa il Paese da N a S, vive inoltre una numerosa fauna ittica. Tigre, elefante asiatico, panda rosso, sono tra gli animali che ancora popolano il Paese oltre a pesci quali il barbo, il pesce gatto, il pesce barometro e il delfino dell'Irrawaddy; alcune di esse sono considerate a rischio di estinzione. Le aree protette coprono il 16,7% del territorio e comprendono ben 22 aree nazionali per la conservazione della biodiversità, 5 aree di conservazione, 1 riserva per le zone umide, 6 riserve di caccia e altre 6 aree protette. In particolare il governo del Laos, insieme a quelli di Cambogia, Viet Nam e Thailandia e con il sostegno di alcune organizzazioni internazionali, è coinvolto in un progetto di conservazione della biodiversità e di diffusione di programmi di sviluppo sostenibile che riguarda le zone umide intorno al fiume Mekong.
Economia: generalità
Con un prodotto interno lordo di 5.260 ml $ USA (2008) e un PIL pro capite di 841 $ USA (2008), il Laos è chiaramente un Paese poverissimo, anche perché limitato nei suoi eventuali sviluppi dall'aspra morfologia del territorio, dalla mancanza di accessi al mare e dalla scarsità della popolazione. L'economia, precaria da sempre, ha subito danni enormi nel corso del conflitto vietnamita, a lungo è rimasta sottosviluppata e solo recentemente si è convertita ad un modello di mercato più aperto. In precedenza, nel 1975 il cambiamento di regime politico e la proclamazione della Repubblica popolare – conseguenze dirette degli sconvolgimenti istituzionali verificatisi in quasi tutta l'Indocina – avevano avuto ripercussioni di particolare rilievo in ambito economico. Era in gran parte fallito il tentativo di ristrutturare l'agricoltura su basi collettivistiche al fine di incrementare la produttività (il Paese era ben lontano dall'aver conseguito l'autosufficienza alimentare, indicata dal governo come l'obiettivo assolutamente prioritario) così come la nazionalizzazione delle banche e l'introduzione nel 1976 di una nuova moneta non avevano impedito il ripetuto ricorso alla svalutazione, mentre l'inflazione si era mantienuta su valori molto elevati. Dopo il parziale abbandono dell'economia di tipo socialista alla fine degli anni Ottanta del Novecento, una serie di riforme ha favorito la privatizzazione della terra e gli investimenti stranieri (indirizzatisi soprattutto verso le strutture alberghiere e la tessitura). Traendo vantaggio da questi fattori, la crescita del PIL negli anni Novanta si è mantenuta elevata. La struttura macroeconomica in quegli anni è apparsa improntata a una notevole stabilità, elemento che ha indubbiamente favorito un certo afflusso di capitali, in particolare nel 1995, in concomitanza con l'abolizione dell'embargo USA; i settori interessati sono stati soprattutto il turismo (il cui apporto è aumentato di oltre 20 volte fra 1988 e 1995), il tessile e i servizi (soprattutto quelli finanziari, in forte espansione). La privatizzazione avviata da tempo dal governo ha coinvolto in maniera più determinante il settore terziario, che ha registrato una crescita continua; il comparto industriale, e in particolare il settore manifatturiero, non ha registrato andamenti comparabili ma ha ugualmente aumentato la sua quota di PIL. Il buon andamento di questa economia negli anni Novanta, salvo la parentesi dovuta alla crisi finanziaria asiatica (1997), è proseguito: dal 2001 l'inflazione, che era vertiginosamente aumentata, è tornata sotto controllo e sono ripresi gli investimenti stranieri nel Paese. La crescita del PIL si è mantenuta intorno al 6%, con un notevole contributo da parte del secondario, spinto dall'industria energetica e mineraria: nel 2005 il settore è cresciuto del 16% contro il 2,5% dell'agricoltura. Tuttavia quella del Laos rimane una situazione critica: quasi la metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e il Paese è ancora fortemente dipendente dagli aiuti delle organizzazioni internazionali e di altri benefattori.
Economia: agricoltura, allevamento e pesca
L'agricoltura occupa più del 70% della popolazione attiva, anche se la superficie coltivata è solo il 4,7% dell'estensione territoriale. Si tratta di un'agricoltura di sussistenza, estranea al mercato, con l'eccezione di alcuni prodotti, e fortemente condizionata dall'andamento del clima. La coltura principale è quella del riso , praticata con tecniche irrigue unicamente nelle aree inondabili della valle del Mekong, mentre altrove le risaie sono alimentate solo dalle acque piovane; la produzione può pertanto oscillare fortemente da un anno all'altro. Nelle aree montuose si ottengono mais, patate dolci e manioca, mentre il fertile suolo del Plateau des Bolovens è sfruttato soprattutto per la coltivazione del tabacco, del caffè e del cotone; un certo ruolo hanno inoltre alcune oleaginose (arachidi, soia), vari prodotti ortofrutticoli (meloni, manghi, agrumi, banane, ananas ecc.) e il papavero da oppio, la cui coltivazione e la successiva lavorazione sono – solo in teoria – soggette a severo controllo governativo; nel 1999 Myanmar, Thailandia e Laos (Paesi definiti "Triangolo d'oro") firmarono un accordo con lo scopo di coordinare la lotta contro la produzione e l'esportazione di droga. Le foreste rappresentano una notevole risorsa naturale, dato che ricoprono buona parte del territorio nazionale e contengono anche legni pregiati da ebanisteria, come il teak; il rischi connessi alla pesante deforestazione hanno indotto il governo a monitorare la produzione di legname. L'allevamento è un'altra risorsa tradizionale dell'economia laotiana; prevalgono i volatili da cortile, il cui mercato è stato messo in crisi, nei primi anni del Duemila, dall'influenza aviaria, quindi i suini, i bufali e i bovini; nelle foreste si utilizzano come animali da lavoro gli elefanti. Notevole sviluppo ha infine la pesca d'acqua dolce, data l'eccezionale ricchezza ittica dei corsi d'acqua.
Economia: industria e risorse minerarie
È stata rilevata la presenza di vari minerali (ferro, rame, stagno, oro, zinco, carbone, piombo, gesso ecc.), e le attività relative hanno subito, dall'inizio del millennio, un incremento notevole, favorendo anche l'export. Si estraggono grandi quantità di stagno, (di cui è tra i maggiori produttori al mondo), oro e rame. Anche la produzione di energia elettrica è stata fortemente potenziata; l'energia è quasi interamente d'origine idrica, in gran parte fornita dalla centrale di Nam Ngum, presso Vientiane, ed è largamente esportata in Thailandia. Le potenzialità di questo comparto non sono ancora del tutto sfruttate e sono in corso progetti da realizzarsi entro il 2010, che coinvolgono la centrale di Nam Ngum oltre ad altri siti come Nam Theun, nella provincia di Bolikhamxai, e Xe Kaman, nella provincia meridionale di Attapu. L'industria ha carattere prevalentemente artigianale e fornisce tessuti, calzature e altri articoli di abbigliamento, ceramiche ecc.; grazie agli incentivi governativi e all'apertura agli investimenti stranieri sono operanti impianti moderni nei settori del legno (segherie), tessile, meccanico (auto e motoveicoli), alimentare (riserie, complessi molitori, zuccherifici, birrifici), del tabacco, del cemento e dei materiali da costruzione. I maggiori centri industriali sono situati presso la capitale, a Louangphrabang (tessile e meccanica) e a Thakhèk (tessile e materiali da costruzione).
Economia: commercio e comunicazioni
Il terziario, così come il secondario, ha vissuto una crescita notevole. Il turismo è costantemente in aumento e il governo ha varato diversi programmi di promozione dei siti naturalistici, storici e archeologici che il Paese è in grado di offrire. Gli scambi con l'estero, che si svolgono eminentemente con la Thailandia (che occupa metà del mercato) la Cina e il Viet Nam registrano un leggero deficit della bilancia commerciale; si esportano soprattutto legname, stagno, oro, rame, energia elettrica, capi di vestiario e caffè, mentre si importano macchinari, prodotti industriali, combustibili. Quanto alle vie di comunicazione, la principale rimane la navigazione sul Mekong e sui suoi maggiori affluenti, nonostante la presenza di numerose rapide nei corsi d'acqua. Non esistono ferrovie ed è ancora in fase di progetto il collegamento con il Viet Nam; le strade si snodano per ca. 31.000 km, solo in parte asfaltati, e raccordano i principali centri laotiani, proseguendo poi in Cambogia e nel Viet Nam. Lungo la Catena Annamitica si estende una complessa rete di sentieri e di strade, nota come “sentiero di Ho Chi-Minh”, che ebbe un ruolo di primo piano durante la guerra vietnamita. Particolarmente significativa è apparsa la realizzazione del “Ponte dell'amicizia”, il primo costruito sul Mekong (grazie a finanziamenti australiani), che collega stabilmente il Laos con la Thailandia, riducendo così l'isolamento del Paese. Un certo sviluppo ha il traffico aereo (principale aeroporto è quello di Vientiane); compagnia di bandiera è la Lao Aviation, che effettua servizi interni e internazionali con Hanoi, Phnom Penh e Bangkok.
Storia
Storicamente, il Laos si configura come una marca di frontiera, le cui vicende sono state condizionate da quelle dei maggiori potentati circostanti: anche per questa ragione è possibile parlare di una entità politica laotiana solo a partire da un'epoca relativamente tarda rispetto al formarsi di culture storiche in tutta la penisola indocinese. Fino alla metà del sec. XIV, il centro di quello che sarebbe stato il futuro regno del Laos, ossia la regione di Vientiane (Vieng Chan), subì l'alternarsi di influenze cambogiane e thai. Solo la crisi della dinastia dei Sukhōt'ai consentì al principe laotiano Fa Ngum, allevato ad Angkor sotto l'influenza del re cambogiano di cui era anche genero, di condurre una spedizione vittoriosa nella terra dei padri e di farsi incoronare nel 1353 nella città di Luang-Prabang (Luang P'ra Bang) re del Lan Ch'ang (il "regno di un milione di elefanti"). Il figlio Un Hüon, sposo di una principessa thai, promosse un censimento del regno, i cui risultati lo indussero ad assumere il titolo di P’ya Sam Sen T’ai (capo dei trecentomila Thai); egli ingrandì e organizzò il proprio Stato, nel quale tuttavia i poteri centrali rimasero assai limitati per il sussistere di forti autonomie locali. Il sec. XV fu caratterizzato nella sua prima parte da una fase di sviluppo e da una guerra con il regno nord-thailandese di Chiang Mai e, nella sua seconda parte, da una lunga e drammatica guerra contro la nuova dinastia vietnamita dei Lê, alla quale il regno sopravvisse a fatica grazie anche agli appoggi thai. Dopo alterne vicende, che avevano visto tra l'altro i sovrani laotiani annettersi (per diritto di successione) il regno di Chiang Mai, nel 1563 Setthath'irat portò la capitale a Vientiane per potere meglio valersi degli appoggi thai e vietnamiti nella lotta contro i Birmani che, lungo tutta la seconda metà del secolo, a più riprese invasero e devastarono il Paese. La crisi terminò in pratica solo con la consacrazione di Suliyavongsa, il cui regno (1637-94), caratterizzato anche da una notevole rinascenza artistica, segnò l'apice della storia laotiana. Dopo la sua morte entrò in crisi l'unità stessa del regno con la formazione di due potentati autonomi a Luang-Prabang e a Vientiane e, agli inizi del sec. XIX, anche a Bassak (Champassak), nel sud del Paese. Il sec. XVIII e la prima metà del XIX segnarono dunque il progressivo inserimento del Laos nell'area di influenza thailandese, fin quando i Francesi, già insediati nel Viet Nam, non fecero valere a loro favore i diritti vietnamiti sulla sponda orientale del Mekong. Grazie soprattutto all'opera di A. Pavie, il Paese entrò nell'orbita del colonialismo francese e nel 1893 il Siam (Thailandia) riconobbe sul Laos il protettorato francese, destinato a durare sino alla seconda guerra mondiale, quando il Paese fu invaso dalle truppe nipponiche. La guerra e l'invasione giapponese dell'Indocina misero in crisi l'equilibrio coloniale francese. Dalla fine del conflitto il Laos, tornato sotto il dominio francese e formalmente riunificato sotto la dinastia di Luang-Prabang (Sisavang Vong, 1904-59; Savang Vatthana, 1959-75), fu caratterizzato da una duplice polarizzazione di forze, a un tempo ideologica e territoriale. Il principe Boun Oum di Champassak rappresentava la resistenza antinipponica e, sostanzialmente, filofrancese prima e filostatunitense poi; ai tre fratelli della famiglia principesca di Vientiane, Pethsarath, Souvanna Phouma e Souphanouvong facevano capo le forze favorevoli a un'indipendenza reale del Paese e a un'evoluzione di tipo progressista. Nel 1949 un nuovo assetto politico e costituzionale, elaborato in accordo con la Francia, veniva accettato da gran parte degli uomini politici laotiani, ma non da Souphanouvong e dai leader delle minoranze etniche che, in collegamento con le forze della resistenza vietnamita, intraprendevano la lotta armata. La Conferenza di Ginevra (1954) si incaricava di elaborare una nuova formula di convivenza nel Paese con la partecipazione, di fianco ai neutralisti di Souvanna Phouma, del Pathet Lao di Souphanouvong; ma anche questa formula rimaneva lettera morta e, mentre il Pathet Lao tornava alla lotta armata, si succedevano a Vientiane i colpi di Stato organizzati da gruppi di destra con l'appoggio statunitense. Non miglior fortuna aveva, dopo anni di guerriglia, la Conferenza di Ginevra per il Laos del 1961, che pure era stata seguita da un accordo fra i tre principi, Souvanna Phouma, Souphanouvong e Boun Oum (che rappresentava la destra); la guerriglia, che non era mai cessata del tutto, riprendeva violenta a partire dal 1963, e per lungo tempo le vicende laotiane si intrecciavano con il più vasto fenomeno della guerra nel Viet Nam (nel 1971 truppe sudvietnamite e statunitensi intervennero direttamente nel Laos). Effimere soluzioni di compromesso venivano tentate negli anni 1973-74, mentre in realtà la guerriglia era andata assumendo la forma di una vera e propria guerra civile. Solo nel 1975, con la definitiva vittoria del Pathet Lao sui conservatori di Boun Oum e sul neutralista Souvanna Phouma, si raggiungeva uno stabile assetto politico, sancito nel dicembre dello stesso anno dalla caduta della monarchia di Savang Vatthana e dalla proclamazione della Repubblica Democratica Popolare del Laos, la cui presidenza veniva assunta da Souphanouvong. Negli anni successivi, mentre all'interno il Partito Popolare Rivoluzionario (PPR), guidato da Kaysone Phomvihane (al tempo stesso primo ministro), dirigeva la ricostruzione del Paese, la politica estera del Laos seguiva le linee di un rapporto privilegiato con l'URSS e il Viet Nam (con quest'ultimo, Repubblica socialista nata nel 1976 dalla riunificazione del Paese, nel 1977 fu firmato un trattato venticinquennale di amicizia) e di una correlativa tensione nei rapporti con la Cina. Solo nella seconda metà degli anni Ottanta, pur continuando le attività dell'opposizione armata, si avevano mutamenti significativi nel quadro della politica sia interna sia estera. Nel 1986 le dimissioni di Souphanouvong portavano alla presidenza Phoumi Vongvichit: durante il suo mandato venivano reintrodotti nella legislazione diritti di proprietà (1990) e migliorati i rapporti diplomatici sia con la Cina, contemporaneamente alla realizzazione del ritiro delle truppe vietnamite ancora presenti nel Laos, sia con la Thailandia. Nell'agosto 1991 veniva adottata la Costituzione che confermava il monopolio politico del Partito Popolare Rivoluzionario (PPR). Tra i primi atti seguiti al varo della Carta costituzionale, l'Assemblea Nazionale elesse capo dello Stato il leader del PPR, Kaysone Phomvihane, che nominò Khamtai Siphandon primo ministro. Con il crollo dell'impero sovietico ci fu la sospensione di ogni aiuto economico e una drastica diminuzione del commercio bilaterale tra il Laos e la Russia. Nemmeno la morte di Kaysone Phomvihan (novembre 1992) determinavano eccessivi cambiamenti al vertice del regime, che trovava il suo nuovo equilibrio nella continuità assicurata dalla nomina del generale Nouak Phoumsavan a presidente della Repubblica, mentre la guida del partito era assunta dallo stesso primo ministro Khamta Siphandon. Gli unici reali segnali di novità della politica laotiana negli anni Novanta, anche grazie al completo ritiro delle truppe vietnamite presenti nel Paese, erano affidati a una relativa normalizzazione dei rapporti con la Cina e la Thailandia. La cauta apertura verso l'esterno si realizzava con la costruzione del primo ponte ("ponte dell'Amicizia") tra le rive laotiane e thailandesi del Mekong (aprile 1994). Nell'aprile 1995 il governo, inoltre, siglava un accordo con Viet Nam, Thailandia e Cambogia per lo sviluppo economico del bacino del Mekong e per lo sfruttamento comune delle sue risorse e nel luglio 1997 il Laos entrava a far parte dell'ASEAN, l'associazione dei Paesi del Sudest asiatico. Anche i rapporti con gli Stati Uniti tendevano nel tempo a migliorare, tanto che essi divenivano – assieme alla Cina, alla Francia e all'Australia – tra i maggiori investitori stranieri. La resistenza opposta a qualsiasi innovazione politica era comunque confermata nel 1996 quando, per evitare una possibile scossa alla stabilità del regime, all'anziano capo dello Stato, Nouak Phoumsavan, veniva affiancato un vicepresidente nella persona del generale Sisavath Keobouphanh. Eletto nel 1998 dall'Assemblea Nazionale presidente della Repubblica il generale Khamtai Siphandon, questi nominava primo ministro il generale Sisavath Keobouphanh. Nel 2001 l'Unione Europea approvava una risoluzione che imponeva condizioni politiche riguardo al futuro dell'Laos; nel 2002 Siphandon veniva rieletto presidente e veniva varata una legge che prevedeva la pena di morte per i crimini legati alla droga. Nelle elezioni legislative dell'aprile 2006 il Partito Popolare Rivoluzionario vinceva 113 dei 115 seggi disponibili. Il parlamento eleggeva il leader del Partito comunista Choummaly Sayasone presidente e Bouasone Bouphavanh primo ministro. Nel 2010 diventava premier Thongsing Thammavong, mentre nel 2011Sayasone veniva riconfermato per altri 5 anni.
Cultura: generalità
L'identità culturale laotiana è frutto di un duplice processo: per un verso sono rimaste forti le tradizioni proprie delle diverse etnie (il Laos è la nazione del Sudest asiatico che riunisce il maggior numero, 68, di gruppi etnici); d'altro canto un forte livellamento delle usanze e delle pratiche di vita sociale è stato operato – fatto non nuovo nella storia dell'Asia – dal buddhismo, che ha determinato la fisionomia del Paese, quale tuttora appare nonostante le trasformazioni radicali imposte principalmente dalla presenza americana. La storia dell'arte e della letteratura è quindi in larga parte riconducibile alle matrici religiose tipiche dell'Indocina (anche se di un certo rilievo è la produzione letteraria precedente al buddhismo, incentrata su racconti epici popolari e su calchi narrativi indiani) e solo in età contemporanea sono state accolte suggestioni esterne. Testimonianza ne è la scelta da parte dell'UNESCO di inserire nel patrimonio dell'umanità la città di Louangphabang (1995) in cui massimo è lo splendore dell'arte religiosa in templi, statue, santuari e biblioteche, e Vat Phou con gli antichi insediamenti associati nel paesaggio culturale di Champasak (2001), sito archeologico considerato simbolo e culla della civiltà khmer, i cui prodromi furono visibili già nelle creazioni del principato di Chen-la, insediatosi lungo il Mekong alla fine del VI secolo. Anche le feste, che si alternano con una frequenza altissima durante l'anno, rispecchiano le diverse anime del paese, pur costituendo in un certo senso il collante sociale principale in senso orizzontale, tra etnie e religioni differenti, e verticale, tra i vari ceti sociali. Il nuovo millennio ha segnato una importante svolta nelle politiche di tutela e valorizzazione di tutto il patrimonio del Laos, con il preciso impegno da parte delle autorità di promuovere una reale politica culturale, i cui obiettivi dovranno concentrarsi non solo sulla salvaguardia di opere artistiche, letterarie o architettoniche, ma anche e soprattutto sul preservare quelle eredità immateriali, come la danza, la musica o il teatro tradizionali, che rischiano di soccombere sotto l'“invasione” della modernità. Proprio le numerose feste, da quelle religiose a quelle civili e istituzionali, in cui altissimi sono la partecipazione e il coinvolgimento della popolazione, insieme ai tanti templi diffusi in tutto il Paese, restano le “roccaforti” della tradizione. Esempi dell'eredità storica e culturale, oltre al già citato complesso di Louangphabang, sono anche, nella capitale, il Museo del Wat Ho Phra Keo, con un'ampia collezione di arte sacra laotiana e khmer, e il Museo della rivoluzione laotiana, centrato sulla storia moderna e sulla liberazione. Vientiane è, in ultima istanza, anche il principale volano dell'integrazione tra influenze culturali straniere e tradizione. Gli istituti nazionali di arte, musica e danza sono i luoghi prediletti in cui gli artisti laotiani ricercano la sintesi fra passato e presente. Tra i pittori più importanti dell'arte contemporanea si ricordano Kongphat Luangrath (n. 1950), Khamsouk Keomingmuang (n. 1942), nella cui opere sono privilegiate scene di vita rurale, Nirad Chounramany (n. 1962) e Phet Cash (n. 1973), esponente di un moderno astrattismo. In ambito cinematografico, infine, va segnalato il rigido controllo messo in atto dal governo lungo tutto il Novecento. Attenuatasi solo alla fine degli anni Ottanta del XX secolo, la “gestione politica” ha continuato nell'utilizzo del mezzo cinematografico per scopi documentaristici, lasciando poco spazio alle iniziative private, tra cui le opere di Vithoune Sundara (n. 1958), unico vero regista attivo nel Paese, che ha diretto, tra gli altri, The Charming Forest (1997) e Wrongfulness (2004).
Cultura: tradizioni
Le etnie principali (i kha, che sono i più antichi abitanti della regione, i thai e i vari gruppi di tribù tibeto-birmane: yao, man ecc.) conservano la maggior parte delle loro peculiarità, nonostante la pratica sempre più diffusa di matrimoni esogamici. Da una parte il buddhismo sancisce le forme della vita quotidiana: i funerali sono, per esempio, cerimonie gioiose (perché il morto, se deceduto per cause naturali, raggiunge il felice luogo del nirvana) e danno adito a vere e proprie feste, assai dispendiose, protratte per più giorni con libagioni e alto consumo di alcol e di oppio e concluse con la cremazione, accompagnata, come ogni festa laotiana, dall'accensione di fuochi d'artificio; dall'altra le antiche usanze prebuddhiste agiscono nella vita di ogni giorno. Così avviene, per esempio, nei matrimoni, tuttora sottoposti alle antiche regole che fissano l'epoca più propizia nei mesi pari, soprattutto il sesto (tra i nostri mesi di aprile e maggio), e comunque nella prima metà del mese, in fase di luna crescente, e che vogliono che sia la donna, che ha anche parità di diritti per quanto concerne il divorzio, a scegliere il marito (preventivamente indicato dalla famiglia però). La cerimonia nuziale si svolge in un clima propriamente agreste e gli sposi, che simboleggiano la fecondità, sono fatti sedere su grandi sgabelli e uniti da due cordicelle di cotone bianco da un monaco che presiede ma non officia. Un'analoga compenetrazione, particolarmente complessa, avviene a livello delle feste, che sono insieme feste buddhiste e indigene in senso stretto. A questo proposito è particolarmente tipica la celebrazione del capodanno (pimay), che cade in corrispondenza del nostro plenilunio di maggio e dura circa due settimane, durante le quali si usa erigere in riva al Mekong montagnole di sabbia simili a stūpa, coronandole con bandiere recanti i segni dello zodiaco, accendere i fuochi d'artificio consueti e far festa con danze accompagnate dal khene, lo strumento musicale nazionale. La ricorrenza dà forma, in un certo senso, all'intero calendario annuale, che è uno dei più complessi al mondo perché formato da computi di origine sia cinese che indiana, in un intreccio tra sistemi solare e lunare. In questo sovrapporsi di usanze animistiche (soprattutto presso le popolazioni yao, man ecc.), di usanze propriamente agricole, profondamente tradizionali (come quella di sacrificare un bufalo prima della semina) e di buddhismo infiltrato dai costumi giuridico-sociali cinesi sta il punto di equilibrio dei costumi del Laos. Nel quadro delle attività e manifestazioni tradizionali, si ricordano le grandi competizioni di aquiloni (lo sport nazionale), la fabbricazione dei fuochi di artificio, in cui eccellono non solo gli artigiani ma gli stessi bonzi buddhisti; l'artigianato, con produzione di strumenti di lavoro e suppellettili, di tappeti, vasi in ceramica e oggetti di oreficeria, di cui sono ricchi i moltissimi mercati del Paese, presenti anche nelle località minori; l'abbigliamento (sampot avvolto attorno alla vita, come in Thailandia e Cambogia, e camiciotto quasi sempre bianco per gli uomini; sottana lunga oltre il ginocchio e camicetta bianca o colorata, con corredo di collane, anelli e braccialetti per le donne); la cucina, in cui gli alimenti principali sono il riso (cotto al vapore), il pesce (soprattutto il pa-bek arrosto) e la carne: gli ultimi due serviti anche nello stesso piatto con salse piccantissime. Non mancano particolarità gastronomiche del tutto assenti in Occidente, come uova di formica, serpente in brodo e insetti fritti.
Cultura: letteratura
Data la grande affinità della lingua lao e della thai, talvolta la prima viene considerata come un ramo dialettale dell'altra. La modesta produzione letteraria lao si è comunque sempre distinta dalla rigogliosa letteratura thai per un carattere spiccatamente popolare. Nella letteratura classica il nucleo più cospicuo è dato dai racconti d'avventura, per esempio quelli del ciclo di Ch'ieng Mieng. I kalaket, i surivong e altre ballate sono composizioni poetiche di genere epico, destinate alla lettura e alla recitazione. Attingendo all'epos indiano e al folclore locale, celebrano le gesta degli eroici giovani che sfidano i potenti per proteggere gli umili. Altre opere rappresentano versioni letterali o rimaneggiamenti della narrativa indiana, soprattutto del Pañcatantra e dei jātaka. Di diretta ispirazione buddhista sono i song, elenchi di meriti che procurano ai fedeli le buone azioni, i paritta e le altre preghiere e formule propiziatorie recitate in occasione delle festività religiose. Di più genuina ispirazione poetica i canti popolari che celebrano la natura e l'amore e le occupazioni giornaliere. Particolari condizioni politico-sociali hanno reso più lento, rispetto agli altri Paesi del Sudest asiatico, lo sviluppo di una letteratura moderna. Questa situazione è dovuta innanzitutto al conservatorismo di una popolazione in gran parte rurale e all'influenza del buddhismo; poi ancora alla supremazia della cultura francese che aveva reso bilingui gli ambienti intellettuali lao. È significativo che i primi timidi segni di produzione letteraria (racconti, lirica) si manifestassero in riviste bilingui francese-lao. Nel dopoguerra, i rivolgimenti sociali e politici e il coinvolgimento del Laos nelle vicende belliche vietnamite hanno soffocato la nascente letteratura lao, con pochissime figure che sono riuscite a emergere, come Maha Sila Viravongs (1905-1987). Nonostante negli anni Settanta e Ottanta, le trasmissioni radiotelevisive dalla vicina Thailandia e la diffusione di libri e periodici thai abbiano in qualche misura assegnato un ruolo subordinato alla cultura e alla lingua locale, dal 1975 la letteratura laotiana ha vissuto una discreta rinascita. Tra gli scrittori più importanti vanno citati Outhine Bounyavong (1942-2000) e sua moglie D. Viravongs (n. 1947), autori di raccolte di poesie e racconti, Viset Savengseuksa (n. 1953) autore di The Bird and the Water Buffalo, per il quale è stato premiato nel 2002 con il SEAWrite Award. Tra i più giovani si ricordano Thongbay Photisane (n. 1960), autore di Cows and Carts e attento ai cambiamenti sociali in atto in Laos, e S. Inthavikham (n. 1967). Di grande importanza per il movimento letterario laotiano è la Lao Writers Association, che promuove e tutela gli scrittori; così come strumento di diffusione, tutela e promozione della cultura laotiana è la rivista letteraria Vannasin Magazine (n. 1979).
Cultura: arte
Le esperienze più interessanti dell'arte del Laos sono documentate essenzialmente dall'architettura buddhistica, che più di ogni altra attività artistica pervenne, nell'affermarsi di differenti tradizioni regionali fiorite nei centri di Tran-ninh e di Louangphabang, di Vieng Chan e della valle del Mekong, a definire i caratteri dello stile laotiano, sviluppatosi tra il sec. XIV e il XVI. Verso la fine del sec. XVI (epoca alla quale appartengono i più antichi monumenti pervenuti) alle componenti fondamentali dell'arte indiana e di quella khmer si aggiunsero nell'evoluzione dello stile laotiano elementi dell'arte birmana. Le variazioni regionali dello stile architettonico laotiano sono originate dalla scelta del tipo di tetto che determina anche la pianta dell'edificio della sala di culto. Mentre nei centri del nord al tipo di tetto a duplice pendenza (o a sella) che si estende oltre i frontoni e i muri laterali corrisponde la sala a tre navate, nelle regioni centrali e meridionali l'adozione del tetto a quattro falde consente una maggiore altezza dei muri della sala, che può essere a una sola navata circolare, con copertura sostenuta dal muro esterno, oppure circondata da una veranda o da un portico il cui muro interno divisorio sostiene il tetto. Tra i più importanti monumenti pervenuti molti sono stati ricostruiti o restaurati nel corso dei secoli, rispettandone tuttavia forme e schemi d'origine. Tra quelli del nord si ricordano a Chieng Khuang i monasteri (Vat) Vat Bun Ko, Vat Si Ph'um e i reliquiari Th'at P'uen e Th'at P'ong Peng (la struttura più alta dei complessi di Tran-ninh); a Muong Sui (stazione archeologica, dove si trova la Piana delle Giare) il Vat Ban P'ong e il Vat Ban Mang; a Louangphabang il Vat Chieng T'ong (ricostruito nel 1561) , il Vat Th'at Luang e il Vat Visun (edificato nel 1503 e ricostruito parte nel sec. XIX e parte nel sec. XX). Tra i numerosi complessi buddhisti del Laos centrale si citano accanto al recente (sec. XIX) Vat Sisaket, sede del Museo Archeologico, il famoso Vat P'ra Keo (del sec. XVI, sede della statua del “Buddha di smeraldo”, ora a Bangkok) e l'originale pianta del Th'at Luang (comprendente vari edifici e concepito come simbolica montagna sacra) del sec. XVI. Nella valle del Mekong, più sensibile alle dirette influenze khmer, sorgono i complessi di Vat Ph'u e di Th'at Ing Rang. Le testimonianze più antiche della scultura del Laos, per lo più immagini di Buddha e raffigurazioni di Dvārapāla (guardiani di accessi), appartengono al sec. XVII e non rivelano particolari qualità artistiche; più interessanti appaiono invece i bassorilievi con funzione ornamentale di elementi architettonici.
Cultura: musica
La musica del Laos presenta strette affinità con quella della Thailandia, del Myanmar e della Cambogia, nazioni che si inseriscono in un'area con caratteri musicali marcatamente affini. Elementi fondamentali delle sue espressioni musicali sono l'uso di scale eptafoniche e pentafoniche (nell'impiego di quest'ultime si riconosce un influsso della cultura cinese); la presenza di strumenti metallofoni (carillon di gong di forma anulare, detti khong wong, spesso collocati entro cornici di bambù) e di xilofoni (detti rang-nat), cui si affiancano un tipo di viola (sor) con tre corde di seta o di crini di cavallo e il khene, organo a bocca con canne parallele ad ancia libera, che per la sua enorme diffusione è in certo modo il simbolo musicale del Paese. La struttura musicale è di natura essenzialmente polifonica, ma la scrittura contrappuntistica è particolarmente sviluppata nelle composizioni orchestrali, che si caratterizzano per effetti timbrici di grande raffinatezza.
Bibliografia
Per la geografia
N. Taupin, L’économie du Laos, Lione, 1983; M. Stuart-Cox, Laos: Politics, Economics and Society, Londra, 1986.
Per la storia
F. Le Bar, A. Suddard (a cura di), Laos, Its People, Its Society, Its Culture, New Haven, 1960; F. Branfam, Laos, voci della piana delle giare, Padova, 1973; P. Lévy, Histoire du Laos, Parigi, 1974; J. J. Zasloff, L. Unger (a cura di), Laos: Beyond the Revolution, Londra, 1991.
Per l’arte
H. Parmentier, L’art du Laos, Parigi-Hanoi, 1954; A. Bossut, L’art laotien primitif, Parigi, 1984.