La musica nei paesi di lingua tedesca
Analogamente a quanto era accaduto nell'età rinascimentale, anche l'età barocca fu caratterizzata, nella musica strumentale come nel gusto per la monodia, dalla presenza di forti influssi italiani, mediati originalmente con le tradizioni nazionali e coesistenti con altre influenze francesi. Per la Germania questo fu un periodo di altissima e intensa fioritura, soprattutto nella musica sacra e strumentale. Figure dominanti della prima generazione furono H. Schütz e S. Scheidt, tra i fondatori della tradizione organistica tedesca, J.H. Schein, autore di suite e danze strumentali, come anche V. Hausmann, I. Posch e P. Peuerl.
Heinrich Schütz
Heinrich Schütz, detto anche Henricus Sagittarius (Köstritz, presso Gera, Turingia 1585 - Dresda 1672), fu cantore a Kassel e studente all'università di Marburgo (1608), perfezionandosi poi (1609-12) con G. Gabrieli a Venezia, dove pubblicò il suo primo libro di Madrigali a cinque voci (1611). Rientrato in Germania, fu di nuovo a Kassel come organista del langravio Maurizio di Assia-Kassel e dal 1617 fu alla corte di Dresda come maestro della cappella, che riorganizzò secondo le caratteristiche italiane, introducendo lo stile concertato e facendovi affluire musicisti reclutati in Italia.
Grande ammiratore della musica italiana (nel 1611 pubblicò un libro di 19 madrigali su testi italiani), dalla policoralità di A. e G. Gabrieli alla monodia monteverdiana, ne ripropose gli stili, adattandoli alla lingua tedesca: così, nella sua seconda raccolta, Psalmen Davids (1619; 26 brani), si dimostrò già profondo conoscitore sia della polifonia, sia del "recitar cantando", mentre nelle 5 Historiae (oratori, di cui pubblicò solo il primo, sulla Pasqua, nel 1623) e nelle Cantiones sacrae (39 composizioni del 1625) raggiunse grande efficacia nelle situazioni drammatiche, portando a straordinari risultati espressivi il madrigale monodico. Schütz compose, inoltre, la prima opera in lingua tedesca (Dafne, 1627), perduta. Del 1629 sono le Symphoniae sacrae II (19 brani), esempio insigne di stile concertato, e del 1645 Le sette parole di Gesù Cristo, capolavoro in cui sono riuniti elementi propri del mottetto, dello stile concertante veneziano e del recitativo drammatico. Fra le opere della maturità vanno citati Musica spirituale per coro (1648; 29 brani), Symphoniae sacrae III (1650; 21 brani), Dodici canti spirituali (1657), L'oratorio di Natale (1660-64), le tre Passioni (secondo Luca, Matteo, Giovanni; 1665-66) e, ultimo lavoro e grande affresco polifonico, il Magnificat tedesco (1671).
Musica strumentale e musica sacra
La musica organistica e clavicembalistica accolse influssi da G. Frescobaldi e dai francesi (oltre che, nella Germania settentrionale, dall'olandese J.P. Sweelinck) e conobbe una ricchissima fioritura. I principali esponenti tedeschi di tale musica furono J.J. Froberger, J. Pachelbel, H. Scheidemann, D. Buxtehude, N. Bruhns e G. Böhm.
La musica violinistica e orchestrale (rilevanti in questo genere le influenze francesi, di J.-B. Lully, specie sulla suite) fu rappresentata da H.I.F. von Biber, J. Rosenmüller, N.A. Strungk, G. Muffat e P.H. Erlebach. La divisione tra Germania luterana e cattolica si riflesse soprattutto nel campo della musica sacra (e di quella organistica di carattere liturgico): presso le corti e le chiese luterane, si sviluppò dal concerto sacro in lingua tedesca la cantata sacra, nella quale confluì la tradizione del corale, determinando un genere che non ha riscontro in altri paesi; il corale fu presente in modo rilevante anche nelle "passioni".
Al culmine delle tradizioni vocali e strumentali di cui si è finora accennato operò una grandiosa sintesi J.S. Bach.
Dietrich Buxtehude
Il compositore e organista danese Dietrich Buxtehude (Oldesloe, Holstein 1637 - Lubecca 1707) fu chiamato a ricoprire la prestigiosa carica di organista presso la chiesa di Santa Maria a Lubecca, incarico che tenne per tutta la vita, dedicandosi inoltre, dal 1673, all'organizzazione di Kirchenkonzerte, a cui prendevano parte i musicisti municipali. Organista di fama europea (J.S. Bach si recò a piedi da Arnstadt a Lubecca per ascoltarlo), fu il massimo esponente della cosiddetta "scuola settentrionale", che, proseguendo un filone inaugurato da J.P. Sweelinck, aveva sviluppato il gusto per le grandi architetture sonore; temperamento eclettico, egli seppe tuttavia conciliare la severa polifonia nordica con lo stile omofono e l'uso espressivo della dissonanza. Le composizioni organistiche di Buxtehude (corali, toccate, canzoni, preludi, fughe, composizioni su bassi ostinati) sono circa 80, ma notevole importanza riveste anche il settore della musica strumentale d'insieme, debitore nei confronti dello stile francese soprattutto per quanto riguarda le triosonate, che adottano la viola da gamba in luogo del secondo violino. La parte più consistente della produzione vocale fu scritta per soddisfare le esigenze del servizio liturgico. Fra le 120 cantate, solistiche o corali, ma in ogni caso più brevi di quelle bachiane, spicca il ciclo per la passione Membra Jesu nostri (1680).