Il barocco musicale: elementi caratteristici
Con le grandi forme drammatiche dell'opera, dell'oratorio, del mottetto e della cantata, l'estetica musicale barocca giunse a piena fioritura. Il genere barocco per eccellenza può essere riconosciuto nell'opera, sia per i temi che vi sono trattati, sia per il clima complessivo della loro messa in scena e la febbrile ricchezza di mezzi espressivi a cui si fa ricorso. Ma di altrettanto fervore si accende l'oratorio, chiamato a corrispondere alle esigenze liturgiche e devozionali della Chiesa della Controriforma.
In Italia risulta difficile separare musica sacra e musica profana, tenuto conto dell'afflato metafisico, dell'ardore e dell'ampiezza delle passioni, sia che si rivolgano al martirio e all'estasi, sia che sprofondino nelle sofferenze dei "combattimenti amorosi".
In ogni caso, le due novità rivoluzionarie della musica del XVII secolo sono costituite indubbiamente dal basso continuo e dal recitativo, che sconvolsero radicalmente il linguaggio musicale.
L'avvento del basso continuo
Il basso continuo, o semplicemente continuo, costituisce spiccatamente il contrassegno del barocco musicale: è definibile come il sostegno armonico-strumentale che accompagna le parti superiori della composizione dal principio alla fine (e perciò è detto continuo). Prima del suo avvento, la parte grave (basso, o tenor) di una polifonia era una parte vocale fra le altre e non esigeva trattamenti particolari: riprendeva i temi secondo il principio dell'imitazione, vocalizzava e distribuiva i suoi interventi secondo l'intenzione di equilibrare il contrappunto.
Instauratosi alla fine del XVI secolo con l'affermarsi di una sensibilità armonica del fatto musicale, il basso continuo fu uno degli elementi fondamentali della scrittura musicale fin verso la metà del XVIII secolo: veniva improvvisato al clavicembalo o all'organo, spesso unito a uno strumento ad arco (viola da gamba o violoncello), che suonava soltanto la linea fondamentale del basso. Era caratterizzato dalla presenza di numeri indicanti le armonie richieste (basso cifrato), ma non si limitava, soprattutto nella sua fase più matura, alla sola realizzazione degli accordi, poiché implicava scambi e giochi contrappuntistici con le altre parti. I primissimi esempi di basso continuo non erano numerati; le prime scarse indicazioni numeriche apparvero nelle opere secentesche di J. Peri e G. Caccini.
Sulla realizzazione del basso continuo esiste una copiosa letteratura dei teorici dell'epoca, spiegabile con le sue considerevoli ripercussioni sulla scrittura musicale: rappresentava un modo spaziale innovativo, tipicamente barocco, di concepire la musica. A partire dal 1750 circa, la nozione di basso continuo cederà il passo a quella, più precisa, di "accompagnamento", il quale, già liberamente praticato dall'antichità, ora non poteva più essere omesso.
L'invenzione del recitativo
Il secondo elemento di novità che caratterizza il barocco musicale è l'invenzione del recitativo (stile recitativo). Nello stile vocale recitativo, il testo ha la massima evidenza, mentre la musica è ridotta a una presenza minima, di puro sostegno armonico. In tal senso era stato definito "un giusto mezzo tra la declamazione della tragedia e il disegno musicale". Derivato dal recitar cantando della Camerata Fiorentina (XVI secolo), il recitativo passò nell'opera, cristallizzandosi in due forme principali: recitativo semplice (detto secco nell'Ottocento), accompagnato da un solo strumento (il cembalo per tutto il Settecento), e recitativo accompagnato (anche obbligato, o strumentato), sostenuto dall'orchestra.
Inteso come evento drammatico-narrativo, nell'opera italiana il recitativo fu usato sistematicamente per separare i pezzi a forma chiusa (arie, duetti, concertati ecc.), spesso trasformandosi nel genere misto dell'arioso. Il termine fu usato, per estensione, anche nella musica strumentale, a iniziare dal XVII secolo. Fu proprio lo stile recitativo a schiudere un ventaglio di nuove forme drammatiche (opera, oratorio, cantata) e a corroborare espressivamente generi precedenti (madrigale, aria, mottetto ecc.). La radicale novità del recitativo fu pienamente compresa, assieme all'altra del basso continuo, da Monteverdi il quale, nel Quinto Libro dei Madrigali forgiò l'espressione "seconda pratica" (o seconda maniera) per designare l'arte musicale ricavata dai procedimenti moderni, contrapponendola alla precedente arte dei polifonisti (prima pratica).