La prosa fin de siècle
Kraus, la "fiaccola" della verità
Karl Kraus (Jicin, Boemia, 1874 - Vienna 1936) nacque in una famiglia di origine ebraica, ma fin dalla prima infanzia visse a Vienna. Nel 1899 fondò la rivista “Die Fackel”: fino al 1891 vi collaborarono tra gli altri Trakl, Werfel, Strindberg, Wedekind; dal 1912 al 1936 fu redatta interamente da Kraus, che dalle sue colonne combatté mediante articoli, saggi, aforismi, satire e liriche una battaglia sarcastica e feroce contro la banalità, la menzogna e l'ipocrisia. Lo scopo della rivista era di smascherare la “palude delle frasi” in cui affondava la società borghese europea, preda della falsa morale e del falso eroismo. L'arma scelta per affrontare il nemico era l'analisi del linguaggio, che Kraus padroneggiò in modo affilatissimo, sollevando tramite la stampa la medesima questione posta – per altro profilo e su altri materiali ma in un'unica appassionata e lucida corrispondenza – da altri celebri viennesi (Hofmannsthal, Freud, Wittegenstein, Schoenberg e Loos). Appresa da Lichtenberg e Nietzsche l'arte dell'aforisma, la seppe praticare con maestria straordinaria, giungendo a un scrittura pura e tagliente come un cristallo, densissima e pur capace di “assassinare” ammaliando per sempre nella bellezza della propria superficie: ne è prova la splendida raccolta Detti e contraddetti (Sprüche und Widersprüche, 1909). Sovrani militaristi, profittatori bellici, massacratori sono i protagonisti del monumentale dramma Gli ultimi giorni dell'umanità (Die letzten Tage der Menschheit, 1922). Tra le altre opere, che influenzarono fortemente la letteratura tedesca posteriore, il saggio La lingua (Die Sprache, 1937, postumo) e le liriche di Parole in versi (Worte in Versen, 1916-30).