La prosa fin de siècle
Hesse: tra istinto e spiritualità
Dal padre, direttore di una casa editrice protestante, e dal nonno materno, missionario in India e studioso della civiltà indiana, Hermann Hesse (Calw, Württemberg, 1877 - Montagnola, Canton Ticino, 1962) ricevette decisivi impulsi intellettuali. Il temperamento insofferente lo spinse, quindicenne, ad abbandonare la scuola presso cui studiava teologia e a fare dapprima il meccanico, quindi il libraio, finché poté vivere del provento dei suoi libri. Pacifista convinto durante la prima guerra mondiale, nel 1919 lasciò la Germania per stabilirsi a Lugano, prendendo la nazionalità svizzera nel 1924. Nel 1946 ricevette il premio Nobel per la letteratura. Al primo romanzo, Peter Camenzind (1904), che lo rivelò al grande pubblico, seguirono Sotto la ruota (Unter dem Rad, 1906), Knulp (1915) e Demian (1919). In Demian si fondono riflessioni sulla guerra e personali impressioni dopo l'approccio alla psicoanalisi, ed è già presente il tema principale dell'opera di Hesse, quello del conflitto tra vita istintuale e vita spirituale, ripreso anche nei successivi Siddharta (1922), di ambientazione indiana, Il lupo della steppa (Der Steppenwolf, 1927), e Narciso e Boccadoro (Narziss und Goldmund, 1930), fortunatissima parabola ambientata in un improbabile Medioevo. Il gioco delle perle di vetro (Das Glasperlenspiel, 1943), l'opera più ampia e ambiziosa di Hesse, descrive una sorta di universitas litterarum del 2400, composta di asceti, artisti e scienziati, i quali creano, mediante il gioco che dà il titolo al romanzo, un linguaggio universale di tutte le discipline; insoddisfatto di questo, però, il protagonista Knecht si adopera per gettare un ponte che congiunga la scienza e l'arte con la vita reale. La prosa fluida e accattivante di Hesse ha incontrato immensa fortuna presso le giovani generazioni del secondo dopoguerra.