La fine della letteratura pagana: i prosatori e gli ultimi poeti
- Introduzione
- Ammiano Marcellino
- La storiografia minore
- Simmaco
- Grammatici ed eruditi
- I panegiristi
- I giuristi
- I poeti: Ausonio
- I poeti: Claudiano
- I poeti: Avieno, Aviano, Rutilio Namaziano
- Riepilogando
I poeti: Avieno, Aviano, Rutilio Namaziano
Le notizie sulla vita di Rufo Festo Avieno si ricavano da una iscrizione dell'autore stesso dedicata a Nortia, dea etrusca della fortuna. Nacque a Bolsena da una illustre famiglia e visse sempre a Roma; fu seguace della filosofia stoica e per due volte ricoprì la carica di proconsole. Tradusse in modo elegante in esametri i Fenomeni di Arato, un trattato astronomico, e rivisitò nella Descriptio orbis terrae (Descrizione della terra) la Periegesi dello storico e retore greco Dionigi d'Alessandria, sempre in esametri. Compose, in trimetri giambici, il poemetto Ora maritima (I litorali marittimi), di cui è pervenuta la descrizione della costa britannica fino a Marsiglia.
Si ignora tutto della vita di Flavio Aviano, poeta presumibilmente vissuto tra la fine del IV e l'inizio del V secolo. Sotto il suo nome ci è giunta una raccolta di 42 favole in distici elegiaci d'ispirazione esopica, forse indirizzata a Macrobio, l'autore dei Saturnalia. Aviano si propose di riscrivere con più eleganza le favole di Fedro, aggiungendone altre attinte dal greco Babrio. I racconti sono però prolissi e artificiosi, privi di arguzia, di scarso valore letterario, con un metro elegiaco fuori luogo, ma ottennero molta fortuna nel Medioevo.
Claudio Rutilio Namaziano, pagano di origine gallica, figlio di un alto funzionario, fu a Roma praefectus Urbis nel 414. Nel 417 ritornò in patria per mettere ordine nelle sue proprietà dopo le devastazioni dei Goti. Poeta garbato, descrisse il viaggio nel poemetto De reditu suo (Il ritorno), che ci è pervenuto interrotto al verso 68 del secondo libro. Nell'opera hanno particolare risalto il sentimento di venerazione per l'alta maestà di Roma e l'avversione per il cristianesimo, responsabile, secondo Rutilio, della rovina e della desolazione dell'impero. Il momento di ispirazione più genuina è rappresentato dal saluto rivolto dal poeta a Roma, al momento della partenza, in cui la città è celebrata come regina del mondo, conquistatrice e unificatrice delle genti.