François Rabelais
La concezione dell'uomo
L'epopea burlesca di Gargantua e Pantagruel segue il canovaccio dei romanzi cavallereschi, ma afferma una nuova concezione dell'uomo proteso alla conquista di se stesso e del mondo e insieme esalta un nuovo equilibrio tra cultura e natura, fede e ricerca terrena della felicità. Nel Prologo al Gargantua, Rabelais rivolge un ammonimento al lettore, invitandolo a fondere lettura "comica" e lettura simbolica, a vedere il mondo da un altro punto di vista, che sa trovare la saggezza nella pazzia, la serietà nel riso. La sua satira colpisce senza pietà istituzioni e costumi dell'epoca; ne sono bersagli prediletti il clero, i professori della Sorbona, i magistrati. Stupidi, ipocriti, bacchettoni, sciocchi, presuntuosi, violenti, pedanti vengono sommersi e travolti da un fuoco di fila di sberleffi. L'infanzia di Gargantua offre il destro per una satira feroce della pedagogia scolastica, che aveva reso il ragazzo "matto, cretino, fantastico e farneticante"; le viene contrapposto il programma umanistico di Ponocrate. Traspare evidente l'entusiasmo di appartenere a un'epoca luminosa, "ora tutte le discipline sono rifiorenti, le lingue restaurate", e più ancora il gioioso desiderio di sapere, che vuole abbracciare le lingue, le arti liberali, la storia, il diritto, la filosofia, tutte le scienze della natura.