Introduzione
Il XVI secolo ha inizio da una parte con i primi progressi della stampa, dall'altra con la discesa di Carlo VIII in Italia e l'inizio delle guerre per la supremazia (1494); si conclude con l'editto di Nantes (1598), con cui Enrico IV riporta la libertà religiosa e la pace fra cattolici e ugonotti (calvinisti). Il periodo d'oro, per quanto riguarda la produzione letteraria, si colloca tra il 1530 e il 1560. Il secolo, iniziato all'insegna della riscoperta dei testi medievali, letti in chiave di risveglio del nazionalismo perseguito dai Valois e come modello di forme poetiche, assume una propria fisionomia con l'opera di Rabelais, che esprime nella deformazione comica l'evoluzione laica e scettica del Rinascimento. Accanto alla ripresa degli studi classici, prende piede una novellistica (Margherita di Navarra) ispirata alle fonti trecentesche italiane mentre, con la Pléiade, nasce la moderna poesia. Nella seconda metà del secolo prevale la satira politica, che accompagna le crudeli vicende storiche delle guerre di religione e che sfocia nel barocco luttuoso di Agrippa d'Aubigné. Il secolo si chiude con la straordinaria prosa di Montaigne, vertice della riflessione di derivazione classica e umanistica, altissimo esempio pedagogico e sintesi di cristianesimo ed epicureismo.