Gli attentati politici più famosi della Storia Contemporanea
Da Umberto I a Kennedy: quando la violenza degli attentati colpisce politici, capi di Stato e sovrani.
Shinzō Abe, il più longevo primo ministro nella storia del Giappone moderno, è stato ucciso dopo essere stato colpito dai proiettili sparati da un ex militare durante un comizio a Nara. 67 anni, Abe era parlamentare della Camera dei Rappresentanti nipponica. Il suo è solo l’ultimo di tanti omicidi che hanno avuto come vittime esponenti politici (e persino sovrani) nel corso del Novecento. Ecco i più famosi.
10. Umberto I
Il XX secolo si apre con l’assassinio di Umberto I, secondo Re d’Italia. Figlio di Vittorio Emanuele II e di Maria Adelaide d'Austria, regna dal 1878: se da una parte c’è chi lo chiama “Re Buono”, in particolare per la promulgazione del codice Zanardelli che ha abolito la pena di morte, dall’altra sono tanti i suoi detrattori. Fortemente conservatore, su Umberto I pesa in particolare l’avallo delle repressione dei moti di Milano del 1898, che costa la vita a 83 persone (due militari e 81 civili). Il 29 luglio 1900, il re si trova a Monza per la cerimonia di chiusura di un concorso ginnico: tra la folla presente c’è anche l’anarchico Gaetano Bresci, appena rientrato dagli Stati Uniti, che scarica addosso al sovrano i cinque colpi della sua rivoltella. Bresci morirà meno di un anno dopo nel carcere di Ventotene, ufficialmente suicida tramite impiccagione.
9. Francesco Ferdinando
Nel 1914 l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria-Este non regna, ma è destinato a farlo essendo l’erede al trono austro-ungarico. È infatti nipote dell’imperatore Francesco Giuseppe, che non ha eredi maschi viventi (nel 1889 il figlio Rodolfo si è suicidato con l’amante Maria Vetsera nel casino di caccia di Mayerling). Il 28 giugno, a Sarajevo, viene però ucciso a colpi di pistola dallo studente serbo Gavrilo Princìp, appartenente al movimento Mlada Bosna (Giovane Bosnia) e in contatto con il gruppo terroristico Crna ruka (Mano nera), che rivendica l’autonomia della Bosnia dall'Austria. Nell’attentato muore anche la moglie dell’arciduca, Sofia. Un mese dopo l’imperatore Francesco Giuseppe dichiara guerra alla Serbia, aprendo così di fatto il primo conflitto mondiale.
8. Nicola II
Lo zar Nicola II, l'ultimo imperatore russo, muore il 17 luglio 1918 insieme a tutta la sua famiglia. A compiere la strage sono i bolscevichi, che dopo aver tenuto prigionieri i Romanov nella città di Tobol'sk, a est dei monti Urali, li hanno trasferiti nella residenza nota come Casa Ipat'ev, a Ekaterinburg. L’imperatore ha abdicato dopo la rivoluzione di febbraio 1917, ma rappresenta ancora una minaccia, visto l’alto numero di monarchici presenti nel Paese: così viene pianificata l’esecuzione dell’intera famiglia, che avviene dopo 78 giorni di permanenza nella "casa a destinazione speciale". Muoiono fucilate in tutto 11 persone: il deposto zar, la moglie Alessandra e i cinque figli, più quattro membri della servitù. I corpi, portati nel vicino bosco di Koptiakij, vengono denudati, fatti a pezzi e gettati nel pozzo di una vecchia miniera.
7. Michael Collins
A luglio del 1921 è finita la Guerra d'indipendenza irlandese: dopo la fine del conflitto, un trattato ha sancito ha sancito la nascita dello Stato Libero d'Irlanda. Nella lotta per l’indipendenza si è distinto il patriota Michael Collins, uno dei fondatori dell’Irish Republican Army, che oltre a ricoprire l’incarico di ministro delle Finanze, l’anno successivo viene scelto come Presidente del Governo provvisorio dello Stato Libero d'Irlanda. Quanto stabilito dal Trattato anglo-irlandese, però, non è andato giù a tutti i repubblicani e all’interno del movimento nazionalista si crea una profonda frattura, che porta alla guerra civile: Michael Collins viene assassinato il 22 agosto 1922 a Béal na mBláth, in un’imboscata delle forze irregolari.
6. Gandhi
Sostenitore della nonviolenza, Mahatma Gandhi muore il 30 gennaio 1948, ucciso da tre tre colpi di pistola sparati da Nathuram Godse, fanatico indù radicale che aveva legami anche con il gruppo estremista Mahasabha: il padre della nazione indiana viene assassinato mentre si reca nel giardino per la consueta preghiera del pomeriggio, accompagnato dalle pronipoti Abha e Manu. Il killer, che ha ucciso in quanto ritiene “Bapu” (altro soprannome di Gandhi) responsabile di aver ceduto alle richieste del nuovo governo del Pakistan e dei gruppi musulmani, viene subito catturato, processato e condannato a morte, nonostante l'opposizione dei sostenitori del Mahatma. Nel 1984 verrà uccisa Indira Gandhi, prima e unica donna a ricoprire la carica di Primo ministro dell'India: non ha legami con il Mahatma, che però era grande amico del padre.
5. Patrice Lumumba
L’assassinio di Patrice Lumumba avviene poco dopo l’indipendenza del Congo dal Belgio, giunta il 30 giugno 1960. Leader del Movimento Nazionale Congolese di Liberazione, ha vinto le prime elezioni libere nel Paese, diventando Primo ministro della Repubblica Democratica del Congo a soli 35 anni. La serenità dura poco: a dicembre il generale Mobutu con un colpo di Stato fa arrestare Lumumba, che il 17 gennaio viene 1961 viene trasferito nella provincia separatista del Katanga. E qui giustiziato. Il suo corpo viene fatto a pezzi e sciolti nell’acido. Un dente di Lumumba, l’unico resto del premier, recuperato all’epoca da un poliziotto belga, è stato da poco consegnato dal Belgio al Congo con una cerimonia a Bruxelles.
4. John Fitzgerald Kennedy
Quello di John Fitzgerald Kennedy è probabilmente l’assassinio a sfondo politico (e non solo) più famoso del Novecento. È il 22 novembre 1963 e JFK, insieme alla first lady Jackie, sta sfilando per le strade di Dallas a bordo di una vettura scoperta, tra la folla festante. Poi i colpi di arma da fuoco e il dramma: il presidente Usa colpito alla testa, la moglie che cerca addirittura di recuperare frammenti del cranio, il fuggi fuggi generale. L’auto presidenziale sfreccia via da Dealey Plaza ma per Kennedy non c’è niente da fare. Per il suo omicidio viene arrestato il simpatizzante comunista Lee Harvey Oswald, che secondo quanto stabilito dalla Commissione Warren ha sparato dal sesto piano dal Texas School Book Depository, dove lavora come magazziniere. Ma non c’è modo di sapere di più; due giorni dopo lo stesso Oswald verrà ucciso da Jack Ruby nel sotterraneo della centrale di polizia. Nel 1968, dopo un comizio a Los Angeles, morirà assassinato anche Robert, fratello di John Fitzgerald Kennedy. Nello stesso anno, a Memphis, viene ucciso inoltre Martin Luther King, leader del Movimento per i diritti civili degli afroamericani.
3. Olof Palme
È la sera del 28 febbraio 1986 quando il premier svedese Olof Palme, di ritorno a casa insieme alla moglie dopo essere stato al cinema, viene colpito da due colpi di pistola alla schiena. Palme, che guida il Paese dal 1982, dopo aver ricoperto già l’incarico dal 1969 al 1976, viene dichiarato morto poco dopo la mezzanotte. L'istruttoria processuale si rivelerà la più lunga e la più costosa mai portata avanti in Svezia: soltanto nel 2020 i magistrati arriveranno a concludere che a uccidere Palme è stato Stig Engström, un grafico con simpatie di destra, morto però nel 2000.
2. Yitzhak Rabin
Primo ministro d'Israele a essere nato sul territorio del proprio Stato, a Gerusalemme, e Premio Nobel per la pace nel 1994, Yitzhak Rabin muore il 4 novembre dell’anno successivo a Tel Aviv, al termine di una manifestazione in supporto agli accordi di Oslo. A ucciderlo Yigal Amir, un colono ebreo estremista, fermamente contrario all'iniziativa di pace di Rabin e in particolare alla firma dei trattati.
1. Benazir Bhutto
Figlia di Zulfikar Ali Bhutto, primo premier pakistano eletto con voto popolare nel 1973, poi deposto quattro anni dopo e impiccato nel 1979, Benazir Bhutto ha seguito le orme del padre, ricoprendo per due volte la carica di Prima ministra: dal 1988 al 1990 e dal 1993 al 1996. Rientrata in Pakistan nel 2007 dopo un periodo di esilio volontario per ricandidarsi alle elezioni dell’anno seguente, nel giro di pochissimo tempo è oggetto di due attentati. Il primo fa 138 vittime e almeno 600 feriti a Karachi, ma Benazir Bhutto ne esce illesa. Il secondo va a segno il 27 dicembre, quando Bhutto perde la vita in un attentato a Rawalpindi, al termine di un comizio elettorale, colpita da due armi da fuoco. Un attimo dopo, un attentatore suicida si fa esplodere, uccidendo più di venti persone. Nel 1996, a seguito di un attentato, Benazir Bhutto aveva perso il fratello e rivale politico Murtaza.
Matteo Innocenti
Foto apertura. palinchak - 123RF