Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino sapo-ōnis, propr., miscela di sego e cenere che i Galli adoperavano per tingere i capelli di rosso]. Nome generico dei sali metallici delle miscele di acidi grassi a lunga catena ottenute dalla saponificazione dei grassi naturali. Nel linguaggio corrente si indicano con il nome di sapone i sali di sodio e di potassio, solubili in acqua e usati come detersivi; in quello tecnico il nome di sapone indica invece anche i sali dei metalli pesanti insolubili in acqua e usati in altre applicazioni, come per esempio il sapone di piombo, usato nella produzione dei cerotti adesivi; sapone di Marsiglia, da bucato, per usi domestici; sapone da barba, per ammorbidire i peli; sapone medicinale, con aggiunta di sostanze antisettiche e medicamentose; bolla di sapone, vedi bolla 1. Per estensione, pezzo solido di tale sostanza, saponetta.

Cenni storici

Il sapone vero e proprio non era conosciuto dagli antichi che usavano erbe saponose dalla schiuma abbondante. Gli Egizi aggiungevano all'acqua carbonato di sodio, i Greci usavano sostanze sgrassanti tipo soda o liscivia, i Romani una mistura d'olio, sabbia e soda. Un sapone preparato con sego, cenere e calce fu adottato forse per la prima volta dai Galli, e Galeno nel sec. II è il primo a indicarne l'uso per lavare persone e indumenti. Dal sec. XIV si cominciò a produrlo su scala commerciale, mentre prima di quell'epoca si faceva in casa.

Industria chimica: saponificazione

Le materie prime sono grassi e oli derivati dal mondo animale o vegetale, quali sego, lardo, olio di palma, di cocco, ecc., contenenti in alta percentuale le sostanze attive, i trigliceridi, ossia esteri della glicerina. Essi, sottoposti a idrolisi, per esempio in presenza di idrossido di sodio, danno luogo all'alcol corrispondente e a un sale di acido grasso, cioè al sapone. Industrialmente, i trigliceridi utilizzabili sono abbastanza pochi, con un numero di atomi di carbonio compreso tra 12 e 18, in quanto per numeri di carbonio inferiori si hanno saponi troppo irritanti per la pelle umana, mentre per valori superiori a 18 i saponi sono poco solubili in acqua. L'idrolisi delle materie prime, cioè la saponificazione, avviene secondo due criteri principali: nella saponificazione basica il grasso, additivato di una piccola percentuale di calce, ammoniaca, ecc. viene posto in un'autoclave in cui si invia vapore diretto sino a una pressione di 10 atmosfere; ottenuta l'idrolisi, la fase acquosa, contenente la glicerina, è inviata al recupero, mentre la fase solida, trattata con acido diluito, forma gli acidi grassi utilizzabili per ottenere il sapone. Nella saponificazione acida, il grasso è posto in autoclave in presenza di acido solforico e riscaldato sino a 120 ºC; gli acidi grassi recuperati devono essere assoggettati poi a uno strippaggio con vapore per eliminare sostanze carboniose dannose alla colorazione. Altri metodi di saponificazione meno usati prevedono l'uso di catalizzatori quali l'acido benzolsulfostearico e acidi grassi aromatici solfonati. Gli acidi grassi prodotti vengono direttamente impiegati per la produzione di saponi, ma vengono anche utilizzati come base per la produzione di acido oleico e stearico in essi contenuti, mentre gli acidi residui, quali il palmitico e l'isooleico, sono usati solo in saponeria. La presenza dello ione sodio e potassio in questi composti determina la “durezza” del sapone ossia la sua solubilità in acqua; quelli al sodio sono classificati “duri” e sono impiegati sotto forma solida (saponette), mentre quelli al potassio sono classificati “molli” e impiegati sotto forma liquida o pastosa.

Industria chimica: tecniche di preparazione

Le tecniche per la preparazione dei saponi sono del tipo discontinuo, o alla “caldaia”, oppure continuo. La prima, di tradizione artigianale, parte da materie prime grezze, per cui l'idrolisi avviene durante la lavorazione: l'olio e i grassi in miscela opportuna vengono immessi in una caldaia e riscaldati con vapore diretto; quando la massa raggiunge la temperatura di ca. 80 ºC si immette lentamente, per non originare una violenta saponificazione, una soluzione di soda (o di potassa) al 50%, dopo di che si effettua la cosiddetta “salatura” per aggiunta di cloruro sodico e si lascia a riposo la soluzione sospendendo l'invio di vapore. Dopo diverse ore si ha la separazione della liscivia, contenente la glicerina, che si raccoglie sul fondo e viene scaricata, e del sapone che si stratifica in alto. A questo punto il sapone subisce numerosi lavaggi con acqua leggermente salata per separare la restante glicerina rimasta impregnata in esso; infine una successiva bollitura permette la separazione al fondo della caldaia delle varie impurezze presenti nelle materie prime. Per sapone di bassa qualità si ricorre invece a una saponificazione a freddo, senza asportazione delle impurezze e della glicerina. I processi continui, adottati nelle industrie, partono dagli acidi grassi ottenuti per saponificazione e prevedono la totale automazione del processo. Secondo uno dei metodi più usati, gli acidi grassi, miscelati a ossido di zinco come catalizzatore, sono inviati in una colonna di idrolisi in controcorrente d'acqua a 220 ºC, sotto pressione di ca. 40 atmosfere. Dal fondo della colonna fuoriesce la glicerina e dalla testa la soluzione salina che viene inviata alla distillazione sotto vuoto e quindi alla neutralizzazione con soda o potassa. I saponi ricavati in modo sia continuo sia discontinuo contengono ca. il 30% di acqua che deve essere in buona parte asportata per essiccamento sotto vuoto; infine essi vengono additivati con caricanti tipo tripoli e fosfato di sodio, con sbiancanti ottici, pigmenti, odorizzanti, profumi, ecc. e quindi confezionati secondo la richiesta del mercato.

Industria chimica: i saponi speciali

Tra i saponi speciali sono da annoverare: i saponi liquidi o shampoo, a base di potassio o di ammonio, ottenuti a partire da olio di oliva o cocco; i saponi da barba, ottenuti a partire da una miscela di olio di cocco e acido stearico e saponificata con una miscela di soda e potassa lasciando insaponificata una parte dell'acido stearico e aggiungendo glicerina; i saponi di sgrassaggio, di normale costituzione ma additivati con sostanze abrasive quali quarzo, feldspato e con riempitivi come silicato e carbonato di sodio; i saponi da toeletta, in cui sono presenti lanolina oppure olio non saponificato nella misura del 5%; i saponi trasparenti, ottenuti per aggiunta a caldo di soluzioni zuccherine e alcol per impedire la cristallizzazione durante il raffreddamento; i saponi neutri, in cui la soluzione acquosa ha un pH prossimo a 7; i saponi medicati, ottenuti da saponi neutri con aggiunta di sostanze disinfettanti, antimicotiche, ecc.

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora