mammèlla
IndiceLessico
Sf. [sec. XIII; latino mamilla, dim. di mamma]. Ognuna delle due ghiandole caratteristiche dei Mammiferi, ipotrofiche nel maschio e particolarmente sviluppate nelle femmine, destinate alla secrezione del latte per l'alimentazione dei piccoli nel primo periodo della vita; per estensione, poppa, seno: dare la mammella; avere alla mammella, allattare; attaccarsi alla mammella, poppare; togliere dalle mammelle, svezzare. Fig., dalle mammelle, dalla prima infanzia. Raro, altura tondeggiante.
Anatomia comparata
Vi è una notevole variabilità nella stuttura delle ghiandole mammarie. I Mammiferi pluripari sono generalmente provvisti di numerose mammelle disposte ventralmente dall'inserzione dell'arto anteriore all'inserzione dell'arto posteriore lungo due linee paramediane sulla superficie toracico-addominale. I Mammiferi unipari hanno per lo più un solo paio di mammelle situate in posizione approssimativamente ascellare o inguinale. Costituisce una singolare eccezione la nutria, roditore a vita anfibia, che ha le mammelle in posizione dorsale. Le mammelle si sviluppano nelle femmine alla pubertà e divengono funzionanti subito dopo ciascun parto (vedi lattazione, latte). Nei Monotremi non esistono vere mammelle, ma una serie di aree mammarie nelle quali sboccano numerose ghiandole il cui secreto però non ha ancora le caratteristiche tipiche del latte: poiché ciascuna ghiandola sbocca in prossimità di un grosso pelo, in ogni area mammaria si costituisce un ciuffetto di peli lungo i quali scorre il secreto che i piccoli lambiscono. In tutti i gruppi di Mammiferi superiori esistono mammelle ben formate, con le ghiandole che si aprono all'apice di un capezzolo dal quale il piccolo può succhiare il latte. Le ghiandole mammarie attive hanno una struttura alveolare composta; ogni alveolo è drenato da un piccolo dotto che confluisce con quelli degli alveoli vicini in un dotto più grande. I dotti fanno poi capo a un condotto unico che raggiunge l'apice del capezzolo. Le ghiandole mammarie diventano funzionanti, nella femmina, all'atto del parto grazie all'azione ormonale. Nei Marsupiali si trovano delle vere mammelle situate internamente al marsupio: nella maggior parte dei casi queste sono fornite di un capezzolo rudimentale in cui sboccano i dotti lattiferi, alloggiato in un'introflessione cutanea (tasca mammaria); in alcuni marsupiali (per esempio opossum) il capezzolo è già estroflesso. Tra i Placentati, negli Insettivori, il capezzolo sorge al centro di un'area mammaria solo lievemente circumvallata e riceve un unico condotto lattifero. Nei Ruminanti vi sono due paia di mammelle contenute in un'unica sacca cutanea: a ogni mammella corrisponde un lungo capezzolo al cui interno si trova una cavità (seno del latte) che dalla parte prossimale riceve lo sbocco di parecchi condotti lattiferi e dalla parte distale comunica con l'esterno attraverso un unico passaggio. Nei Primati vi è un solo paio di mammelle in posizione pettorale.
Anatomia umana
Le mammelle sono poste sulla parete anteriore del torace, ai lati di una linea mediana che passa per lo sterno, all'altezza di una zona compresa tra la terza e la sesta costa. Nei neonati d'ambo i sessi le mammelle presentano una lieve tumefazione e possono secernere gocce di colostro; tale fenomeno può di nuovo comparire all'epoca della pubertà; per tutta l'età infantile, comunque, le mammelle non appaiono rilevate e il capezzolo ha dimensioni ridotte. All'inizio della pubertà, mentre nel maschio le ghiandole mammarie si atrofizzano, nella donna si sviluppano fino a diventare idonee alla lattazione; ne consegue un notevole aumento di volume che perdura anche quando, in menopausa, viene a cessare nella donna l'attività ormonica. La forma e le dimensioni delle mammelle variano, oltre che individualmente, anche secondo l'età e la costituzione corporea; a volte differenze di volume si riscontrano tra le due mammelle in una stessa persona. Nella giovane donna nullipara, la mammella è costituita da un rilievo a forma di mezza sfera sporgente in avanti, che misura in media 10-12 cm di diametro e 4-6 di spessore; ognuna è separata da quella corrispondente da un ampio solco, detto seno, mentre un altro solco, detto sottomammario, si forma inferiormente per effetto della gravità tra mammella e torace. Al centro della mammella sporge il capezzolo, rilievo cutaneo rugoso, duro, di forma conica, roseo o bruno, alto sino a un cm e con un diametro di base di 8-15 mm, al cui apice sboccano 10-15 pori galattofori, che portano all'esterno il latte durante l'allattamento. Il capezzolo è circondato dall'areola mammaria, un'area circolare di 3-4 cm, di colore variabile dal roseo al bruno, rugosa per la presenza di rilievi granulosi e ghiandole sebacee. Le mammelle aumentano di volume e di consistenza, a volte anche considerevolmente, durante le mestruazioni, la gravidanza e soprattutto nell'allattamento per le modificazioni fisiologiche che questi eventi provocano sulla ghiandola mammaria. Le mammelle sono costituite essenzialmente da un grappolo di 10-12 piccole ghiandole disposte a lobi e lobuli, comunicanti tra loro con un sistema di canali (tubuli intralobulari, dotti interlobulari), che nascono a fondo cieco o a gemmazione nelle ghiandole e nel decorso verso l'esterno incontrano piccole dilatazioni (seni lattiferi) da cui si dipartono i dotti galattofori che sboccano sul capezzolo. Abbondante tessuto connettivo fibroso e adiposo, che si trova fra le ghiandole con funzioni di sostegno, determina la forma della mammella. Alla sua irrorazione provvede una rete derivante dall'arteria toracica o mammaria e dall'ascellare; le vene si scaricano invece nella vena toraco-epigastrica; il sistema circolatorio è completato da una rete di vasi linfatici. L'innervazione è garantita da plessi e rami nervosi del sistema vegetativo e da rami provenienti da nervi intercostali e dai sopraclavicolari del plesso cervicale. Le mammelle possono andare incontro a forme patogene e a malformazioni congenite (amastia, polimastia, ecc.); frequenti sono le forme infiammatorie durante l'allattamento (mastiti) e, più rari, i fibromi e i tumori, anche in età giovanile.