ipotrofìa

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sf. [sec. XIX; ipo-+-trofia].

1) In medicina, processo involutivo di un organo o tessuto riguardante la diminuzione del volume del numero delle cellule che lo costituiscono. Può rappresentare un evento fisiologico, per esempio, l'ipotrofia del timo durante l'adolescenza, quella dell'ovaio e dell'utero dopo la menopausa e quella generale che interessa più o meno tutti gli organi durante l'età avanzata. Si ha ipotrofia del tessuto adiposo in seguito a dimagramento e di molti altri tessuti nelle condizioni di inanizione e cachessia. Altri esempi di ipotrofia sono quella muscolare da mancanza di esercizio, quella che interessa i tessuti scarsamente irrorati e, infine, quella da compressione di un organo su un altro o di una struttura anatomica su una vicina facente parte dello stesso organo. L'ipotrofia si accompagna necessariamente a riduzione della funzionalità, documentata dalla diminuzione dell'attività metabolica delle singole cellule.

2) In botanica, processo di carattere regressivo, detto anche atrofia, in conseguenza del quale organi o tessuti vegetali interessati da alterazioni nella sfera della propria attività nutritizia diminuiscono di volume. Vari fenomeni morbosi a carico delle piante (cascola di fiori e frutti, sterilità di organi fiorali, ecc.) sono da mettere in relazione a manifestazioni di ipotrofia, che in generale si verificano a causa di attacchi parassitari, a fattori di ordine ecologico o fisiologico, ecc. Può essere localizzata o diffusa, ma in genere riguarda un singolo tessuto od organo.

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