Descrizione generale

sm. [sec. XIX; latino glaber, liscio]. Termine comprensivo per indicare un vasto gruppo di rocce intrusive iposiliciche a struttura granulare olocristallina con grana media o grossa; il carattere nettamente basico è dovuto alla presenza di plagioclasi calcici (prevalentemente labradorite e bitownite) e di minerali femici (pirosseni, anfiboli e olivine), cui è dovuto il colore scuro, in specie grigio-verdastro. Componenti accessori frequenti sono gli spinelli, soprattutto magnetite e cromite, i minerali di titanio, titanite e ilmenite, e le apatiti. I gabbri presentano una composizione chimica media analoga a quella dei basalti e dei diabasi, di cui infatti sono considerati gli equivalenti intrusivi.

Classificazione

In base alla presenza esclusiva o prevalente di uno dei due gruppi di pirosseni, i minerali più abbondanti nei gabbri dopo i plagioclasi, si distinguono i gabbri in senso stretto, che presentano pirosseni monoclini, dalle noriti, a pirosseni rombici. Nei gabbri normali i pirosseni monoclini presenti sono l'augite e il diallagio: così per esempio nel classico gabbro eufotide i componenti essenziali sono labradorite e diallagio; spesso però il plagioclasio è alterato per debole metamorfismo in saussurite e il pirosseno viene sostituito da anfibolo o da clorite. Altrimenti i gabbri vengono definiti in base al minerale caratteristico che sostituisce parzialmente o del tutto i pirosseni; si hanno così: i gabbri anfibolici, come per esempio il granito nero d'Anzola, costituito essenzialmente da andesina, orneblenda e augite; i gabbri olivinici, come le troctoliti, ecc. Si conoscono infine tutti i possibili termini di transizione tra i gabbri, le noriti e le troctoliti. In Italia le rocce gabbriche sono diffuse nelle Alpi (Monviso, Valsesia, Valtellina, Adamello) e soprattutto nell'Appenninosettentrionale dove fanno parte, associate a rocce femiche e ultrafemiche più o meno metamorfosate, del complesso delle ofioliti o pietre verdi. Rocce affini ai gabbri, ma povere di elementi femici e prevalentemente costituite da plagioclasi calcici, sono le anortositi. Col termine di gabbro rosso e di gabbro verde si indicano nell'Appennino settentrionale alcuni diabasi facenti parte del complesso ofiolitico, e che per alterazione si presentano rossastri o verdastri. Rocce di composizione intermedia tra quella delle dioriti e quella dei gabbri, diffuse specie nella zona eruttiva basica di Ivrea, sono indicate come gabbrodioriti: si tratta di dioriti non quarzifere con notevole percentuale di minerali femici. Come alcalini vengono indicate delle rocce intrusive femiche formate da un plagioclasio calcico o calcico-sodico, da minerali femici più o meno alcalini delle famiglie dei pirosseni e degli anfiboli, da feldspatoidi, da zeoliti e anche da feldspati alcalini. Esempi ne sono i gabbri teralitici ed essexitici, la kentallenite e la teschenite. Quando prevale la giacitura filoniana si preferisce definirli diabasi alcalini.

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