magnetite

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sf. [sec. XIX; da magnete+ -ite]. Minerale appartenente al gruppo degli spinelli, ossido di ferro bivalente e trivalente, di formula

, cristallizzato nel sistema monometrico. Si conoscono numerose varietà di magnetite distinte in rapporto all'elemento che sostituisce parzialmente il ferro. Le principali sono: la magnetite titanifera contenente fino al 7,5% di ossido di titanio; la magnetite cromifera nella quale il cromo sostituisce in piccole quantità il ferro trivalente; la magnetite alluminifera con un tenore in alluminio anche del 15%; la magnetite vanadinifera con un contenuto in vanadio che può arrivare al 5%; il ferro inoltre può essere sostituito da manganese e nichel. Si presenta in cristalli distinti, spesso con abito ottaedrico, e in masse compatte anche di notevole potenza che costituiscono giacimenti di rilevante importanza economica; il minerale, dotato di proprietà magnetiche e di buona conducibilità elettrica, è sempre di colore nero intenso con lucentezza tipicamente metallica. Il contenuto in ferro raggiunge il 72,4%. La magnetite si forma per segregazione magmatica e si trova perciò entro rocce eruttive anche in corpi di notevole potenza; come minerale accessorio è presente di frequente in rocce metamorfiche ed eruttive. Si trova inoltre in depositi sedimentari insieme ad altri minerali che resistono alla degradazione fisico-chimica. I giacimenti di magnetite significativi per l'estrazione del ferro sono numerosi: notevoli quelli di Kiruna (Svezia), in cui la magnetite ha una potenza di 30-150 m su una grande estensione areale, e quelli siti negli Urali. In Italia, i giacimenti più importanti si trovano nelle serpentine di Cogne (Val d'Aosta) e a Capo Calamita (isola d'Elba); Traversella (Ivrea) è nota per la presenza di pregevoli cristallizzazioni.

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