china²
sf. [sec. XVI; dallo spagnolo quina, che risale a una voce indigena del Perú]. Nome comune usato per indicare varie specie di piante che costituiscono il genere Cinchona, della famiglia delle Rubiacee, originarie della zona orientale delle Ande comprese tra Bolivia e Perú, con habitat che si estende dai 1000 ai 3000 m di altitudine. Sono piante arboree sempreverdi di altezza varia (fino a 30 m) con foglie opposte, intere, ovali o lanceolate, lucenti, dal verde più o meno scuro, differenziato sulle due pagine. I fiori, molto profumati, dal colore variabile fra il bianco e il rosa carico, sono muniti di piccole brattee e disposti in pannocchie terminali. Il frutto è una capsula contenente numerosi semi piatti e sottili. Con lo stesso nome si indica la corteccia, nonché la tintura e la polvere che se ne ottengono contenenti vari alcaloidi fra i quali la chinina. Oltre che nei Paesi di origine le piante della china sono coltivate nelle Indie orientali e soprattutto a Giava. La raccolta delle cortecce inizia quando le piante hanno 7 o 8 anni e avviene o per abbattimento delle colture o asportando dai tronchi strisce di corteccia e ricoprendo le ferite con muschi e licheni. Quando la corteccia si riforma si asportano le parti precedentemente lasciate e così via. Fra le numerose varietà di corteccia di china attualmente in commercio meritano di essere ricordate specialmente la china gialla – fornita da Cinchona calisaya e da Cinchona ledgeriana – e la china rossa, che si ricava da Cinchona succirubra. § La fabbricazione degli elisir di china, iniziata con gran successo verso la metà dell'Ottocento, si ottiene per infusione della corteccia di Cinchona calisaya e succirubra, con aggiunta di rabarbaro e altre erbe medicinali, in alcol dolcificato. La china necessita di un lungo invecchiamento, al termine del quale raggiunge una gradazione alcolica minima di 31 gradi. Si beve liscia come digestivo, eupeptico e colagogo, allungata come aperitivo, dissetante e corroborante. § Rosso di china,colorante organico, di formula bruta C₂8H₂₂O₁4, ottenuto per idrolisi del tannino.