Savòia, casa di-
IndiceImportante famiglia principesca che regnò nelloStato sabaudo. I pochi documenti che riguardano le sue origini sono soggetti a varie interpretazioni e dall'epoca di Amedeo VIII (sec. XV), fino al sec. XIX vennero sempre escogitati criteri di giustificazione di tipo politico, con l'avallo di genealogisti compiacenti. In un primo tempo fu necessario giustificare il titolo ducale ottenuto appunto da Amedeo VIII nel 1416: si trovò quindi uno scrittore, J. d'Ormeville, che fece discendere la casa di Savoia dall'imperatore Ottone II di Sassonia. Nel secolo successivo, invece, gli interessi politici della dinastia erano collegati alla sua posizione in seno all'impero e si trovarono altri studiosi (G. Botero, G. Monod e soprattutto Guichenon) che, pur mantenendo la tradizione sassone, fecero risalire le origini della famiglia addirittura a Vitichindo, lo strenuo difensore dell'indipendenza dei Sassoni contro Carlo Magno. Più tardi, orientatasi la politica sabauda verso l'Italia, si ebbe interesse a dimostrare l'origine italiana della casa sabauda; per questo diversi studiosi (G. F. Napione nel sec. XVIII, L. Cibrario nel sec. XIX e altri) volsero le loro attenzioni all'ultimo sovrano del regno italico dell'alto Medioevo e, sia pure con soluzioni varianti nei dettagli, ne trovarono il capostipite in Berengario II d'Ivrea. Questi era stato deposto da Ottone I nel 961, pertanto era vittima di quella famiglia da cui un tempo i Savoia credevano o volevano discendere. Una soluzione locale, borgognona, ideata da D. Carutti nel sec. XIX e fondata sull'esistenza di un paio di Amedeo e di Umberto, è altrettanto ipotetica. Nel sec. XX l'origine fu invece ricercata o nella dinastia provenzale collegata a un carolingio (C. W. Previté Orton, Baudi di Vesme, F. Gabotto e altri) o a una famiglia del Viennese discendente, per linea femminile, da Lotario II di Lotaringia, esso pure un carolingio (G. de Manteyer). queste presunte origini sono state oggi respinte dai più importanti studiosi (F. Cognasso, Maria José di Savoia) come pure congetture. L'unico punto sicuro di partenza della dinastia è il conte Umberto Biancamano (m. 1048), che, già signore delle contee di Savoia (1003?), di Belley, Sion e Aosta, al disgregarsi del regno di Borgogna (1032) si schierò dalla parte di Corrado II ottenendone in premio la contea di Moriana in Val d'Isère (ca. 1034). A lui succedettero i figli Amedeo I detto Coda (m. ca. 1051) e Oddone(m. 1060), il quale ultimo, sposando Adelaide, figlia ed erede di Olderico Manfredi signore di Torino, Susa, Ivrea, Pinerolo e Caraglio, ingrandì notevolmente i suoi domini in Piemonte. Da lui nacquero Berta (1051-1087) e Adelaide (m. 1079), future mogli di Enrico IV e di Rodolfo di Svezia, e i successori Pietro I (ca. 1048-1078) e Amedeo II (m. 1080) che esercitarono però un potere più che altro nominale, giacché l'effettivo governo dello Stato rimase nelle salde mani di Adelaide fino alla sua morte. La corona passò quindi in linea diretta maschile a Umberto II il Rinforzato (m. 1103) che si vide usurpare molti dei territori piemontesi da ribelli e pretendenti all'eredità di Adelaide, ad Amedeo III (ca. 1094-1148), la cui sorella Adelaide (1092-1154) sposò nel 1115 il re di Francia Luigi il Grosso e la cui figlia Matilde (o Mafalda; m. 1158) andò in moglie ad Alfonso I del Portogallo (ca. 1146), poi a Umberto III il Beato (1136-1189), fieramente avverso al Barbarossa e per questo messo al bando dell'Impero, e infine a Tommaso I (1178-1233) che, nominato vicario imperiale da Federico II (1225), iniziò a ristabilire i domini della casata in Piemonte e ampliò i possessi d'Oltralpe. Alla morte di Tommaso I gli antagonismi da tempo serpeggianti tra i membri della famiglia portarono (1233) alla divisione dei possessi tra Amedeo IV (ca. 1197-1253), che mantenne oltre al dominio diretto sui beni di Francia la superiorità feudale e il titolo di conte di Savoia, e il fratello Tommaso II, che ricevette dal primo le terre d'Italia da Avigliana in giù e assunse il titolo di principe di Piemonte. Ad Amedeo IV, la cui figlia primogenita Beatrice (m. ante 1259) aveva sposato nel 1247 Manfredi di Hohenstaufen poi re di Sicilia, succedette Bonifacio I (1244-1263), sotto reggenza della madre Cecilia del Balzo sino al 1259; alla sua morte gli subentrò (contro la volontà del padre che aveva stabilito gli succedesse Tommaso III, figlio primogenito di Tommaso II) prima lo zio Pietro II detto il Piccolo Carlo Magno (1203-1268) e poi Filippo I (1207-1285), fratello del precedente. Dopo di lui salì al trono nel 1285 Amedeo V il Grande, (1252/53-1323), figlio secondogenito di Tommaso II, ma le opposizioni dei parenti a lui contrari vennero sopite soltanto in seguito a una decisione arbitrale del 1285 che portò a un'ulteriore divisione dei beni della casa. In base ad essa ad Amedeo V e ai suoi discendenti maschi venne infatti riconosciuta la contea di Savoia e la superiorità feudale su ogni ramo della famiglia; il paese di Vaud venne assegnato al fratello di Amedeo, Ludovico I (1250-1302), che diede in tal modo origine alla linea dei Savoia-Vaud – estintasi poi nel 1359 quando Caterina (m. 1373), figlia di Ludovico II (ca. 1269-1348), cedette per denaro i suoi possessi ad Amedeo VI –, e una parte del Piemonte (gli altri due terzi rimasero nominalmente ad Amedeo V) venne confermata al nipote di Tommaso II, Filippo I (1274-1334), iniziatore della linea che fu detta dei Savoia-Acaia in seguito al suo matrimonio (1301) con Isabella di Villehardouin erede del principato di Acaia. Ad Amedeo V succedettero i due figli maschi: prima Edoardo il Liberale (1284-1329) e poi Aimone il Pacifico (1291-1343), mentre una delle loro sorelle, Anna, nel 1326 andò in moglie ad Andronico III Paleologo imperatore bizantino. Dopo Aimone, la cui secondogenita Bianca nel 1350 sposò Galeazzo II Visconti, salì al potere nel 1343 Amedeo VI detto il Conte Verde (1334-1383), marito di Bona di Borbone e abile politico che nel 1359 riuscì a riannettere alla corona le terre di Vaud. A lui succedettero in linea diretta Amedeo VII detto il Conte Rosso (1360-1391), la cui tragica morte determinò violente lotte tra la madre e la moglie Bona di Berry; Amedeo VIII detto il Pacifico (1383-1451), che unì definitivamente il Piemonte ai domini aviti dopo l'estinzione del ramo di Acaia (1418) e assunse per primo il titolo di duca di Savoia (1416); Ludovico (1413-1465), luogotenente per conto del padre dal 1434 e vano pretendente alla successione di Filippo Maria Visconti che nel 1428 aveva sposato sua sorella Maria (1411-1469); Amedeo IX il Beato (1435-1472), una sorella del quale, Carlotta (1445-1483), sposò nel 1451 il delfino di Francia, il futuro re Luigi XI; e infine Filiberto I il Cacciatore (1465-1482) sotto reggenza della madre Iolanda di Francia, sorella di Luigi IX; questi fu continuamente insidiato dai parenti che si impadronirono a più riprese delle sue terre. A Filiberto subentrò il fratello Carlo I il Guerriero (1468-1490) che nel 1485 assunse anche il titolo di re di Cipro e di Gerusalemme cedutogli da Carlotta di Lusignano moglie del fratello di Amedeo IX, Ludovico di Savoia A lui succedette Carlo Giovanni Amedeo detto anche Carlo II (1489-1496) che, morto ancora bambino, lasciò il ducato al prozio, conte di Bresse, Filippo II il Senza Terra (1443-1497), cui seguirono i figli Filiberto II il Bello (1480-1504) che lasciò l'amministrazione dello Stato al fratellastro Renato detto il Gran Bastardo e Carlo III (o II) il Buono (1486-1553) che perse quasi tutti i suoi possessi durante le guerre tra Francia e Spagna. Uno dei fratelli di quest'ultimo, Filippo (1490-1533), venne investito da Francesco I del ducato di Nemours (1528) e diede inizio al ramo dei Savoia-Nemours, che fu reso illustre da Giacomo e da Enrico e che si estinse nel 1659 con suo nipote Enrico (1625-1659). A Carlo III succedette il figlio Emanuele Filiberto detto Testa di Ferro (1528-1580), marito di Margherita di Valois e restauratore dello Stato sabaudo. Dopo la sua morte ebbe il ducato dal 1580 il figlio Carlo Emanuele I (1562-1630) da cui nacquero, tra gli altri, Emanuele Filippo (1586-1605), morto precocemente; Vittorio Amedeo I (1587-1637), suo successore dal 1630; Filiberto (1588-1624), valoroso generale al servizio della Spagna, che nel 1614 sventò il tentativo di sbarco in Sicilia dei Turchi; Maurizio, cardinale; e Tommaso Francesco, iniziatore delle linee dei Savoia-Carignano e Savoia-Soissons. Alla morte di Vittorio Amedeo I, che lasciò lo Stato praticamente vassallo di Luigi XIII, tenne la reggenza la vedova Cristina di Francia detta Madama Reale, che dovette combattere accanitamente con Maurizio e Tommaso Francesco per conservare la corona ai figli Francesco Giacinto (1632-1638) e Carlo Emanuele II (1634-1675). A Carlo Emanuele II succedette nel 1675 il figlio Vittorio Amedeo II (1666-1732), che rafforzò i suoi domini e nel 1713 ottenne la corona di Sicilia commutata poi nel 1720 con quella di Sardegna. Dopo la sua abdicazione (1730) gli succedette Carlo Emanuele III (1701-1773), re di Sardegna dal 1730, che portò i confini dello Stato sino al Ticino e le cui sorelle Adelaide (1685-1712) e Maria Luisa Gabriella (1688-1714) sposarono rispettivamente Luigi di Borbone, duca di Borgogna (1697) e Filippo V re di Spagna (1701). Al nuovo re, dal 1773 Vittorio Amedeo III (1726-1796), che fu battuto da Napoleone e dovette assoggettarsi all'umiliante Trattato di Cherasco, subentrarono poi l'uno dopo l'altro i figli Carlo Emanuele IV (1751-1819), privato di tutti i possessi del Piemonte, Vittorio Emanuele I (1759-1824), costretto ad abdicare dai moti rivoluzionari liberali nel 1821, e Carlo Felice (1756-1831) re di Sardegna dal 1821, ultimo erede del ramo diretto. Le principesse di questo periodo, invece, si segnalarono per illustri matrimoni. Tra le figlie di Vittorio Amedeo III, infatti, Maria Giuseppina (1753-1810) sposò (1771) il conte di Provenza, poi re di Francia col nome di Luigi XVIII, e Maria Teresa (1756-1805) andò in moglie (1773) al conte di Artois poi Carlo X; mentre le figlie di Vittorio Emanuele I, Maria Beatrice Vittoria (1792-1840), Maria Anna (1803-1884) e Maria Cristina (1812-1836) sposarono rispettivamente Francesco IV duca di Modena (1812), Ferdinando I imperatore d'Austria (1831) e Ferdinando II di Borbone re delle Due Sicilie (1832). Dopo la morte di Carlo Felice che, come s'è accennato, non lasciò discendenza, la successione al trono passò alla linea laterale più prossima e cioè a quella dei Carignano rappresentata da Carlo Alberto (1798-1849) che abdicò dopo la prima guerra d'indipendenza contro l'Austria, mentre sua sorella Maria Elisabetta (1800-1856) aveva sposato nel 1820 l'arciduca Ranieri d'Asburgo viceré del Lombardo-Veneto. A lui seguirono in linea diretta Vittorio Emanuele II (1820-1878), re di Sardegna fino al 1861 e da quell'anno primo re d'Italia; Umberto I (1844-1900), la cui sorella Clotilde, contessa di Moncalieri, sposò (1859) Napoleone Girolamo Bonaparte e il cui fratello Amedeo Ferdinando Maria (1845-1890), prendendo in moglie Maria del Pozzo della Cisterna (1867), diede origine al ramo dei Savoia-Aosta; Vittorio Emanuele III (1869-1947), re d'Italia (1900-46), imperatore d'Etiopia (1936-46) e re d'Albania (1939-46), da cui nacquero Iolanda (1901-1988), Mafalda(1902-1944), Giovanna (1907-2000), Maria (1914-2001) e Umberto II (1904-1983), luogotenente del regno dal 5 giugno 1944 e successore del padre in seguito alla sua abdicazione, che regnò dal 9 maggio al 12 giugno 1946 quando, per il referendum istituzionale del 2 giugno, cessò dalle sue funzioni e fu costretto all'esilio. Dal suo matrimonio con Maria José del Belgio (1906-2001) sono nati: Maria Pia (n. 1934), sposata con Alessandro Karageorgevic e madre di Dimitri Michele (1958) e di Elena Sergio (1963); Vittorio Emanuele (n. 1937), sposato con Marina Ricolfi Doria e padre di Emanuele Filiberto (1972); Maria Gabriella (n. 1940), sposata con Robert de Balkany e madre di Maria Elisabetta; Maria Beatrice (1943), sposata con Luis Reyna e madre di Raffaello (1971-1994) e Asaea (1973). § Oltre alle linee già ricordate deiSavoia-Acaia, dei Savoia-Vaud e dei Savoia-Nemours vanno ricordati altri rami importanti della famiglia. Dal citato Tommaso Francesco (1595-1656), figlio di Carlo Emanuele I e fratello di Vittorio Amedeo I, discese il ramo dei principi di Carignano e quello dei conti di Soissons. Il primo ebbe origine da Emanuele Filiberto (1628-1709) e attraverso Vittorio Amedeo I (1690-1741), Luigi Vittorio (1721-1778), Vittorio Amedeo (1743-1780), Carlo Emanuele e Carlo Alberto (1798-1849), giunse con Vittorio Emanuele II (1820-1878) e i suoi discendenti alla corona d'Italia; il secondo, invece, iniziatosi con Eugenio Maurizio (1634-1673) fratello di Emanuele Filiberto e reso illustre da Eugenio il Gran Capitano, famoso generale al servizio dell'impero, si estinse con Eugenio Giovanni Francesco (1714-1734), figlio di Emanuele (1687-1729) nipote ex patre del predetto Eugenio Maurizio; da Eugenio Ilarione (1753-1785) conte di Villafranca, secondogenito del predetto Luigi Vittorio di Carignano, ebbe inoltre origine un ulteriore ramo, quello dei Savoia-Villafranca al quale appartenne il nipote Eugenio (1816-1888), che fu comandante generale della marina da guerra sarda e luogotenente generale del Regno di Sardegna durante le tre guerre di indipendenza. Da Ferdinando Alberto Amedeo, secondogenito di Carlo Alberto e padre di Margherita (1851-1926) prima regina d'Italia e di Tommaso Alberto (1854-1931), ebbe origine la rigogliosa linea dei Savoia-Genova proseguita dai numerosi figli di Tommaso Alberto: Ferdinando Umberto (1884-1963), Filiberto (n. 1895-1990), Maria Bona (1896-1971), Adalberto (1898-1982), Maria Adelaide (1904-1979), Eugenio (n. 1906-1996). Da Amedeo Ferdinando Maria (1845-1890), figlio di Vittorio Emanuele II, duca d'Aosta e re di Spagna dal 1870 al 1873, derivò infine la linea dei Savoia-Aosta. Da lui nacquero infatti Emanuele Filiberto (1869-1931), Vittorio Emanuele (1870-1946) conte di Torino e comandante generale dell'arma di cavalleria nella guerra del 1915-18, Luigi Amedeo, duca degli Abruzzi e Umberto (1889-1918) conte di Salemi. Nel 1895 Emanuele Filiberto, sposò Elena di Orléans, da cui ebbe Amedeo, duca d'Aosta e viceré d'Etiopia dal 1937, e Aimone (1900-1948) duca prima di Spoleto e poi (1942) di Aosta, nominalmente re di Croazia dal 1941 al 1945 e padre di Amedeo (n. 1943). Vanno infine citati almeno alcuni dei numerosi rami illegittimi della casata. Da Lantelmo (sec. XIV) figlio naturale di Filippo I di Acaia iniziò il ramo di Collegno che si estinse nel 1598; da Renato detto il Gran Bastardo (ca. 1470-1525), figlio adulterino di Filippo II il Senza Terra (1443-1497), ebbero origine i rami dei conti di Villars e quello dei conti di Tenda, reso illustre da Claudio (1507-1566), capitano al servizio dei Francesi distintosi alla battaglia di Pavia (1525), nella difesa della Provenza (1536) e all'assedio di Nizza (1543). Dal matrimonio morganatico tra Vittorio Emanuele II (1820-1878) e la contessa di Mirafiori, Rosa Teresa Vercellana, discese infine il ramo comitale di Mirafiori e Fontanafredda. § Il rapporto fra lo Stato italiano e gli ex sovrani d'Italia venne sancito dalla XIII norma - approvata dall'assemblea Costituente il 5 dicembre 1947, con 214 voti favorevoli e 145 contrari su 359 votanti - contenuta nel capitolo Disposizioni transitorie e finali della Costituzione della Repubblica Italiana, che recita: "I membri e i discendenti di Casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire uffici pubblici né cariche elettive. Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati l'ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale." Nel 1987 il Consiglio dei ministri accolse la richiesta di Maria José di fare rientro in Italia, mentre nel 2002 Camera e Senato approvavano una legge che abrogava la XIII norma della Costituzione.
H. Hayward, Histoire de la Maison de Savoie, 2 voll., Parigi, 1941; I. Iori, Genealogia sabauda, Bologna, 1942; Marie-José, La Maison de Savoie, 2 voll., Parigi, 1956-62; F. Cognasso, I Savoia, Milano, 1971; R. Katz, La fine dei Savoia, Roma, 1975; D. Mark Smith, I Savoia re d'Italia, Milano, 1990.