Botèro, Giovanni
filosofo italiano (Bene Vagienna 1540-Torino 1617). Prelato, segretario di san Carlo Borromeo e precettore dei figli di Carlo Emanuele di Savoia, viaggiò per incarico di questi e della Congregazione di Propaganda Fide. Scrisse una confutazione del Principe di Machiavelli: La ragione di Stato (1574), dove riaffermò l'identità tra politica e morale. Rinnegando come opera satanica la nuova scienza di Machiavelli, Botero intende dimostrare che la virtù politica, lungi dal sottrarsi al magistero della morale, non è altro che l'applicazione dei dettami dell'etica cristiana, essendo impossibile ammettere un campo in cui la nostra attività possa sottrarsi al controllo della coscienza. Tuttavia egli riconosce che “nella deliberazione de' principi l'interesse è quello che vince ogni partito” e ammonisce il principe a “non fidarsi d'amicizia, non di affinità, non di lega, non d'altro vincolo, nel quale chi tratta con lui non abbia fondamento d'interesse”. Botero merita anche un posto nella storia delle scienze economiche come fondatore di quella disciplina poi chiamata statistica. Nei tre libri sulle Cause della grandezza delle città (1574) e nelle sue Relazioni universali (1591), infatti, presenta una copiosa raccolta di notizie sui più vari Paesi del mondo, con particolare riguardo alla geografia, alla storia, alla popolazione e al commercio.