Olìmpia
Indice(greco Olympía; latino Olympía), antico centro religioso greco dell'Elide, nel Peloponneso nordoccidentale, sul fiume Alfeo, 20 km a ESE dell'attuale Pirgo.
Olimpia . Uno scorcio dei resti del tempio di Zeus (470-456 a. C.).
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Olimpia . La palestra edificata verso la fine del sec. III a. C., con il colonnato dorico.
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Le feste sacre
La sacralità di Olimpia derivava dall'essere considerata come una zona sottratta alla storia; era in effetti una specie di “terra di nessuno” in cui le comunità della regione (l'Elide) s'incontravano periodicamente, cessando le eventuali ostilità e superando le rivalità che le opponevano le une alle altre. Olimpia costituiva una "parentesi" sacra nella suddivisione politica della regione. In tempi storici, rimase al di fuori della rivalità tra le due città della regione, Elide e Pisa, che tuttavia si contendevano entrambe l'organizzazione religiosa del santuario. La quadriennale festa sacra in Olimpia permetteva all'antico mondo greco di rinsaldare e rinnovare la propria unità culturale. Questo rinnovamento delle comunità si esprimeva anche mediante le iniziazioni che segnavano il passaggio dei giovani dei diversi gruppi all'età adulta. Da questo stato di cose originario procedeva il carattere dei culti e delle divinità destinatarie. I culti erano essenzialmente agonistici e presentavano l'aspetto di prove iniziatiche. Gli dei venerati erano Zeus ed Hera sovrani del pantheon che si trovavano quindi al di sopra delle divinità legate a ogni singola città. In tal senso Olimpia fondava un modello cultuale greco nuovo, e a questo riguardo è significativo il fatto che probabimente sia l'unico, tra tutti i massimi luoghi di culto della Grecia, che non riveli origini micenee. Il culto di Zeus e di Hera aveva il suo centro, nel sec. VIII a. C., in un famoso tempio chiamato Heraion come se fosse destinato al culto della sola Hera; ma vi si veneravano entrambi gli dei. Forse tale denominazione ebbe un senso a partire dal sec. V, quando fu dedicato a Zeus un tempio distinto. La festa quadriennale di Olimpia divenne panellenica nel sec. VIII, forse nel 776 a. C. quando speciali araldi (spondophoroi) annunciavano alle varie città l'inizio della festa, in tutta la Grecia cessavano le ostilità. Iniziava una parentesi festiva e si inviavano i giovani a cimentarsi in Olimpia per caricarsi della sacralità del luogo (vedi olimpiade). Questa festa panellenica fu presa come base per il computo del tempo. I giochi olimpici erano presieduti dai cosiddetti hellanodikai, i “giudici della Grecia”. I giochi col tempo si arricchirono di nuove gare che poco a poco compresero tutte le prove di prestanza fisica.
Arte e architettura
Le rovine di Olimpia, abbandonata nel sec. VI d. C. in seguito a crolli, incendi e terremoti (determinante fu però anche l'Editto di Teodosio I che nel 393 proibiva la continuazione dei giochi), sono state rimesse in luce da studiosi tedeschi (dal 1875 in poi). Al centro dell'Altis (nome con cui i Greci chiamavano il santuario e che significa “bosco sacro”) era il Pelopion, tomba e luogo di culto dell'eroe Pelope, con un recinto sacro preceduto da un propileo. I templi più importanti erano quelli di Hera e di Zeus. Nell'Heraion periptero, molto arcaico (sec. VII-VI a. C.), con tozze colonne doriche, fu rinvenuta la statua di Ermete con il piccolo Dioniso, che Pausania dice opera di Prassitele. Il tempio di Zeus, costruito tra il 470 e il 456 dall'architetto Libone, è un perfetto periptero dorico; nel suo interno si trovava la grande statua crisoelefantina di Zeus in trono, opera di Fidia. Si è conservata gran parte della decorazione scultorea del tempio, capolavoro del cosiddetto Maestro di Olimpia. Sulle dodici metope del tempio erano raffigurate le fatiche di Eracle. Le possenti sculture frontonali rappresentano il momento che precede la tragica gara tra Enomao e Pelope, alla presenza di Zeus (frontone orientale) e la lotta tra Lapiti e Centauri, dominata dalla gigantesca figura di Apollo (frontone occidentale). Altro piccolo tempio dell'Altis era il Metroon, periptero, del sec. IV a. C. Sulla terrazza a nord del recinto si allineavano dodici thesaurói, tempietti prostili dedicati da varie città (Sicione, Sibari, Gela, Cirene ecc.). Un edificio votivo era anche il Philippeion, tempietto rotondo monoptero di stile ionico dedicato da Filippo di Macedonia nel 338 a. C. Altri importanti edifici sul lato nord del santuario erano il Pritaneion, a pianta quadrata, sede dell'amministrazione pubblica del santuario, e un ninfeo semicircolare fatto costruire da Erode Attico verso il 160. Un lungo portico con quarantaquattro colonne doriche, il cosiddetto “portico di Eco”, chiudeva il lato E dell'Altis, oltre il quale si estendeva lo stadio per i giochi. A S erano il Bouleuterion, singolare edificio con due aule absidate, le cosiddette terme meridionali, e il Leonidaion, grande edificio quadrato con peristilio interno e colonnato ionico all'esterno, destinato a ospitare ambascerie e personaggi importanti, donato da un certo Leonida di Nasso nel 330-320 a. C. Tra gli edifici a ovest dell'Altis, oltre alla residenza sacerdotale detta Theokoleon e al complesso dei bagni, è di particolare interesse l'officina di Fidia, lungo ambiente rettangolare, dove fu costruita la statua di Zeus e sul quale, in seguito, sorse una chiesa bizantina. L'identificazione è assicurata dalla scoperta di matrici, di frammenti di avorio e di un fondo di vaso con inciso il nome di Fidia. A NW del santuario erano infine la palestra a pianta quadrata e il ginnasio, fiancheggiato da portici. Le sculture e gli altri oggetti rinvenuti nel santuario, di importanza particolarissima per la conoscenza dell'arte greca, soprattutto peloponnesiaca, sono raccolti nel museo locale.
Bibliografia
D. Ashmole, N. Yaluris, The Sculptures of the Temple of Zeus, Londra, 1967; F. W. Hamdorf, A. Mallwitz, Olympia und seine Bauten, Monaco, 1972; H. V. Herrmann, Olympia. Heiligtum und Westkampfstätte, Monaco, 1972; N. Yaluris, Olympia, Monaco-Zurigo, 1972.