Zèus
IndiceMitologia
(greco Zéus). Il dio sovrano del pantheon greco. Gli elementi uranici che compongono la sua figura divina e il suo stesso nome risalgono a un Essere Supremo indeuropeo chiamato con un termine (deiwos, secondo la ricostruzione glottologica) indicante il “cielo diurno”. Questa denominazione, nella forma ricostruibile come dyeus, con l'aggiunta della connotazione di “padre”, ha distinto, oltre che lo Zeus pater greco, anche il vedico Dyaus-pitā e il latino Dies piter (poi Iuppiter, Giove). Tuttavia né la condizione originaria di Essere Supremo, né il carattere “celeste”, né la “paternità”, spiegano di per sé la sovranità di Zeus: il Dyaus-pitā vedico ne è la prova, in quanto, pur possedendo tutti e tre questi elementi, non possiede la sovranità. Si dirà dunque che lo Zeus greco è tale non per la sua formulazione indeuropea ma per la sua funzione di re assegnatagli dalla cultura dei Greci. È una funzione che è espressa prima di tutto dal mito. L'istituto della regalità è genealogicamente determinato per via dell'ereditarietà del potere; esso si realizza in una struttura elementare composta dal re-morto (fonte di potere) e dal re-vivo (esercizio del potere), suo figlio. Ora il mito che trasforma Zeus da essere uranico (in senso indeuropeo) in “re” si svolge per tre generazioni: nella prima si trova Urano, il quale sin nel nome (che in greco vuol dire “cielo”) rappresenta l'Essere Supremo celeste indeuropeo privo della sovranità; nella seconda Crono, figlio di Urano, che si pone come “primo re” dell'universo (Urano ne era soltanto il “padre”); nella terza finalmente Zeus, che toglie il regno a suo padre Crono, come il re-vivo lo toglie al re-morto. Il passaggio del regno da Crono a Zeus non può essere determinato dalla morte, in quanto Crono è un immortale; nel mito diventa allora il trasferimento di Crono da questo mondo a un altro mondo (il Tartaro), a cui Zeus lo costringe con la forza. L'atto di forza di Zeus indica la sua capacità di regnare, ma non basta a esprimere la sovranità, che non è soltanto potenza o forza bruta. Donde Zeus si accoppia prima di tutto con dee quali Metis (“Saggio Consiglio”) e Temi (“Giusto Ordine”) e numerose altre che oltre a conferirgli le qualità di un sovrano lo fanno padre degli dei a lui subordinati; e infine si sposa con Era (la “Signora”), traendo dal matrimonio completezza e perfezionando a un tempo la sua “signoria”. Ormai dei suoi antichi caratteri uranici resta ben poco; la facoltà d'inviare pioggia, l'uso del fulmine come arma e come strumento di punizione, la residenza in cielo o sulle alte vette dei monti. E il tutto, comunque, sopravvive in funzione della sovranità, l'idea che Zeus impersona. È la sovranità che regola l'universo dandogli una forma ordinata (cosmo); i rapporti sociali garantendo l'ordine costituito, l'esercizio dell'autorità, i patti e i giuramenti; le relazioni interetniche ponendosi al di sopra o al di fuori delle singole etnie (o città-stato) e facendo del dio che la esercita il supremo arbitro delle contese. In tal senso egli non veniva venerato da nessuna città come dio poliade; il suo culto si svolgeva piuttosto in una “terra di nessuno”, come il monte Olimpo, tra Macedonia e Tessaglia, o l'altro Olimpoin una regione (detta Olimpia) nell'Elide, tradizionalmente contesa tra le città di Pisa e di Elide. Quest'ultimo Olimpo – ma vi erano anche altri Olimpi, per esempio in Arcadia, in Misia, in Cilicia – divenne sede del più importante culto di Zeus: i giochi olimpici. In Olimpia si esplicò appieno la sovranità panellenica di Zeus; vi ebbe tra l'altro il suo più grande (o unico, se si eccettua il santuario di Dodona, in Epiro) tempio, quello per cui Fidia fece la famosa statua crisoelefantina del dio. La concezione della sovranità panellenica di Zeus, passando dal piano politico al piano filosofico (specialmente con la decadenza politica della Grecia), divenne sovranità cosmica; il dio fu addirittura identificato col cosmo in una sorta di panteismo che con il nome di Zeus divinizzava il mondo.
Zeus raffigurato in un bronzetto mentre lancia il fulmine (Atene, Museo Archeologico Nazionale).
De Agostini Picture Library/G. Nimatallah
Iconografia
Nell'arte greca Zeus è rappresentato in bronzetti, lamine a sbalzo, sculture, rilievi architettonici, pitture vascolari ecc. In alcune figurazioni Zeus appare in trono, isolato o nel consesso degli dei, con folta barba, lunghi capelli coronati di alloro, vestito di chitone e himation o con il torso nudo e il mantello attorno alle gambe, lo scettro o il fulmine nella mano destra. In altre il dio è in movimento o in lotta, rappresentato mentre insegue qualcuna delle sue varie amanti o il fanciullo Ganimede, oppure mentre combatte, vibrando il fulmine, contro i Titani, i Giganti, Tifone e altri esseri mostruosi. Comune è anche l'episodio della nascita di Atena, che balza armata dal cranio di Zeus in trono. La più famosa statua di Zeus era quella crisoelefantina di Olimpia, opera di Fidia. Molto noti lo Zeus della metopa del tempio E di Selinunte, lo Zeus di Cirene, quello di Solunto, i bronzetti di Dodona, lo Zeus del fregio dell'ara di Pergamo.