(Andalucía). Comunità autonoma della Spagna, 87.591 km², 7.849.799 ab. (stima 2005), 90 ab./km², capoluogo: Siviglia. Province: Almería, Cádice, Cordova, Granada, Huelva, Jaén, Málaga e Siviglia. Confini: Estremadura (NW), Castiglia - La Mancha (NE), Murcia (E), Mar Mediterraneo e oceano Atlantico (S); Portogallo (W).

Generalità

. Regione storico-amministrativa e comunità autonoma della Spagna meridionale, la più estesa e la più popolata, corrisponde al Mezzogiorno spagnolo, con il tasso di disoccupazione più elevato di tutta la Spagna. È ricca di testimonianze artistiche e tradizioni popolari della cultura araba poiché fu l'ultima regione spagnola a essere riconquistata (1492).

Territorio

Il territorio, essenzialmente montuoso, comprende tre regioni naturali morfologicamente ben distinte: a N la Sierra Morena, complesso di rilievi che divide l'Andalusia dalla Meseta e culmina nella Sierra Madrona (1323 m); al centro la depressione del Guadalquivir (o Betica), vasta pianura formata dalle alluvioni del fiume che solca il territorio da NE a SW, dove si apre a ventaglio verso la costa atlantica in una regione paludosa (detta delle Marismas, ca. 4000 km²); a S la Cordigliera Betica, costituita da catene parallele, alte in media 2000 m, ma che nella Sierra Nevada raggiungono la massima elevazione di tutta la Penisola Iberica (Cerro de Mulhacén, 3478 m). Tale cordigliera, che a N digrada verso il bacino del Guadalquivir, scende, a S, bruscamente al mare, lasciando solo un esiguo spazio alla pianura litoranea. La rete idrografica tributa quasi interamente al Guadalquivir (fiumi Guadalbullon, Guadiana Menor, Genil); tra i pochi fiumi che scendono direttamente al mare, dal corso assai breve, sono l'Almanzora, l'Almería e il Guadalfeo. Il clima è di tipo mediterraneo, mite d'inverno e con elevate temperature estive (mitigate però dall'altitudine); le precipitazioni sono prevalentemente invernali, copiose sui versanti montuosi, dove toccano anche i 2000 mm annui, assumendo sulle più alte vette carattere nevoso, mentre diminuiscono a 500-600 mm nella valle del Guadalquivir e a 200 mm nelle aree litoranee mediterranee, già climaticamente assimilabili alla vicina Africa. A salvaguardia del patrimonio naturale e boschivo è stato istituito nel 1999 il Parco Nazionale Sierra Nevada, nella provincia di Granada, che ha anche l'importante compito di rallentare il processo di erosione dei suoli. Famoso è anche il Parco Nazionale di Doñana (istituito nel 1969) , nella provincia di Huelva, posto a salvaguardia della zona umida del Guadalquivir. Oltre il 50% della popolazione è concentrata nelle città: tra le maggiori sono, oltre ai capoluoghi delle omonime province, Jerez de la Frontera e La Línea de la Concepción. Nella regione sono presenti l'autostrada costiera che congiunge le città costiere con la Francia e il Portogallo, e quella in senso N-S che collega Siviglia e Cadice con Oviedo e León. La ferrovia dispone di un collegamento veloce Madrid-Siviglia. Molti sono gli aeroporti internazionali che facilitano il consistente movimento turistico: Siviglia, Jerez de la Frontera, Málaga, Granada, Almería.

Economia

L'Andalusia vive sulla tradizione di un'antichissima civiltà agraria, sviluppatasi con gli Arabi che introdussero le colture degli agrumi, del riso, del mandorlo e della canna da zucchero, l'allevamento del baco da seta e nuovi sistemi di irrigazione. La zona più fertile è la pianura centrale intorno a Cordova, coltivata a cereali (frumento), ortaggi e agrumi. Sulle colline meridionali prevalgono i vigneti e gli oliveti; sulla costa mediterranea, per l'irregolarità e la scarsità delle precipitazioni, l'orzo e i fichi; nelle zone montane predomina un'economia di tipo silvo-pastorale. Particolarmente importante è la pesca (l'Andalusia fornisce ca. un quarto del prodotto nazionale); porti principali sono Cádice, Huelva e Algeciras. La persistenza del latifondismo nella regione tuttavia, costituisce ancora un limite allo sviluppo dell'economia agricola, il continuo spopolamento delle campagne infatti impedisce la formazione di una moderna borghesia imprenditoriale capace di organizzare un'agricoltura moderna e altamente produttiva. Intensa è l'attività mineraria: piriti e manganese sono estratti nella provincia di Huelva, piombo in quelle di Jaén, Almería e Cordova, minerali di ferro in quelle di Granada, Siviglia e Almería; uranio è stato rinvenuto nella zona di Andujar (Jaén), dove sorge un impianto per la lavorazione del minerale, proveniente anche da altri giacimenti spagnoli; sfruttate infine le cave di marmo. Le industrie sono concentrate nelle maggiori città, aggregate in distretti di specializzazione produttiva: distretto tessile (Tarragona, Béjar, Baesa), del cuoio (La Alumina, Valverde del Camino, Ubrique), alimentare (Olmedo, Estepa). Sono inoltre presenti le industrie legate allo sfruttamento delle risorse minerarie (complessi metallurgici, cantieri navali e aeronautici) oltre a raffinerie di petrolio. Occupa un posto sempre più rilevante nell'economia andalusa il turismo, che interessa sia le numerose e ben attrezzate stazioni balneari, specie sulla Costa del Sol attorno a Málaga, sia le molte città dell'interno in cui, come a Granada e a Cordova, si conservano incomparabili testimonianze dell'arte araba che, unitamente alle pittoresche manifestazioni di un folclore assai ricco, danno all'Andalusia caratteri di assoluta originalità.

Storia

Abitata in antico da varie tribù iberiche (Strabone nomina i Turdetani, i Turduli e i Bastetani o Bastuli), sede del Regno di Tarsis o Strabone nomina i Turdetani, citato anche nella Bibbia, e di varie colonie costiere fenicie, greche e cartaginesi, di grande importanza commerciale e strategica, fra cui Málaga e Cádice, l'Andalusia fu conquistata dai Romani dopo la vittoria di Bécula (208 a. C.) e presto organizzata in provincia col nome di Betica (dal fiume Betis, oggi Guadalquivir). Patria di Seneca, Lucano, Traiano, Adriano, la pax romana le garantì un lungo periodo di splendore economico e culturale. Occupata poi per breve tempo dai Vandali, che le lasciarono il nome (Vandalusia) e dai Visigoti, passò dal 711 agli Arabi, sotto i quali fiorì di nuovo largamente. Unificata sotto i califfi di Cordova, si frazionò poi (sec. XI) in diversi piccoli regni, che dal sec. XIII in poi furono gradualmente conquistati dai Castigliani. Dopo la caduta del Regno di Granada (1492), la regione seguì le sorti del Regno di Castiglia e della Spagna, conservando però una peculiare fisionomia composita.

Arte

Le manifestazioni artistiche della regione, per i suoi rapporti con l'Oriente arabo e poi con la cultura italiana e per le sue relazioni commerciali con le colonie d'America, presentano un'evoluzione indipendente nell'ambito dell'arte spagnola. Nei sec. VI-II a. C. le popolazioni dell'Andalusia e della Spagna sudorientale elaborarono quell'arte “iberica” (animali in calcare, figurine votive in bronzo) che fu una sintesi degli elementi locali, già presenti in epoca preistorica, e l'arte “arcaica” dei colonizzatori greci. Scarsa è la documentazione dell'epoca romana. Sotto i Visigoti l'architettura dell'Andalusia seguì gli schemi paleocristiani dell'Africa settentrionale, che contengono già elementi orientali. Con la conquista araba Cordova divenne il maggior centro della cultura ispano-moresca. All'epoca del califfato omayyade (sec. VIII-XI) vennero costruite la Grande Moschea di Cordova (780-987) e la splendida città, residenza della corte, di Madīnat az-Zahrā (iniziata nel 936, venne distrutta nel 1011). Si svilupparono le industrie artigiane del cuoio lavorato e colorato (Cordova) e delle armi ageminate (Siviglia). L'oreficeria, i bronzi, le ceramiche, gli avori islamici avevano in Andalusia i loro maggiori centri di Spagna. Della severa arte degli Almohadi, fra gli altri esempi minori rimangono a Siviglia la Giralda e la Torre del Oro (sec. XII). Nel sec. XIII l'Andalusia araba comprendeva solo il Regno di Granada, dove si sviluppò, fino alla fine del sec. XV, l'arte dei Nasridi, particolarmente ricca di decorazioni su strutture architettoniche semplici che si articolano armoniosamente con l'ambiente. La massima espressione del preziosismo e della raffinatezza di questo periodo, che si esplica anche nell'artigianato, rimane l'Alhambra di Granada. Contemporaneamente nell'Andalusia già cristiana si venne elaborando lo stile mudejar (cioè l'assunzione dell'arte musulmana da parte dei committenti cristiani) che perdurò fino al sec. XVI. I maggiori esempi si trovano a Cordova (cappella di S. Fernando nella Grande Moschea, 1258) e Siviglia (Alcázar, 1364-78). Sempre a Siviglia ebbe notevole sviluppo, dal sec. XV, l'artigianato dei tessuti (broccati). Il gotico, che penetrò tardi nella regione, si manifestò nel suo aspetto “fiammeggiante” (cattedrale di Siviglia, 1401-1506), mentre in pittura le forti influenze del naturalismo fiammingo, comuni a tutta la Spagna, si avvertono nelle scuole di Cordova (Pedro de Córdoba) e di Siviglia (Juan Núñez, Juan Sánchez de Castro). L'influenza fiamminga continuerà nel Rinascimento, unendosi al raffaellismo nell'opera del pittore Pedro de Campaña. Dopo il 1492, con la conquista di Granada e la scoperta dell'America la regione divenne il centro del commercio spagnolo e la nuova ricchezza trovò espressione in un grande sviluppo artistico e culturale. Nell'ambito del Rinascimento, che si rifà ai modelli italiani, si inseriscono le personalità di Diego de Siloé, architetto e scultore (cattedrale di Granada, coro di San Jerónimo di Granada), di Pedro Machuca, architetto e pittore ormai manierista (palazzo di Carlo V a Granada) e Andrés de Vandelvira (1509-1575), che furono gli iniziatori di attivissime scuole. Intorno alla metà del sec. XVII si costituirono a Siviglia delle scuole di scultura che arrivarono alle loro realizzazioni più alte nell'età barocca, esprimendosi in un misurato classicismo (Juan Martìnez Montañés) o in un accentuato patetismo controriformistico. In pittura si accentuarono le tendenze naturalistiche. Il barocco andaluso tradusse in un gusto per l'abbondanza decorativa la lezione del tardo manierismo italiano e sviluppò come forma originale per le sue chiese la facciata-retablo. In questo periodo (sec. XVII-XVIII) operarono in Andalusia alcuni fra i più grandi artisti spagnoli: Alonso Cano, architetto, pittore e scultore (facciata principale della cattedrale di Granada, le Immacolate), caposcuola non solo nella regione (suoi allievi furono Pedro de Mena, la famiglia dei Mora) ma anche a Madrid; lo scultore Pedro Roldán, massimo esponente del berninismo, corrente che fu particolarmente rigogliosa in Andalusia; l'architetto Leonardo de Figueroa (collegiata di San Telmo a Siviglia). Se Juan de Valdés Leal rappresentò l'apice della scuola pittorica sivigliana e Antonio del Castillo y Saavedra quella di Cordova, le grandi personalità di Francisco de Zurbarán, Diego Velázquez e B. Esteban Murillo, pur formandosi all'interno della tradizione sivigliana, giunsero a esperienze di risonanza europea, ma solo dall'arte di Murillo si sviluppò una scuola regionale. Con la metà del sec. XVIII l'arte andalusa non si distingue dallo sviluppo dell'arte spagnola in generale.

Bibliografia

Per la storia

R. Solís, El Cádiz de las Cortes, Madrid, 1958; R. Menéndez Pidal e coll., Historia de España, voll. III, IV, V, XV, XVII, Madrid, 1963-69; A. C. Comín, España del Sur, Madrid, 1966; idem, Noticia de Andalucía, Madrid, 1970; R. Carr, Storia della Spagna. 1808-1939, Scandicci, 1979.

Per l'arte

Autori Vari, Documentos para la historia del arte en Andalucía, 10 voll., Siviglia, 1934-46; A. Sancho, Arquitectura barroca sevillana del siglo XVIII, Madrid, 1952; F. Collantes, Los castillos del reino de Sevilla, Archivo Hispalense, 1953; R. Cappello, Vedere la Spagna, Firenze, 1984.

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