Le due Rivoluzioni inglesi e la nascita del regime parlamentare
- Introduzione
- La prima Rivoluzione inglese
- La restaurazione
- La “Gloriosa Rivoluzione”
- Approfondimenti
- Riepilogando
La prima Rivoluzione inglese
La partecipazione alla Guerra dei Trent'anni comportava molte spese militari: il Parlamento di fronte a questa richiesta del sovrano rispose con la Petizione dei diritti (1629). Il documento riaffermava le garanzie costituzionali, tra cui l'inviolabilità personale dei cittadini, la necessità dell'approvazione preventiva del Parlamento per la riscossione delle imposte e l'impossibilità di proclamare la legge marziale in tempo di pace. Il re accolse la petizione, ma governò poi senza convocare il Parlamento con l'ausilio dei suoi ministri (il conte di Strafford e l'arcivescovo di Canterbury W. Laud). Per risolvere i problemi finanziari la corona rimise in vigore vecchie tasse non controllate dal Parlamento, la più famosa fu lo ship-money che dovevano pagare le città costiere e che ora, per la prima volta, fu estesa anche ai territori dell'interno. La situazione precipitò quando Carlo I tentò di imporre alla Scozia, a maggioranza presbiteriana di impronta calvinista, la supremazia della Chiesa anglicana e il Book of the common prayer. Gli Scozzesi si ribellarono e sconfissero a Newburn-on-Tyne (1640) Carlo I, che fu costretto a convocare il Parlamento per ottenere fondi per la guerra contro i ribelli. Il cosiddetto Corto Parlamento (magg.-giu. 1640) fu sciolto immediatamente per essersi rifiutato di concedere i fondi richiesti, ma il successivo Lungo Parlamento (sciolto nel 1653) ottenne la decapitazione di Strafford e di Laud, lo scioglimento della Camera Stellata e l'abolizione di tutte le misure fiscali e religiose prese dal re. Nel 1641 la rivolta dei cattolici irlandesi provocò la reazione del Parlamento che approvò la Grande Rimostranza nella quale si consideravano traditori i papisti e il clero corrotto. La fuga di re Carlo I a Oxford, roccaforte monarchica, fu il segnale d'inizio della guerra civile, che vide schierati con il re la nobiltà e la maggior parte dei proprietari terrieri, i prelati anglicani e i cattolici, mentre con il Parlamento si schierarono i puritani e quanti non si riconoscevano nella religione ufficiale, i magistrati e la borghesia. La prima fase della guerra vide il prevalere delle forze fedeli al re, ma successivamente il New Model Army (esercito di nuovo modello) forgiato da Oliver Cromwell sconfisse definitivamente le forze realiste a Naseby (1645). Il re si rifugiò in Scozia pensando di sfruttare i contrasti tra le forze parlamentari e gli Scozzesi che però lo consegnarono agli Inglesi nel 1647. Cromwell ormai padrone della situazione, epurò il Parlamento di tutti i monarchici e ottenne da un tribunale rivoluzionario la condanna a morte di Carlo I, decapitato il 30 genn. 1649. Venne proclamata la Repubblica (Commonwealth) destinata a durare sino alla restaurazione del 1660.
Il potere personale di Cromwell
Cromwell rafforzò la struttura repubblicana con due spietate campagne militari con le quali sottomise l'Irlanda (1649) e la Scozia (1650-51). L'Atto di navigazione del 1651 sfidò invece la supremazia navale e commerciale olandese, cui Cromwell pose fine portando a termine con successo due guerre (1654). L'Atto riservava alle sole navi inglesi il commercio costiero e dava disposizioni perché gli scambi con le colonie e l'Europa potessero essere effettuate solo da navi inglesi o del paese esportatore. Sul fronte interno Cromwell tentò di dare solide basi ai mutamenti istituzionali operati dalla rivoluzione: nel 1653 fece disperdere dai militari il Rump Parliament e lo sostituì con una nuova assemblea dalla quale si fece nominare Lord Protettore, divenendo l'unica autorità effettiva. Negli anni successivi abolì la Chiesa anglicana di Stato lasciando spazio a sette e confessioni religiose. La gestione dittatoriale del potere creò vasto malcontento. Alla sua morte (1658) il figlio Richard non riuscì a tenere saldo il potere favorendo la restaurazione monarchica.