Cicerone

Le opere retoriche

Cicerone fu anche teorico e scrisse parecchie opere fondamentali sull'oratoria, a cominciare dal trattato giovanile in due libri De inventione, un manuale scolastico incompiuto (sull'inventio, cioè il modo di reperire gli argomenti). Per delineare le doti dell'oratore egli si ispirò al trattato Rhetorica ad Herennium (86-82 a.C.) attribuito a Cornificio: l'oratore deve contemperare le proprie capacità tecniche con la ricchezza della propria cultura filosofica.

Sviluppò meglio il suo pensiero nelle opere successive.

De oratore

Scritto nel 55 in tre libri, è considerato il suo capolavoro nel campo della retorica, tanto che l'opera fu studiata e per secoli considerata un modello dello stile ciceroniano. È un dialogo, ambientato nel 91 a.C., in cui i principali interlocutori sono Marco Antonio, sostenitore dell'importanza delle doti naturali e dell'esperienza (ingenium), e Licinio Crasso, il più diretto portavoce di Cicerone, sostenitore della preminenza della conoscenza di tutti gli argomenti: "Nessuno potrà essere riconosciuto oratore perfetto se non avrà acquisito la conoscenza approfondita di tutti gli argomenti più importanti e di tutte le discipline". Entrambi gli aspetti, secondo Cicerone, vanno comunque fondati sull'onestà (libro I). Il II libro illustra le parti della retorica: l'inventio (la ricerca degli argomenti), la dispositio (l'ordine logico in cui si dispongono gli argomenti), la memoria (le tecniche di memorizzazione). Nel III libro, Crasso parla dell'elocutio (lo stile) e dell'actio (la dizione, il tono della voce e i gesti).

Il Brutus e le opere minori

Il Brutus, scritto nel 46 e dedicato a Marco Bruto, è un dialogo tra Cicerone stesso, Pomponio Attico e Marco Bruto. È una storia dell'eloquenza romana dalle origini fino a Ortensio Ortalo e Cicerone, esaltati come i maggiori rappresentanti; vengono decisamente criticati gli atticisti.

Orator (46) è dedicato a Marco Bruto ed è una ripresa dei temi del De oratore, a cui si aggiunge la trattazione, più tecnica, della prosa ritmica.

Di minore importanza sono le Partitiones oratoriae, di data incerta, trattatello di retorica greca per il figlio Marco; il De optimo genere oratorum, introduzione alla traduzione latina delle due celebri orazioni di Demostene ed Eschine, tenute al processo per la corona, del 330 a.C.; i Topica, composti per un amico nel 44, illustrano i luoghi comuni (tópoi, in greco) cui può ricorrere l'oratore nel reperire gli argomenti.