Introduzione
Tormentata nelle sue vicende politiche, l'età che fu detta di Cesare vede tuttavia l'affermazione di alcuni grandi della letteratura: Catullo, Lucrezio, Cicerone e lo stesso Cesare. Catullo e Lucrezio contribuiscono a creare la nuova figura dell'intellettuale che rifiuta l'impegno politico e si isola, dedicandosi interamente alla letteratura. L'otium di Catullo, inteso cioè come il solo impegno letterario, è tuttavia confortato dalla passione dell'amore e dal legame con i neòteroi, con i quali rinnova la poesia, orientandola verso il decadente ma raffinato gusto dei lirici alessandrini. L'isolamento di Lucrezio è invece la condizione necessaria per una ricerca della verità sulle orme di Epicuro, di cui egli rielabora la filosofia con riflessione personale nei versi del De rerum natura, nonostante la difficoltà della materia e l'inadeguatezza lessicale della lingua latina. Giulio Cesare affida la memoria delle sue imprese di guerra al genere storiografico dei Commentarii, resoconti di grande rigore formale, in cui la volontà di esaltare le proprie conquiste in Gallia e l'esigenza di rigettare sugli avversari la responsabilità delle guerre civili non ne incrinano l'obiettività. Cicerone fornisce una sintesi completa della vita culturale e politica del suo tempo: le sue Orazioni, testimonianza altissima dell'eloquenza latina, riflettono l'immagine del dibattito politico del tempo; le sue opere filosofiche svolgono una funzione essenziale per la diffusione del pensiero greco; i suoi trattati retorici danno una sistemazione organica dei problemi teorici e delle soluzioni tecniche dell'oratoria. Altri autori dell'età cesariana sono lo storico Sallustio, che racconta la congiura di Catilina e la guerra giugurtina; l'autore di biografie Cornelio Nepote; Terenzio Varrone, il maggiore erudito di Roma, autore di un numero incredibile di opere. Il mimo, infine, rinnovato profondamente con veste letteraria da Laberio e da Siro, riempie il teatro di spettatori.