Cicerone
Le opere filosofiche
Cicerone coltivò gli studi filosofici fin da giovane ad Atene e a Rodi, dove conobbe Fedro, Filone di Larissa, lo stoico Diodoto, l'accademico Antioco di Ascalona e fu discepolo di Posidonio; a Roma frequentò Filodemo e Sirone. Riprese a occuparsi di filosofia in tarda età e compose le sue opere negli ultimi tre anni della sua vita.
Egli non espose un proprio pensiero originale; i suoi scritti avevano un intento divulgativo, quello di far conoscere a Roma il patrimonio della speculazione filosofica greca, per fornire una larga base culturale alla classe dirigente romana. Forse anche per questo motivo non aderì ad alcun sistema, ma mise a confronto le diverse dottrine del pensiero greco, riadattandole alla mentalità latina: così facendo creò nella lingua latina un linguaggio filosofico che è poi passato a tutta la cultura occidentale. Fu ostile all'epicureismo, considerandone pericolosi per la vita pubblica l'ideale dell'otium e la negazione di ogni provvidenzialità nella storia; ma fu sospettoso anche nei confronti del rigorismo stoico e inclinò all'eclettismo, a cui lo spingeva la finalità educativa della sua opera oltre che la sua propensione naturale.