Il mecenatismo nell'Italia meridionale
Nella seconda metà del Quattrocento Napoli non ricoprì un ruolo culturale paragonabile a quello esercitato da Firenze, Ferrara o Urbino, tuttavia diede un apporto essenziale allo sviluppo della pittura rinascimentale con l'attività di alcuni artisti, quali Colantonio e Antonello da Messina che a Napoli appunto si formarono. Determinante a fissare quel clima culturale e artistico fu la diffusione di opere fiamminghe (Roger Van der Weyden e Jan Van Eyck) raccolte dai sovrani d'Angiò e d'Aragona.
Il Colantonio (Napoli ca 1420-70) ebbe un'importante collocazione nel mondo culturale napoletano, ricco di fermenti umanistici e aperto agli apporti borgognoni, iberici e soprattutto fiamminghi. Nel S. Gerolamo e il leone (1445, Napoli, Capodimonte) l'artista ripropone infatti un ambiente tipicamente fiammingo.
Antonello da Messina
Antonello da Messina (Messina ca 1430-79) svolse probabilmente il suo noviziato a Napoli presso Colantonio. Nel 1456 era a Messina e nel 1475 a Venezia, periodo in cui si accostò a Giovanni Bellini e realizzò la Crocifissione oggi conservata a Bucarest . Nel 1476 ritornò a Messina rimanendovi fino alla morte. Nelle due tavolette (La visita dei tre angeli ad Abramo e S. Girolamo penitente) di Reggio di Calabria e nel S. Girolamo nello studio (1475, Londra, National Gallery) si avvertono influenze fiamminghe. L'influsso di Piero della Francesca è invece rintracciabile in dipinti successivi (le Annunziate, il Salvator Mundi), che rivelano una profonda conquista del senso dello spazio. Sintesi perfetta di particolarismo fiammingo e di impianto spaziale pierfrancescano è la Madonna col Bambino (1465-70) della National Gallery di Washington. Il punto più alto di queste ricerche di Antonello è rappresentato dal polittico di S. Gregorio (1473). A Venezia nascono, tra l'altro, il S. Sebastiano e la pala di S. Cassiano (1475-76). Il particolare colorismo di queste opere sarà uno stimolo importante per gli sviluppi della pittura tonale veneta.