Firenze nella seconda metà del Quattrocento
Nella seconda metà del Quattrocento Firenze era ancora la capitale incontrastata della cultura italiana e il mecenatismo dei Medici toccò il punto più alto alla corte di Lorenzo il Magnifico. Ma già prima della sua morte, l'asse delle esperienze artistiche italiane più vitali cominciò a spostarsi in altri centri, sia perché le novità proposte dagli artisti fiorentini del primo Quattrocento avevano fatto scuola al di fuori di Firenze, sia per la tendenza dell'arte fiorentina a chiudersi in se stessa. Le figure più rappresentative di questa seconda fase fiorentina furono Antonio Pollaiolo e Andrea Verrocchio. Emblematico fu inoltre il caso di Sandro Botticelli che, dapprima interprete delle idee neoplatoniche circolanti alla corte di Lorenzo de' Medici, alla morte di quest'ultimo e con la crisi seguita alla condanna della cultura neoplatonica da parte di Savonarola, realizzò infine opere sempre più drammatiche. Di tale crisi risentì anche Luca Signorelli, nonostante non fosse strettamente legato all'ambiente fiorentino.
Pollaiolo
Antonio Benci, detto il Pollaiolo (Firenze ca 1431 - Roma 1498), condusse una ricerca spaziale basata sul libero e dinamico sviluppo della linea, che ondulandosi e complicandosi definisce i volumi. Questa mutazione del gusto risalta fin dalle sue prime opere: dalla tavola con l'Assunzione di S. Maria Egiziaca (1457-59) della pieve di Staggia (Poggibonsi), alla Danza dei nudi (dopo il 1464, Arcetri, villa della Gallina). Nel clima classicistico della corte medicea, egli rivolse il suo interesse alla mitologia e allo studio dell'anatomia, praticato per accertare il potenziale dinamico dei corpi. Poco dopo il 1460 il Pollaiolo dipinse tre grandi tele dedicate alle Fatiche di Ercole, di cui resta il ricordo in due tavolette (Ercole e l'idra, Ercole e Anteo, Firenze, Uffizi) e in un bronzetto (Ercole e Anteo, Firenze, Museo del Bargello), e Apollo e Dafne (Londra, National Gallery). Dopo il 1475 lo stile lineare e dinamico del Pollaiolo sembra irrigidirsi nella ricerca di forme concluse, mentre acquistano importanza i valori luministici del colore (Martirio di S. Sebastiano, Londra, National Gallery, in collaborazione con il fratello Pietro, 1443-99, anch'egli pittore, scultore e orafo; Natività di S. Giovanni Battista, Firenze, Museo dell'Opera del Duomo). A Roma con il fratello, si dedicò ai due monumenti funebri in bronzo per Sisto IV (1490-93, Grotte Vaticane) e per Innocenzo VIII (1493-96, S. Pietro).
Verrocchio
Andrea di Michele di Cione, detto il Verrocchio (Firenze 1435 - Venezia 1488), scultore, pittore e orafo, fu a capo di una fiorente bottega, dove passò anche un artista quale Leonardo. In scultura risentì degli influssi di Donatello e del Pollaiolo, che personalizzò con un tipico modulo chiaroscurale. L'opera più vecchia e conosciuta del Verrocchio è il Monumento funerario di Piero e Giovanni de' Medici (1470-73) in S. Lorenzo a Firenze, unico nel suo genere per il carattere astratto della composizione, ove non compare alcuna figura facra. Il monumento equestre a Bartolomeo Colleoni (1479-88, Venezia, campo dei SS. Giovanni e Paolo) è considerato il suo capolavoro per la forza eroica trasmessa nel volto del grande condottiero. Altre opere di rilievo: David (prima del 1476, Firenze, Museo nazionale del Bargello); Dama delle primule (ca 1480); Incredulità di S. Tommaso (1476-83, Firenze, chiesa di Orsanmichele).
Luca Signorelli
Luca Signorelli (Cortona, Arezzo, ca 1445-1523) fu allievo di Piero della Francesca ed ebbe grande influenza nell'evoluzione stilistica del Quattrocento fiorentino. Subì l'influenza del Verrocchio e del Pollaiolo a Firenze. Terminò a Roma, nella cappella Sistina, un affresco del Perugino e ne eseguì due, di cui resta La morte di Mosè (1481-82). Tra il 1499 e il 1503 realizzò quello che si ritiene essere il suo capolavoro, ovvero il ciclo di affreschi nella Cappella di S. Brizio nel Duomo di Orvieto, con I fatti dell'Anticristo, Gli Eletti, I Dannati, La resurrezione della carne e il Giudizio Universale. In queste opere si notano i segni della crisi aperta dal Savonarola, che sono soprattutto evidenti nelle scene del Giudizio Universale, ove la drammaticità di una massa brulicante di figure, abilmente disegnate e potentemente modellate, mostra la padronanza stilistica conquistata dal pittore nell'anatomia, nel movimento, nella luce e nello spazio, in un monumentale insieme compositivo. Altre sue opere intense sono: La flagellazione (Milano, Brera) e Cristo sorretto dagli angeli (Cortona, S. Girolamo).