Altre interpretazioni del cubismo
Oltre alle due grandi figure di Picasso e Braque, altri artisti aderirono alle esperienze cubiste.
Fernand Léger (1881-1955), partito con una pittura ispirata all'impressionismo e ai fauves, approdò al cubismo (Donna in blu, 1912, Basilea, Kunsthaus; Contrasti di forme, 1913, Filadelphia, Museum of Modern Art). Rappresentò in prevalenza oggetti in movimento nello spazio e con la sua tavolozza che accosta colori squillanti e lividi rappresentò i simboli della civiltà meccanica e il dramma della civiltà industriale (Il meccanico, 1920, Parigi, Galerie L. Carré; La città, 1919-20, Filadelfia, Museum of Modern Art). Dei suoi numerosi scritti si ricordano L'estetica della macchina (1923) e Il colore nell'architettura (1946).
Nella scultura cubista il francese Henri Laurens (1885-1954) realizzò numerosi bassorilievi policromi (Donna col ventaglio, Parigi, Museo Nazionale d'Arte Moderna); un altro francese Raymond Duchamp-Villon (1876-1918) interpretò il cubismo come un'aggregazione di parti meccaniche (Il cavallo,1914, Parigi, Galleria Louis Caré). Inoltre lo scultore russo Aleksandr Archipenko (1887-1964) aderì per breve tempo al cubismo, dal quale assimilò i procedimenti di scomposizione dell'oggetto (Testa, 1914, e Boxeurs, 1914).
Il cubismo orfico di Delaunay
Con il termine "cubismo orfico" o orfismo il poeta e critico francese Guillaume Apollinaire definì lo stile pittorico di Robert Delaunay (Parigi 1885 - Montpellier 1941) che approdò, mediante la scomposizione prismatica del colore, all'astrazione della forma. La ricerca di Delaunay verso una pittura "pura", basata sul movimento e sulla luce, passò dalle fondamentali opere del periodo sperimentale (Cattedrale di Saint-Séverin e La Torre Eiffel, 1910-11, Filadelfia, Museum of Art) a quelle più propriamente orfiche: la serie di Finestre simultanee (1911, Parigi, collezione privata; 1912, New York, Guggenheim Museum) e il primo Disco simultaneo (1913, New York, Museum of Modern Art) in cui il colore dissolve i volumi in sequenze di ritmi cromatici e in un vorticoso e geometrizzante turbinio. Sensibili alla ricerca astratta dell'orfismo furono anche gli artisti del Blaue Reiter, in particolare P. Klee, e Marcel Duchamp, che, superando il cubismo, approdò a una composizione dinamica in cui il mezzo cromatico ha la preminenza sulla forma.