Le molte facce della dipendenza da internet

Pietro Scurti, autore di "Internet Addiction Disorder. Social, emozioni e identità alternative", fa luce sull'Internet Addiction Disorder: ecco quali sono le cause, i sintomi e i rischi negli adolescenti e negli adulti

La dipendenza da Internet (Internet Addiction Disorder – IAD) è un fenomeno complesso che negli ultimi anni è scivolato sempre più al centro del dibattito pubblico tra tecnoscettici e normalizzatori. Al di là dell'essere pro o contro l'uso delle tecnologie e dei suoi dispositivi, ciò che attira l'attenzione di terapeuti delle patologie da dipendenza è il manifestarsi di comportamenti eccessivi e incontrollati, all'origini di stati d'ansia, depressione, solitudine, bassa autostima e difficoltà a gestire lo stress.

L'argomento è stato ampiamente trattato da Pietro Scurti, psicologo psicoterapeuta, nonché autore del volume autore di Internet Addiction Disorder. Social, emozioni e identità alternative (FrancoAngeli). Facciamo chiarezza sul fenomeno della dipendenza da internet.

Le principali dipendenze da Internet

«Sebbene non riconosciute ancora nei manuali statistici delle patologie (ICD e DSM), le dipendenze da internet costituiscono ormai de facto una realtà clinica trasversale a tutti gli esseri umani», spiega Scurti. Contando su un bacino di internauti che varia tra i 5 e i 6 miliardi di utenti, sembra abbastanza naturale ipotizzare che nei prossimi anni si sviluppi un ricorso agli esperti per trattare le internet addiction come patologie. Oggi ci si limita a trattare attacchi di panico, ansia, sintomi ossessivi e depressione. 

«Lungi dal demonizzare l’evoluzione tecnologica, ci riferiamo qui a tutte quelle condotte di franca matrice addicted che, attraverso la funzione della rete, lentamente e progressivamente, perseguono una dissoluzione di sè stessi. Furono gli studi di Kimberly Young a definire le principali dipendenze legate all’utilizzo disfunzionale della rete: Net compulsion (comportamenti compulsivi della rete virtuale), cyber sex (dipendenza cyber-sessuale), cyber relation addiction (dipendenza dalle relazioni virtuali), information overload (dipendenza da ricerca di informazioni) e gaming (dipendenza da gioco on-line e/o offline)». 

«Tra queste, il gaming è indubbiamente quello più legato a fasce d’età giovanili, mentre cybersex e cyber-relation sembrano essere ad appannaggio degli adulti. L’information overload, invece, sembra essere trasversale a tutte le fasce d’età, consentendo un pericoloso assorbimento del soggetto nel momento in cui utilizza la rete per cercare informazioni e per poi “risvegliarsi” in navigazione rimuovendo completamente dalla propria coscienza il motivo per cui si era connesso». 

«Un discorso a parte meritano le dipendenze da social network, che attraggono varie fasce d’età e propongono risposte identitarie a seconda delle esigenze dell'utente. La costruzione di un’immagine di sé alternativa al vero costituisce l’elemento basico su cui i social propongono la fidelizzazione dell’utente». 

La dipendenza da Internet durante l'adolescenza

«Sebbene le richieste di aiuto, da un punto di vista clinico, non arrivino all’esperto in maniera chiara e definita per ciò che riguarda le dipendenze da internet, sempre più spesso al terapeuta si presentano adolescenti con sintomi che potremmo definire di “copertura” della dipendenza tecnologica sottostante: ansia, attacchi di panico, stati depressivi, FOMO (fear of missing out, ovvero paura di essere tagliati fuori dalla rete), compulsioni e pensieri ossessivi legati a internet. Essi sono la porta d’ingresso che si apre sul mondo interiore di queste giovani generazioni. Talvolta, è anche il sistema d’allarme che chiede al soggetto di cambiare uno stile di vita improntato ad un’esistenza virtuale». 

«Alcuni sintomi sono legati maggiormente alla vita relazionale dei soggetti quando essi sono “offline”. Mi riferisco alla qualità del tempo speso per attività e passioni reali, che è drasticamente mortificato dal parallelo aumento del tempo speso in esistenze online. Gli insuccessi scolastici, l’abbandono di attività sportive, il declino della qualità lavorativa, sia per i giovani che per gli adulti, rappresentano gli elementi sintomatici che dovrebbero allertare il soggetto nel suo sistema familiare, al fine di proporre una risistemazione delle soggettive priorità di vita». 

«Altri elementi che possono indicare una sintomatologia silenziosa e sottile, sia negli adulti che negli adolescenti, è costituita dal ritiro sociale e dalla qualità della comunicazione che, nei casi più gravi, diventa estremamente focalizzata e centrata su ciò che accade in rete».

La dipendenza da Internet negli adulti

L’enorme diffusione su scala mondiale di internet costituisce un ostacolo imponente al riconoscimento della disfunzionalità nel suo utilizzo da parte dell’utilizzatore. Questa considerazione rende difficile una richiesta d’aiuto da parte degli adulti implicati. 

«È solo quando si creano condizioni psicologiche, ansia immotivata, veri e propri attacchi di panico in assenza di segnale telefonico, tempo esorbitante trascorso davanti al mezzo tecnologico, che i soggetti adulti possano sospettare in prima persona che il loro rapporto con Internet si stia colorando di sfumature patologiche». 

«Il secondo passo va dal riconoscimento all’accettazione che il rapporto con la rete è effettivamente pericoloso e non più socialmente funzionale (ricreativo, lavorativo, ecc…). Saranno quindi i segnali ansiosi o angosciati o depressivi a destare la preoccupazione nel soggetto o in chi, intorno a lui, si è accorto di questi cambiamenti a fare in modo di chiedere aiuto a degli esperti». 

I rischi e le conseguenze dell'internet addiction

«Negli adolescenti i sintomi relativi al ritiro sociale e alla difficoltà di istaurare autentiche relazioni emotive possono già rappresentare anche i maggiori pericoli per la loro corretta funzionalità nel mondo reale. Il massiccio ritiro dalle interazioni concrete e la proiezione di sé stessi in un mondo virtuale possono appunto costituire quel reale pericolo di costruzione di una personalità alternativa a quella che si andrebbe a sviluppare nelle quotidiane dinamiche coi coetanei». 

«Per quanto riguarda gli adulti il pericolo maggiore è costituito dall’abbassamento della qualità del tempo dedicato alle attività lavorative e dalla possibilità che, un uso massiccio della rete, provochi un deterioramento progressivo della comunicazione intrafamiliare». 

«Bisogna rimarcare che ovviamente i pericoli di un uso disfunzionale di internet possano sovrapporsi nelle fasce adolescenziali e adulte. La principale differenza sta che nei primi incontriamo personalità in formazione per cui gli effetti patologici possono andarsi ad incastrare nello sviluppo cognitivo e affettivo del giovane. Nel secondo caso personalità già formate possono evidenziare o amplificare aspetti della propria indole fino ad allora silenti: aggressività, perversione, ritiro sociale». 

Come si cura la dipendenza da internet

Per combattere la dipendenza da internet è prima di tutto necessario riconoscerla. 

«È l’imperativo a cui gli operatori esperti in relazioni di aiuto non possono venir meno. I mezzi tecnologici in continua espansione rendono questo compito molto arduo. Cionondimeno tenersi al passo o almeno avere una seppur frugale conoscenza di Internet, della rete e dei social permette di introdursi in maniera credibile nella relazione di aiuto che questi soggetti richiedono». 

«Da una ricerca da noi condotta è emerso, in linea con altri studi scientifici effettuati in varie parti del mondo, che gli adolescenti più a rischio di sviluppare una dipendenza da Internet mostrano alti livelli di alessitimia - la difficoltà a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni - e che ulteriori fattori predisponenti alla dipendenza sono costituiti dagli stili relazionali: stili famigliari coattivi,  improntati cioè alla censura anche forzata del mezzo tecnologico, generano dinamiche trasgressive negli adolescenti che sfociano in un aumento del tempo trascorso navigando in rete. Viceversa, uno stile genitoriale improntato al dialogo e all’interazione e che concretamente vede i genitori impegnati con il proprio figli adolescente nell’utilizzo consapevole della rete costituisce un fattore decisamente protettivo dallo sviluppare una dipendenza da internet». 

«Questi esempi ricollocano in un quadro di senso completamente nuovo gli interventi di psicologi, insegnanti e operatori in genere rispetto alla formulazione di programmi e percorsi di prevenzione. Essi quindi per essere autenticamente impattanti al fenomeno non possono tenere fuori dal loro target i sistemi familiari invece di concentrarsi essenzialmente sugli individui adolescenti». 

«Per quanto riguarda gli adulti, combattere la dipendenza da internet significa trovare non tanto o non solo le cause che hanno generato una lenta e progressiva assimilazione al mondo virtuale quanto più di tutto trovare il perché smettere, cioè andando a riempire di senso e soddisfazione profonda la propria quotidianità attraverso quella attività che restituiscono ai soggetti una ritrovata relazione con il proprio corpo (sport, hobbies, ecc…) e con le relazioni significative (amici, interessi, passioni)».

Stefania Leo

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