La storia della cremazione: dall'antichità ai giorni nostri
Dall'Antica Roma alle rive del Gange, fino ad arrivare ai funerali con cremazione italiani. Tutto quello che c'è da sapere sulla cremazione.
In alcune aree del mondo, in particolare nel subcontinente indiano e in Estremo Oriente, è la regola anziché l’eccezione. Ma ormai la cremazione è decisamente diffusa anche in Italia, scelta nel 29% dei casi. Questa pratica, molto antica, viene realizzata in apposite strutture autorizzate ed è disciplinata rigidamente dalla nostra legge.
La cremazione in Asia
In Giappone il tasso di cremazione sfiora il 100%, in Nepal arriva al 95%, mentre in Corea del Sud supera il 90%. Nell’immaginario collettivo, il Paese-simbolo di questa pratica rimane però l’India (84%): a Varanasi, sulle rive del Gange, ogni giorno vengono cremati più di 250 defunti, in un lungo rituale che non conosce pause, 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Ma appunto è in tutta l’Asia che la cremazione, molto diffusa, si è mantenuta pressoché inalterata da millenni: tante antiche culture ritenevano che il fuoco fosse un agente di purificazione, in grado di illuminare il passaggio dei morti nell’altro mondo, impedendone il ritorno in quello dei vivi.
Citata anche nell’Iliade
In Europa e in Medio Oriente la cremazione è stata praticata almeno fin dal Neolitico, in base alle credenze religiose delle diverse civiltà. Com’è noto, gli Antichi Egizi imbalsamavano i loro morti: l’intera loro teologia, basata sulla trasmigrazione dell’anima, vietava la cremazione. Fenici e Ittiti, invece, praticavano sia l’inumazione che l’incinerazione. Vietata dallo zoroastrismo, la pratica era pressoché sconosciuta ai Persiani, mentre i Greci la riservavano alle figure più importanti. Nell’Iliade viene citata la cremazione di Patroclo, morto nello scontro con Ettore: «Del Pelíde al comando obbedïenti/Con larghi sprazzi di vermiglio bacco/Di tutto il rogo ei spensero alla prima/Le vive brage, e giù cadde profonda La cenere. Adunâr quindi piangendo/Del mansueto eroe le candid’ossa;/Le composer nell’urna avvolte in doppio Adipe, e dentro il padiglion deposte, Di sottil lino le coprîr».
La pratica nell’Antica Roma
Per quanto riguarda l’Antica Roma, l’inumazione è sempre stata più praticata rispetto alla cremazione, che ha comunque goduto di un certo “successo”, se così si può definire, in età repubblicana: i resti venivano raccolti in urne di terracotta, che potevano essere poi interrate o tumulate all’interno di colombari. Ad ogni modo, essendo più costosa rispetto alla semplice sepoltura, la cremazione era riservata ai cittadini più abbienti. Con la diffusione del Cristianesimo, la pratica dell’incinerazione nell'impero romano decadde a favore della sepoltura: i primi fedeli, provenienti da famiglie giudaiche, avevano conservato l'uso ebraico che prediligeva la sepoltura nella nuda terra.
Cosa dice la Chiesa
Per tutto il Medioevo, e anche dopo, la cremazione è rimasta rara in Europa. Scoraggiata, ma mai proibita dalla Chiesa, che anzi la “incoraggiava” in casi di guerre o pestilenza, quando la sepoltura dei corpi costituiva un vero problema: durante l'epidemia di peste nera del 1656, a Napoli in una sola settimana furono bruciati i corpi di 60mila vittime. In epoca illuminista, la cremazione diventò la voce dell’ateismo. Ma il Vaticano, in realtà, non ha mai affermato che tale pratica fosse incompatibile con l’immortalità delle anime. Questo concetto è stato ribadito nel documento “Ad resurgendum cum Christo”, pubblicato nel 2016 con l’approvazione di Papa Francesco, in cui la Chiesa ha sottolineato la legittimità della pratica crematoria, purché non venga scelta «come negazione dei dogmi cristiani o con animo settario o per odio contro la religione cattolica».
La cremazione oggi in Italia
In Italia il primo forno moderno fu installato nel Cimitero Monumentale di Milano per la cremazione dell’imprenditore Alberto Keller, che era deceduto due anni prima lasciando nel testamento questa richiesta e i soldi per realizzarla. E ancora oggi è la Lombardia a “trainare” l’incinerazione: in questa regione viene effettuato il 21% delle cremazioni a livello nazionale. Seguono Piemonte (14,5%) ed Emilia-Romagna (13%).
Come avviene la cremazione
La cremazione avviene in appositi forni, al cui interno la temperatura si aggira attorno ai 950°. Il processo dura un’ora e mezza: il tempo varia comunque a seconda della bara scelta e del corpo del defunto, che non viene interamente ridotto in cenere in questa parte del processo. Dopo un passaggio in un setaccio a vibrazione, rimangono infatti integri dei frammenti ossei molto friabili, che poi gli operatori provvedono a ridurre in vera e propria polvere.
Dispersione e conservazione delle ceneri
Non si può assistere alla cremazione. Però, come stabilito dalla legge 130/2001, si possono disperdere le ceneri, oppure conservarle in un luogo diverso dal cimitero. La dispersione può essere effettuata in spazi aperti (mare, bosco, montagna, campagna), in aree private o in spazi riservati all'interno degli stessi cimiteri (i cosiddetti "Giardini delle Rimembranze"). È invece tassativamente vietata all'interno dei centri urbani. È inoltre possibile tenere l'urna in casa: è necessario che vi sia riportato il nome della persona defunta e che venga conservata in luogo stabile, protetto da possibili asportazioni, aperture o rotture accidentali.
Il costo di un funerale con cremazione
Attualmente, i prezzi cremazione si aggirano intorno ai 500 euro. Ma questa cifra comprende solo l’incinerazione in sé, non tutto ciò che viene prima e dopo. Carro funebre, vestizione, bara, fiori, urna: oltre alla tariffa del forno crematorio, ci sono altre spese da sostenere in occasione di un funerale con cremazione, il cui costo oscilla generalmente tra 1.800 e 2.200 euro. Dagli uomini ai loro amici a quattro zampe, la cremazione degli animali, sempre più praticata, è un processo quasi del tutto analogo a quello riservato agli esseri umani, con l’unica differenza che richiede un lasso di tempo leggermente inferiore.