La rivoluzione francese spiegata in modo semplice

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Dagli Stati Generali all’ascesa di Napoleone. Date, protagonisti e fatti di un periodo durato un decennio, che ha cambiato la storia.

La presa della Bastiglia e la ghigliottina: un evento e un oggetto, diventati simboli della Rivoluzione Francese. Che, in realtà, la spiegano davvero poco: stiamo infatti parlando di un lungo periodo di sconvolgimento sociale, politico e culturale, durato un decennio, in cui si sono susseguite numerose fasi, spesso cruente, che hanno cambiato la storia transalpina. E non solo. Ecco la Rivoluzione Francese spiegata in modo semplice.

Rivoluzione francese: date e contesto storico

La Rivoluzione Francese, che nella storiografia viene considerata lo spartiacque tra età moderna e contemporanea, inizia il 5 maggio 1789 termina il 9 novembre 1899. Comincia cioè con gli Stati Generali convocati dal re Luigi XVI e finisce con la presa del potere da parte di Napoleone Bonaparte.

Luigi XVI

Quando scoppia la Rivoluzione Francese il re è Luigi XVI: sul trono dal 1874 verrà deposto nel 1892 e ghigliottinato l’anno successivo, per aver cospirato contro la libertà della nazione. Rimane di fatto ultimo vero sovrano assoluto per diritto divino.

Perché scoppia la rivoluzione

Alla base della Rivoluzione Francese c’è, essenzialmente, il malcontento della popolazione. La Francia, a seguito della Rivoluzione Americana, è finita sull’orlo della bancarotta. Alla crisi economica si aggiungono pessimi raccolti ed epidemie del bestiame. I contadini fanno la fame, mentre nelle città il prezzo del pane è schizzato alle stelle. Il cosiddetto Terzo Stato, ovvero il 98% della popolazione francese, è inoltre stanco dei soprusi e dei privilegi degli altri due ceti (nobiltà e clero), che non sono tenuti a pagare le tasse. A spingere verso il cambiamento ci sono inoltre l’inadeguatezza del sovrano e gli ideali dell’illuminismo. La miccia esplode nel 1789.

La prima fase della rivoluzione francese

La miccia esplode nel 1789, in occasione degli Stati Generali convocati dal sovrano Luigi XVI.

Gli Stati Generali

Allo scopo di introdurre un pacchetto di riforme finanziarie molto avanzate, mirate a eliminare alcuni privilegi di nobiltà e clero, Luigi XVI convoca gli Stati Generali alla reggia di Versailles. L’evento non si verifica dal 1604: nella Francia prerivoluzionaria, gli Stati Generali sono l’assemblea che riunisce i rappresentanti dei tre ordini (o stati) che costituiscono la società. Prima dell’incontro, il Terzo Stato chiede una rappresentazione più equa (ovvero un voto “per testa” e non “per Stato”): quando inizia l’assemblea, la situazione è già tesa. Il 17 giugno, il Terzo Stato si riunisce autonomamente, assumendo formalmente il nome di Assemblea Nazionale: tre giorni dopo, nella sala della pallacorda, i membri giurano solennemente di non disperdersi finché non arriverà una riforma costituzionale.

L'assemblea costituente

Curiosamente, a proporre la sala della pallacorda come luogo di riunione è stato il medico e deputato Joseph-Ignace Guillotin, da cui prenderà poi il nome la ghigliottina. Nel giro di una settimana, all’Assemblea Nazionale si uniscono molti membri del clero e quasi 50 nobili. A Luigi XVI non resta altro che riconoscere l’assorbimento di tutti e tre gli ordini in un’unica nuova assemblea. Gli Stati Generali non esistono più, sostituiti dall’Assemblea Nazionale Costituente.

La presa della Bastiglia

Nel frattempo, per le strade di Parigi si sono già verificati i primi episodi di violenza, compiuti dai cittadini che temono un colpo di Stato militare. Particolarmente attivi sono i sanculotti, ovvero gli appartenenti agli strati più popolari della società parigina, chiamati così perché portano i pantaloni lunghi al posto delle culottes. Il 14 luglio 1789 si verifica il più famoso episodio della Rivoluzione Francese: in cerca di munizioni e polvere da sparo, il popolo di Parigi assalta la fortezza della Bastiglia, simbolo dell’Ancien Régime che, occasionalmente utilizzata come carcere, detiene al momento dell’insurrezione solo sette prigionieri.

La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, poi la prima Costituzione

Il clima di tensione dalle città arriva alle campagne: i contadini, in rivolta dopo anni sfruttamento, assaltano le abitazioni degli esattori delle tasse e dei proprietari terrieri, nel cosiddetto periodo della Grande paura. Il 4 agosto, l’Assemblea Costituente adotta la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, che condanna la monarchia assoluta e abolisce il feudalesimo. Circa due anni dopo, il 4 settembre 1791, viene approvata la prima Carta Costituzionale, che sancisce la separazione dei tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario).

La monarchia costituzionale: cosa cambia

La Costituzione riflette alcune tra le posizioni più moderate dell’Assemblea Costituzionale. Con essa nasce un sistema di monarchia parlamentare costituzionale, con separazione dei poteri: quello esecutivo rimane al sovrano, quello legislativo è prerogativa dell'Assemblea elettiva, quello giudiziario resta indipendente, con elettività della carica. Il popolo, sostanzialmente, rimane escluso dai momenti decisionali. Prevista inizialmente per un termine di dieci anni, la prima Costituzione durerà molto meno.

La seconda fase: da monarchia a Repubblica

Nella seconda fase della Rivoluzione Francese, durante la quale finisce sul patibolo il re Luigi XVI, c’è il passaggio dalla monarchia alla Repubblica.

I club dell’Assemblea Legislativa

Durante la Rivoluzone nascono i cosiddetti “club”, organizzazioni politiche antenate degli odierni partiti, che prendono il nome dai conventi di Parigi utilizzati come sedi per le riunioni. Sono loro a “spartirsi” i seggi dell’Assemblea Legislativa, che a settembre del 1791 sostituisce la Costituente. I 260 più moderati, monarchici, appartengono e formano la destra. La sinistra, meno numerosa, è invece costituita da deputati membri del club dei Giacobini e dei Cordiglieri. Al centro, i restanti deputati formano la cosiddetta “Palude”. Nell’aprile del 1792 l’Assemblea Legislativa, che ha sostituito la Costituente, dichiara guerra all’Austria e alla Prussia.

La Convenzione Nazionale e la Repubblica

Nel frattempo è però cresciuta l’insoddisfazione delle frange rivoluzionarie più radicali, rappresentate da pensatori come Robespierre e Danton. Nell’agosto del 1792, rivoltosi giacobini assaltano la residenza reale di Parigi, arrestando Luigi XVI e tutta la sua famiglia. Sospeso il re delle sue funzioni, viene costituita una nuova assemblea, che prende il nome di Costituzione Nazionale, che il 25 settembre proclama l’abolizione della monarchia e la nascita della Repubblica Francese. Con essa, viene adottato anche il calendario rivoluzionario francese.

La fine di Luigi XVI e di Maria Antonietta

Luigi XVI viene condannato a morte per alto tradimento: sia lui che sua moglie, Maria Antonietta, finiscono al patibolo. Il sovrano viene giustiziato il 21 gennaio 1793, mentre il 16 ottobre è eseguita la condanna a morte della consorte, sempre con la ghigliottina.

Giacobini contro Girondini e seconda Costituzione

Tra le due esecuzioni, nel giugno del 1793 i Giacobini assumono il controllo della Convenzione Nazionale, estromettendo i più moderati Girondini. Il gruppo, che ha tra i suoi esponenti Maximilien de Robespierre, vara la Costituzione francese del 1793, detta Costituzione montagnarda o giacobina.

Terza fase: il Terrore

Con l’approvazione della legge dei sospetti, a settembre del 1793 ha inizio il regime del Terrore, un periodo di dieci mesi in cui verranno giustiziati alla ghigliottina migliaia di oppositori (o presunti tali) del regime, compreso il giacobino Georges-Jacques Danton.

La fine di Robespierre

Il responsabile di molte condanne è Robespierre, che è a capo del Comitato di Salute Pubblica, ovvero l’organo governativo composto dai maggiori rivoluzionari francesi e creato dalla Convenzione Nazionale: il 28 luglio 1794, in seguito al Colpo di Stato del 9 termidoro, finisce anche lui ghigliottinato. Con la morte di Robespierre termina anche il Terrore e, nel corso del 1795, durante il cosiddetto Terrore Bianco, sui giacobini si abbatte soprattutto nelle province la vendetta di coloro che desiderano un ritorno alla monarchia.

La terza Costituzione

Il 22 agosto del 1795 la Convenzione Nazionale, composta per la stragrande maggioranza da Girondini sopravvissuti al Terrore, approva una nuova costituzione, la terza varata in epoca rivoluzionaria, stavolta bicamerale. Il potere esecutivo passa nelle mani del Direttorio, composto da cinque membri scelti dal parlamento. Le proteste degli oppositori vengono soffocate dall’esercito, in cui inizia a emergere un giovane generale di successo, il corso Napoleone Bonaparte.

Napoleone prende il potere, è la fine della Rivoluzione

Il Direttorio governa per quattro anni, tra crisi finanziaria, insoddisfazione popolare, inefficienza burocratica e corruzione. Con il Colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799), Napoleone Bonaparte prende il potere e, tramite una nuova Costituzione, istituisce il regime politico del Consolato. L’evento è generalmente considerato come la fine della Rivoluzione Francese e l’inizio dell’Età Napoleonica.

Matteo Innocenti