Lessico

sm. [sec. XVII; dal latino Vulcānus, nome del dio del fuoco].

1) Apertura della crosta terrestre attraverso la quale fuoriescono nel corso di un'eruzione gas, vapori e materiali fusi solidi (trattato ampiamente in seguito).

2) In varie loc. fig.: dormire sopra un vulcano, di chi si trova in una situazione apparentemente tranquilla ma che invece nasconde pericoli molto gravi; essere un vulcano, avere una fantasia molto fervida, essere dotato di grande dinamismo; avere la testa come un vulcano, agitata da un tumulto di idee.

3) Altro nome della Vanessa atalanta.

Geologia: generalità

L'effetto dell'eruzione può consistere, quando prevale l'attività esplosiva, nell'asportazione di materiale roccioso preesistente, ma più comunemente si verifica attorno all'apertura l'accumulo di materiale proveniente dal profondo. Tale accumulo viene detto propriamente edificio vulcanico, ma nell'uso comune lo si indica semplicemente come vulcano. Come già accennato, sono però vulcani anche le depressioni e gli sprofondamenti dovuti ad attività vulcanica prevalentemente esplosiva, come diatremi, Maar e fosse d'esplosione; le forme vulcaniche sprovviste di apparato esterno sono dette vulcani negativi o vulcani embrionali. I vulcani caratterizzati da attività di brevissima durata, dell'ordine di pochi anni, sono detti vulcani effimeri. Il complesso degli elementi componenti un vulcano è detto apparato vulcanico; questo risulta formato da un focolare (anche detto focolaio o serbatoio o camera) magmatico, da un camino o condotto vulcanico, con eventuali ramificazioni e terminante in superficie con il cratere, ed eventualmente dall'edificio vulcanico superficiale, o apparato vulcanico esterno. I vulcani possono essere sia subaerei sia sottomarini: questi ultimi, assai diffusi, cominciano a formarsi solitamente in corrispondenza delle zone di frattura tra zolle in allontanamento, ossia in margine alle dorsali oceaniche. In caso di forti emissioni di materiale lavico il vulcano sottomarino può crescere abbastanza da emergere dalla superficie dell'acqua: si forma così un'isola vulcanica. Dato però che la crosta invecchiando tende a sprofondare, tali isole, se il graduale sprofondamento non viene compensato da nuove effusioni laviche per riduzione dell'attività vulcanica o per sua completa estinzione (il che di norma avviene allorché la crosta ha raggiunto un'età di 20-30 milioni di anni) vengono inevitabilmente sommerse. Le montagne sottomarine a sommità spianata non sono che antiche isole vulcaniche successivamente sommerse: note come guyot, si incontrano prevalentemente nelle aree oceaniche dove la crosta ha un'età superiore ai 30 milioni di anni.

Geologia: classificazione

I vulcani possono essere variamente classificati . Se si prende in considerazione il condotto vulcanico si dicono vulcani a condotto centrale quelli alimentati da un camino vulcanico semplice, isolato, subcilindrico, dotato eventualmente di ramificazioni che portano a crateri avventizi; vulcani lineari quelli la cui attività eruttiva si manifesta attraverso una fessura o una serie di condotti vulcanici allineati lungo una frattura; vulcani areali quelli in cui l'effusione di lava avviene in corrispondenza dell'affioramento, su un'area piuttosto estesa, di una massa magmatica profonda per fusione, erosione o crollo della volta della cavità che la contiene. I vulcani del primo tipo generano rilievi vulcanici dalla classica forma conica; esempi di vulcani lineari sono il vulcano tabulare, detto anche a copertura basaltica, plateau basaltici o trappo, mentre tra i rari vulcani dovuti a eruzioni areali rientrano i laccoliti di eruzione. I vulcani dovuti a una o più eruzioni dello stesso tipo si dicono semplici (od omogenei) mentre quelli dovuti a più eruzioni aventi caratteristiche diverse tra loro, a causa di mutamenti nella composizione del materiale magmatico sopravvenuti tra un'eruzione e l'altra e manifestatisi attraverso condotti diversi, si dicono composti (o compositi). Un vulcano semplice se generato nel corso di un'unica eruzione si dice monogenico, mentre se è il risultato del ripetersi di più eruzioni è detto poligenico. In base al materiale costitutivo e alla conseguente forma dell'edificio vulcanico i vulcani vengono distinti in vulcani di lava, misti e di materiali piroclastici. I vulcani di lava sono costituiti completamente o in prevalenza da colate laviche di cui sono un esempio, tra i vulcani a condotto centrale, i vulcani a scudo o aspiti, caratterizzati da edificio vulcanico conico molto piatto formato da lave assai fluide e distinti nei tipi hawaiano (di dimensioni gigantesche) e islandese (noto anche come dyngia, molto più piccolo) e tra i vulcani lineari, le coperture basaltiche. I vulcani misti sono composti oltre che da lave anche da materiali piroclastici in notevole quantità; classici vulcani di questo tipo sono gli strato-vulcani, costituiti dalla sovrapposizione di banchi di materiale piroclastico e di colate laviche. Secondo il rapporto tra piroclastiti e colate si distinguono strato-vulcani con colate laviche predominanti, strato-vulcani con quantità più o meno equivalenti di materiale dei due tipi e strato-vulcani con predominanza di materiale piroclastico. Quest'ultimo tipo è dovuto a eruzioni di magmi viscosi ed è assai diffuso; spesso il cono è formato quasi esclusivamente da letti di pomici, ceneri e tufi depositati da nubi ardenti e lahar, mentre nei crateri si formano cupole di ristagno e protrusioni solide. I vulcani di materiali piroclastici sono dovuti ad attività vulcanica di tipo molto esplosivo; ne sono esempi i coni e i bastioni di pomici e di tufi e i Maar. Prodotto della deposizione di nubi ardenti traboccanti nel corso di eruzioni lineari sono le coperture ignimbritiche; le coperture ialoclastitiche sono invece il prodotto del raffreddamento di colate laviche sottomarine. I vulcani compositi si distinguono in normali, nei quali (come nel caso dell'Etna ) vulcani di materiali piroclastici si sovrappongono a vulcani misti, i quali si sovrappongono a loro volta a vulcani di lava, con attività esplosiva tardiva rispetto a quella effusiva in conseguenza di un'evoluzione normale del magma, da basico ad acido; a ricorrenza, nei quali si sovrappongono ritmicamente strutture vulcaniche diverse, legate al ripetersi di cicli di attività vulcanica: sarebbero testimonianza di un'evoluzione del magma non continuo, ma con ritorno a stadi più antichi, da cui poi riprenderebbe la normale evoluzione; a successione inversa, nei quali avviene l'inverso di quanto si verifica nei vulcani compositi normali: è il caso per esempio del Vesuvio, in cui vulcani misti sono sovrapposti a vulcani di materiali piroclastici con cupole di ristagno. Gli edifici vulcanici possono essere sventrati da esplosioni o sprofondare più o meno completamente nella camera magmatica sottostante per crollo della volta di quest'ultima. La depressione conseguente al collasso dell'edificio vulcanico è detta caldera; se successivamente, in seguito a ripresa dell'attività vulcanica, si forma all'interno della caldera un nuovo edificio vulcanico, l'intera struttura è detta vulcano a recinto. Il termine vulcano viene anche utilizzato per indicare delle altre strutture vulcaniche, che non siano il vero e proprio edificio o fenomeno in senso stretto. Così si parla di vulcano di fango per indicare una pozza di fango in genere solforosa, ribollente per la risalita di emanazioni gassose di origine vulcanica, che presenta piccoli coni e crateri prodotti dal fango allontanato dai condotti di emissione dei gas; vulcano embrionale, vulcano che non ha originato un edificio, ma consiste soltanto di un condotto vulcanico.

Geologia: vulcani attivi

Un vulcano di cui siano note manifestazioni eruttive in tempo storico è detto attivo, altrimenti è considerato spento. Tra i vulcani attivi quelli temporaneamente inattivi si dicono quiescenti. Limitatamente a quelli subaerei si conoscono ca. 700 vulcani attivi di cui il 60% è concentrato attorno all'Oceano Pacifico a formare la cosiddetta "cintura di fuoco circumpacifica". Questi vulcani circumpacifici (116 tra Curili e Giappone, 123 dalle Filippine fino alla Nuova Zelanda, 80 nelle Americhe e 107 in Alaska, Aleutine e Kamčatka) sono caratterizzati da attività di tipo esplosivo; dello stesso tipo sono i 108 vulcani attivi dell'Indonesia, i due del Caucaso, quelli mediterranei (Santorino, Etna, Stromboli, Vulcano e Vesuvio) e gli otto delle Piccole Antille. Tutti questi vulcani sono situati in regioni orogeniche, mentre nelle zone corrispondenti ai margini di zolle contigue in allontanamento si incontrano vulcani essenzialmente effusivi; questi sono così distribuiti: 23 nelle Hawaii e in altre isole del centro Pacifico, 70 in isole degli oceani Atlantico e Indiano e infine una cinquantina lungo le grandi fosse africane.

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