propagazióne
sf. [sec. XIV; da propagare]. Il propagare o il propagarsi, diffusione; anche fig.: propagazione di una dottrina. § In botanica, tipo di moltiplicazione vegetativa che si realizza mediante il distacco dalla pianta madre di organi appositi, come rizomi (mughetto), tuberi (patata), radici tuberizzate (dalia), stoloni (fragola), o anche di semplici parti delle piante stessa, come per esempionelle piante grasse, ecc. In agricoltura si pratica la propagazione artificiale con l'impiego di talee, margotte o propaggini. § In fisica, in generale, il ripetersi della perturbazione in un mezzo dovuta a una sorgente nello spazio circostante, dopo un determinato tempo, per effetto di un fenomeno ondulatorio. L'andamento temporale della perturbazione ripetuta è simile a quello della perturbazione che si ha alla sorgente. Se la perturbazione è di tipo meccanico ed elastico, la propagazione non può avvenire in assenza di un mezzo materiale; l'esempio più comune è costituito dalla propagazione del suono. Se la perturbazione è di tipo elettromagnetico, come nel caso della luce e delle radioonde, il mezzo può essere il vuoto. Nel caso di onde sinusoidali è detta velocità di propagazione la velocità con la quale si propaga ciascun fronte d'onda. Per la propagazione ionosferica delle onde elettromagnetiche vedi ionosfera.