pantotènico

agg. (pl. m. -ci) [dal greco pántothen, dappertutto, con riferimento alla diffusione in natura]. Acido pantotenico, composto chimico del gruppo delle vitamine B, la cui molecola deriva dalla condensazione di una molecola di β-alanina e di una di acido β, β-dimetil-α, γ-diidrossibutirrico:

È largamente diffuso in natura, sia in forma libera sia combinato con la mercaptoetanolammina (pantoteina). L'acido pantotenico viene sintetizzato dalle piante verdi e da varie specie di microrganismi. Gli animali superiori devono assumerlo già formato dall'esterno, anche se in parte esso è prodotto dai batteri della flora intestinale. Nell'uomo una dieta ricca di caseina riduce il fabbisogno di acido pantotenico. Le funzioni metaboliche dell'acido pantotenico sono numerose: nel fegato esso reagisce con tre molecole di ATP formando coenzima A; come tale interviene nel ciclo di Krebs, nella demolizione degli acidi grassi, nella sintesi dei fosfatidi, del colesterolo e degli ormoni steroidi, nella sintesi delle porfirine e di alcuni amminoacidi (prolina, acido glutammico), nei processi di acetilazione e di decarbossilazione di vari composti endogeni ed esogeni. Data la distribuzione ubiquitaria dell'acido pantotenico i disturbi carenziali si verificano in genere per difettoso assorbimento intestinale della vitamina o in seguito all'assunzione di inibitori (antivitamine). Negli stati di carenza si osservano alterazioni a carico della pelle e degli annessi cutanei, con ridotta pigmentazione dei peli e delle piume negli uccelli. Negli stadi avanzati compaiono disturbi a carico del sistema nervoso, determinati da fenomeni degenerativi dei nervi periferici, dei gangli e delle radici posteriori del midollo. In alcune specie animali (per esempio il cane) il deficit di acido pantotenico provoca anche degenerazione grassa del fegato, alterazioni a carico del tubo digerente, arresto della crescita e una ridotta sintesi di anticorpi. Ciò farebbe pensare all'intervento dell'acido pantotenico nella sintesi delle proteine.