lisciviazióne
Indicesf. [sec. XX; da lisciviare].
1) Nell'industria del legno, operazione con la quale si sottopone il legno al vapor d'acqua allo scopo di ammorbidirlo, facilitando le operazioni di tranciatura e sfogliatura, per la fabbricazione dei compensati, di piegatura evitando la formazione di fessure; di scurire, in determinati legni, la tinta naturale; di liberarlo da sostanze che favoriscono l'attacco di funghi e insetti.
2) Processo chimico-fisico che provoca l'allontanamento, a opera delle acque di infiltrazione sotterranea, delle sostanze solubili – o divenute tali a seguito di alterazione chimica – contenute nell'orizzonte più superficiale (o eluviale) del suolo vegetale.
3) Nell'industria chimica, operazione di asportazione di un soluto da un solido (estrazione) tramite un solvente. La lisciviazione si riferisce in genere a processi discontinui, mentre l'estrazione con solventi propriamente detta è applicata a processi continui, pur basandosi ambedue i tipi di operazione sugli stessi principi chimico-fisici (vedi estrazione).
4) Nella metallurgia estrattiva, reazione di attacco del minerale con un'opportuna soluzione (liscivia), al fine di ottenere una buona concentrazione di minerale utile, partendo da minerali poveri. Si realizza nel lisciviatore, vasca di cemento o di ferro rivestita con materiale plastico, nella quale si porta in intimo contatto il minerale e la soluzione di attacco, p. es. mediante agitazione meccanica. Una recente tecnica, già impiegata con buoni risultati industriali per la concentrazione di taluni minerali metalliferi è la lisciviazione batterica. È un tipico trattamento microbiologico, risultante dall'azione di particolari microrganismi, che facilitano la solubilizzazione di alcuni metalli o radicali, intervenendo nei processi di ossidazione e di riduzione, in quanto trovano nella sostanza minerale una sorgente di elementi utili al loro metabolismo e/o producendo sostanze organiche complessanti, catalizzatrici di reazioni di solubilizzazione.