ballata
IndiceLessico
Sf. [sec. XIII; dal provenzale balada].
1) Giro di ballo, di danza.
2) Componimento poetico e/o musicale, colto o popolare.
3) Piatto di maiolica di epoca rinascimentale a forma concava, con ampi bordi decorati da temi musicali e versi scritti su quaderni aperti. Veniva usato per offrire paste e confetti alle dame durante i balli.
Folclore
La ballata è un tipo di canzone narrativa monodica, con o senza strumenti, comune in Europa e nelle aree colonizzate dagli Europei. Come indica il nome, in origine era associata al ballo. Narra un singolo evento, spesso tragico, descrivendone solo i fatti, sintetizzati con bruschi salti di tempo e luogo; i personaggi sono convezionali, e gli ambienti restano nel vago. Vi ricorrono frasi stereotipate, spesso ripetute con piccole varianti a sorpresa (ripetizione incrementale). Le fonti scritte più antiche sono del sec. XII, ma il genere dev'essere ancora più antico. Vi sono ballate di argomento magico-pagano, ballate eroiche, storiche (su personaggi leggendari), romanzesche (su tragedie amorose e familiari) e, più rare, ballate religiose, ballate sul mondo animale e ballate in forma di indovinello. La geografia della ballata rivela alcune grandi aree omogenee: scandinava, anglo-scozzese, germanica, romanza, balcanica, slava, granderussa. Secondo A. Lloyd, l'idea centrale di una ballata rivela il tipo di società che la esprime; dunque le ballate magiche, comuni nell'Est europeo, e rivelatrici di un pensiero precristiano, sarebbero più arcaiche. Ciascuna ballata è un'opera poetico-musicale di cultura orale. Non è “creazione collettiva” di un popolo, come si è creduto, bensì opera di un singolo, anonimo, poi rielaborata da altri, sempre per trasmissione orale, tanto da giungerci spesso in numerose varianti. A volte su uno stesso testo si cantano differenti melodie, e viceversa. Con l'invenzione della stampa, le ballate presero a circolare anche su fogli volanti (broadside), cui nel sec. XX si sono aggiunti il disco e la radio. Il termine ballata è in uso anche nella poesia e nella musica colta, a indicare generi o derivanti dalla ballata popolare, o ad essa liberamente ispirati.
Letteratura: in Italia
La ballata di origine popolare, apparsa prima a Firenze e a Bologna intorno alla metà del sec. XIII, fu perfezionata e assunta a forma letteraria dai poeti stilnovisti e dal Petrarca, che ne fissarono la struttura metrica: una ripresa iniziale di pochi versi, che veniva ripetuta come un ritornello, dopo ciascuna delle strofe, chiamate stanze, generalmente in numero di quattro, divise ciascuna in due mutazioni uguali per versi e rime, secondo lo schema seguente:
In questo schema la volta si riattacca alle mutazioni con la prima rima, al ritornello con l'ultima, è di misura uguale all'insieme delle mutazioni e ripete la struttura del ritornello. Il ballo tondo si svolgeva con un intero giro di danza a destra durante la ripresa, mezzo giro a sinistra alla prima mutazione, mezzo di nuovo a destra alla seconda e uno intero a sinistra durante la volta. Così alla fine di ogni stanza tutte le danzatrici si ritrovavano al punto di partenza, per riprendere di lì il nuovo giro da sinistra a destra. Come poesia danzata, musicata e cantata, la ballata ebbe la sua massima fioritura nel Quattrocento. Nel secolo successivo ebbe ancora vita come puro componimento letterario, e solo come tale riebbe qualche onore nel sec. XIX a opera di poeti che se ne compiacquero come di un'elegante rievocazione metrica: G. Carducci, S. Ferrari, G. Marradi, G. Pascoli, G. D'Annunzio, Berchet, Prati.
Letteratura: in Francia
In Francia, dove passò dalla Provenza verso il 1250, la ballata ebbe struttura e storia differenti. E. Deschamps espose nel suo Art de dicter (1392) le regole di versificazione di questo genere poetico. Per regola, la ballata francese antica (ballade) si compone di tre sole strofe e di un congedo (envoi), pari a una semistrofa. Uguale, a mo' di ritornello (refrain), l'ultimo verso di ogni strofa e dell'envoi. Tra i molti cultori ricordiamo A. Chartier, C. Marot e soprattutto F. Villon. Decaduta al tempo della Pléiade, ricomparve sotto Luigi XIV: La Fontaine ne pubblicò in gran numero. Nell'Ottocento, la scuola parnassiana, attratta dalle difficoltà metriche della ballata, la valorizzò: ricordiamo le Trente-six ballades joyeuses di T. de Banville e le Sept ballades de bonne foi di F. Coppée. Nelle sue Ballades françaises, pubblicate a partire dal 1897, P. Fort si distaccò dalla linea tradizionale, avvicinandosi sovente alla canzone popolare, mentre una forma più lirica che narrativa si ritrova nelle Complaintes (1885) di Laforgue, nella Chanson du malaimé (1910) di G. Apollinaire e in alcune composizioni di L. Aragon. Alla ballata romantica si rifanno anche Hugo e Banville.
Letteratura: in altri Paesi europei
La ballata incominciò a fiorire nel sec. XII e raggiunse il suo apogeo fra la metà del sec. XV e la metà del XVI. Nel 1765 T. Percy pubblicò una raccolta di antiche ballate inglesi e scozzesi (Reliques of Ancient English Poetry) che segnò la riscoperta moderna della ballata: a essa si ispirò il tedesco G. A. Bürger per la sua Lenore (1773), con la quale nacque la ballata romantica, diversa da quella antica per il suo carattere narrativo o epico-lirico anziché strettamente lirico, e per la sua mancanza di regolarità metrica. Il nome della ballata romantica è legato a Goethe, Schiller, Uhland, Chamisso, Platen, Heine in Germania; a Scott, Wordsworth, Coleridge, Byron, Shelley, Keats in Inghilterra.
Musica
In Italia un genere di componimento colto detto ballata ebbe grande fortuna nel sec. XIV. Tale ballata italiana non va confusa con la ballade francese perché deriva se mai dal virelai, con cui ha in comune la posizione del refrain posto al principio di ogni strofa e chiamato ripresa. Nei testi musicali a noi pervenuti non rimane nulla dell'originario carattere di canzone a ballo. La maggior parte delle composizioni sono polifoniche, ma non mancano esempi monodici (per esempio tra le laude in forma di ballata). Il genere conosce il suo momento di splendore con l'Ars nova italiana, in particolare con Francesco Landini. § In Germania la ballata è una forma poetica che ha le sue lontane origini nella ballad popolare inglese, di carattere narrativo e di argomento storico e fantastico. Tra i compositori romantici che musicarono testi di ballate ricordiamo Schubert e J. K. Loewe (ma non ne mancano esempi nel sec. XX: Debussy, Schönberg, Prokofev). Il termine è usato nei sec. XIX e XX anche per indicare una composizione strumentale, specialmente pianistica, in qualche modo legata alla suggestione poetica della ballata. Ne sono esempio le ballate di Chopin, Liszt e Brahms.