ballad
s. inglese Equivale all'italiano ballata. In Gran Bretagna è documentata fin dal sec. XIV, e vanta un ricco corpus di testi, tra cui il ciclo delle ballads su Robin Hood, e quello delle border ballads, sulle guerre di confine anglo-scozzesi. Come forma poetico-musicale colta tocca il suo apice sotto Enrico VIII, autore egli stesso di una celebre Kynges ballade. Tuttavia, già all'epoca di Elisabetta I essa viene ritenuta in decadenza, e nel sec. XVII riconfluisce nel folclore (country dance). Nel 1723-25 viene pubblicata a Londra una Collection of old ballads, la prima del genere, che segna la riscoperta di tale repertorio, e l'avvio della sua raccolta sistematica. Nel frattempo la ballad viene trapiantata dai coloni britannici nel Nuovo Mondo, dove diviene il grande bacino di scambio con il folclore nero (melodie dei minstrels, blues): entra nel repertorio dei cantori neri, e ne riceve in cambio l'uso del banjo, e talora l'adattamento di tempi 3/4 e 6/8 a 2/4. Nel jazz, il termine ballad non ha a che fare con la ballad folclorica. Indica un brano non blues eseguito a tempo molto lento.