apicoltura o apicultura

Indice

Lessico

sf. [sec. XIX; da ape+-coltura]. Attività che concerne l'allevamento delle api e la raccolta del miele.

Produzione del miele

L'utilità delle api è riconosciuta fin dai tempi più remoti; allora ci si preoccupava di raccogliere il miele, oggi, oltre a tale raccolta, si utilizza la cera e l'ape favorisce l'impollinazione incrociata delle piante trasportando il polline. Anticamente l'uomo raccoglieva il miele dalla cavità degli alberi dove le api avevano eretto le loro dimore, oggi l'allevamento si pratica utilizzando arnie e seguendo metodi empirici, semirazionali o razionali. Le arnie vengono realizzate secondo le necessità dell'attività delle api e della produzione. Le più semplici sono quelle costruite con cassette o con un tronco di albero cavo (bugno), con un coperchio nella parte superiore, con telai fissi e con fori nella parte inferiore che permettano l'uscita e l'entrata delle api. Nell'allevamento semirazionale i telai sono mobili per un facile prelievo del miele e della cera. L'arnia consigliata dagli esperti è quella dell'americano Dadant-Blatt, a forma cubica e formata da due casse sovrapposte, uguali in lunghezza e larghezza (45×45 cm), e alte rispettivamente 30 cm quella inferiore e 15 cm quella superiore. Entrambe portano 12 telaini (43×30 cm) e sono destinate, quella inferiore (detta nido), a contenere i favi del nido, quella superiore i favi del melario. Quando uno sciame entra in una nuova arnia le api operaie si mettono al lavoro per costruire i favi, celle a base di prisma esagonale. Tuttavia, per evitare che si consumi troppo miele si immettono nell'arnia anche favi stampati costruiti con fogli cerei. Il miele viene raccolto in giugno quando è maturo; i favi si tolgono nelle ore in cui le api sono fuori oppure quest'ultime vengono rese più mansuete con l'uso dell'affumicatore. Quindi il prodotto, che si raccoglie nello smielatore, viene filtrato per la depurazione. Dal momento che il miele risente della provenienza del nettare, per ottenerne una migliore qualità, le arnie vanno situate in una zona ricca di piante nettarifere. Tra quelle che al miele danno maggior pregio sono: le Leguminose foraggere (lupinelle, trifogli, sulla), le Crocifere (colza, salvia, lavanda), le Composite (per esempio il girasole), ma anche il pesco, il susino, il pero, il melo, ecc. § I primi nemici degli alveari sono insetti come le tarme, i lepidotteri, le formiche, i pidocchi. Tra le malattie delle api ricordiamo la peste che è la più grave e frequente: è dovuta a un germe (Bacillus larvae) molto resistente che ha una diffusione normalmente lenta ma estesa per cui, una volta comparsa, diventa difficile combatterla. Il miele prodotto da api infette è ritenuto veicolo di propagazione della malattia, talché gli allevatori, che ne acquistano talvolta di qualità inferiore per nutrire le api nel periodo invernale, devono accertarsi della bontà del prodotto. Di notevole gravità è inoltre l'avvelenamento causato dall'uso indiscriminato di pesticidi irrorati sulle piante nettarifere, che può colpire le api in modo anche grave determinando la distruzione di interi alveari.

Diritto

Nel diritto italiano i R. D. n. 2079 del 23 ottobre 1925 e n. 614 del 17 marzo 1927 enunciano le norme atte ad assicurare un'efficace profilassi sanitaria essendo le api soggette a malattie estremamente contagiose. In caso di fuga dello sciame, il proprietario di api ha diritto a inseguirle sul fondo altrui, purché paghi i danni arrecati; se però non le insegue entro due giorni dalla loro fuga, le api diventano proprietà del padrone del fondo in cui si trovano (Codice Civile, art. 924).

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